Il successo improvviso di Chappell Roan
La cantante pop nota tra le altre cose per i suoi travestimenti fa musica dal 2015 ma quest'anno ha raggiunto un nuovo livello di fama, e non se lo sta vivendo molto bene
Chappell Roan è una delle popstar più in vista del momento, quanto meno negli Stati Uniti e in altri paesi anglofoni, e lo è diventata all’improvviso, benché faccia musica dal 2015. All’inizio dell’anno su Spotify, la principale piattaforma di streaming musicale al mondo, aveva poco più di un milione di ascoltatori mensili e a metà agosto ha superato i 40 milioni. Fino a quest’anno nessuna delle sue canzoni era mai finita nella classifica di Billboard Hot 100, la più citata e importante della musica statunitense: questa settimana ce ne sono sette, una delle quali al sesto posto su 100, prima di qualsiasi canzone di Billie Eilish, Charli XCX o Taylor Swift, tra le popstar i cui nuovi album sono stati più ascoltati quest’anno.
Della fama improvvisa di Roan si sta parlando in questi giorni perché, sul proprio profilo TikTok da tre milioni di follower, ha pubblicato due video per parlare dei problemi che sta avendo con i fan che la incontrano e la fermano per strada. «Se vedeste una donna a caso per strada, le urlereste dietro dal finestrino dell’auto?», «andreste da una donna a caso per chiederle di fare una foto con voi, e vi arrabbiereste se lei vi dicesse di no?», «la seguireste in giro?» ha chiesto rivolgendosi direttamente ai propri fan. È una reazione piuttosto schietta per una cantante diventata famosa da poco, da cui ci si aspetterebbero toni più concilianti, ma fa parte del personaggio di Roan, che per molti versi non è una popstar convenzionale.
Al successo recente di Roan hanno contribuito sia i social network che la sua fortissima presenza scenica, accompagnata da canzoni dalle sonorità quasi anni Ottanta, comparate sia a Kate Bush che alla Lady Gaga degli inizi. Roan, che in Italia come da anni accade con le principali giovani popstar statunitensi è ancora poco conosciuta, è un personaggio bizzarro e stravagante: si presenta sul palco con trucco pesante e travestimenti anche piuttosto complessi, che descrive come performance di una drag queen, ovvero quelle persone, solitamente uomini, che indossano abiti e trucco che estremizzano alcuni tratti stereotipati della femminilità come performance artistica.
Questo e il fatto che lei sia lesbica e canti canzoni che esprimono in modo esplicito e spesso gioioso la sua attrazione per le donne e i suoi rapporti con loro ha contribuito a farne un personaggio molto amato dalla comunità LGBTQ+ statunitense. Per diventare il personaggio che è oggi ci ha messo però del tempo.
“Chappell Roan” è un nome d’arte: Chappell era il cognome di suo nonno, mentre “roan”, che è il nome di una razza di cavallo, viene da “The Strawberry Roan” di Marty Robbins, la canzone preferita del nonno in questione. Lei in realtà si chiama Kayleigh Rose Amstutz, è nata nel febbraio del 1998 e ha passato gran parte della sua vita, fino alla tarda adolescenza, a Willard, una cittadina di circa seimila abitanti nel sud del Missouri, nel Midwest degli Stati Uniti. Ha raccontato di aver vissuto con la famiglia, molto cristiana e conservatrice, in un campeggio per roulotte per tutta l’infanzia: secondo varie interviste, andava in chiesa tre volte alla settimana, d’estate frequentava campi estivi dove le attività principali erano pregare e leggere la Bibbia, e le venne insegnato che «essere gay è una cosa cattiva, un peccato».
Iniziò a suonare il pianoforte quando aveva dieci anni, e all’inizio delle scuole superiori prese a pubblicare cover di canzoni che amava sul suo profilo YouTube: nel 2015 venne ingaggiata dall’etichetta discografica Atlantic Records, per cui lavorano anche musicisti come Ed Sheeran, i Coldplay e Bruno Mars. Le canzoni dei suoi primi anni sono lente e malinconiche: riflettevano il genere di pop femminile sottotono che andava in quel periodo, incarnato molto bene da cantanti come Lorde, Billie Eilish e Phoebe Bridgers. «Era pop davvero oscuro e angosciante, piuttosto noioso», ha detto Roan in un’intervista.
I suoi interessi e le sue fonti d’ispirazione cambiarono quando si trasferì a Los Angeles per la prima volta nel 2018, a vent’anni. «Mi era stato detto che era una città demoniaca, che ci vivevano solo satanisti. Ma quando sono arrivata a West Hollywood, mi ha aperto gli occhi sul fatto che le mie paure non erano sempre fondate, specialmente quelle che riguardavano la comunità queer. Andare nei club gay le prime volte per me fu quasi un’esperienza spirituale», ha raccontato.
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La prima canzone ad assomigliare al genere di musica che fa oggi – molto più ritmata ed energetica, con ritornelli memorabili e testi sfacciati – fu “Pink Pony Club”, pubblicata nell’aprile del 2020 e prodotta insieme a Dan Nigro, che sarebbe poi diventato famoso in quanto principale collaboratore della popstar Olivia Rodrigo. Era una canzone che parlava di una ragazza che scappa dalla sua cittadina nel Midwest per andare a fare la spogliarellista in un locale queer di West Hollywood: uscita mentre gran parte del mondo era costretta a casa per ridurre i contagi da coronavirus, venne sostanzialmente ignorata dal grande pubblico.
Atlantic la licenziò pochi mesi dopo, dicendosi poco contenta del cambio di stile di Roan e dei risultati commerciali delle sue nuove canzoni, e lei si trovò a fare una serie di lavoretti per potersi permettere di rimanere a Los Angeles: cameriera in un negozio di ciambelle, babysitter, assistente alla produzione di serie tv. Si diede un anno per vedere se riusciva a far funzionare la carriera musicale prima di decidersi, eventualmente, ad andare all’università.
Nel frattempo le era stato diagnosticato il disturbo bipolare. Pubblicava video della sua vita quotidiana su TikTok senza preoccuparsi del fatto di condividere cose molto intime, talvolta imbarazzanti: negli anni seguenti ha parlato del fatto che cercare di ottenere una certa popolarità sul social network peggiorò senza dubbio il suo stato di salute mentale.
Nel 2021 tornò a fare musica insieme a Dan Nigro, che la ingaggiò per la sua etichetta discografica Amusement Records, un imprint di Island Records. Tra il 2022 e il 2023 lavorarono insieme a una serie di singoli che sarebbero poi finiti in The Rise and Fall of a Midwest Princess, album uscito nel settembre del 2023. A quel punto era popolare tra una nicchia nutrita ma comunque piccola di fan e organizzava concerti a tema (come “slumber party kissing” o “goth, grunge and glitter”), chiedendo ai partecipanti di seguire certe regole d’abbigliamento. «Penso che alla gente piaccia fare festa e che il mio progetto musicale assomigli a una festa», ha spiegato. «E penso che la gente voglia solo essere felice, riflettere, cantare, ballare, vestirsi e sentirsi libera. [La mia musica] offre alle persone l’opportunità di esprimersi senza sentirsi giudicata e la libertà di scoprire sé stesse nello stesso modo in cui permette a me di scoprire me stessa».
La sua fama crebbe davvero però solo tra febbraio e aprile di quest’anno, quando Roan si unì a Olivia Rodrigo – una delle giovani cantanti pop più in vista del settore musicale statunitense – come musicista d’apertura del suo tour GUTS per 24 date da decine di migliaia di persone a serata. Per settimane, le persone che partecipavano ai concerti di Rodrigo ne uscivano pubblicando su TikTok spesso anche video di Roan consigliando a tutti gli appassionati di pop di ascoltarla.
Poco dopo, il 21 marzo, uscì il video del concerto che Roan aveva fatto per gli ascoltatori della radio statunitense NPR per i Tiny Desk Concerts, una serie di performance dal vivo seguita da anni da un grande numero di appassionati, principalmente su YouTube. In quel video indossa un vestitino rosa, una parrucca rossa, una tiara, un fondotinta bianco, un ombretto blu glitterato, sopracciglia sottilissime e il rossetto rosa spalmato sui denti. Da allora 6 milioni di persone hanno visto quel video.
«Sono proprio le sue performance a “convertire” le persone in suoi fan. Vederla dal vivo ti fa venire voglia di sapere di più su di lei», ha detto al Washington Post la professoressa di marketing musicale Kristin Lieb. «È sia un viaggio che una performance, a cavallo tra un drag show, un concerto e una sessione di karaoke». Quasi sempre quando Roan è sul palco, infatti, dietro di lei appaiono i testi delle sue canzoni, in modo da permettere alle persone che non li conoscono bene di poter cantare comunque insieme a lei. Una delle canzoni che sono sempre in scaletta, “Hot to go”, è pensata apposta per incitare una partecipazione del pubblico: Roan ha detto di averla scritta tenendo a mente canzoni iconiche come YMCA e la Macarena, e dal palco prende sempre qualche minuto per insegnare la coreografia al pubblico.
Sono effettivamente le performance dal vivo degli ultimi mesi che hanno attirato così tanta attenzione nei suoi confronti. Il 5 aprile è uscito “Good Luck, Babe!”, il suo singolo più recente, nonché la prima delle sue canzoni a finire nella classifica di Billboard. È narrata dal punto di vista di una ragazza che esce con un’altra ragazza che però fatica ad accettare la propria attrazione per le donne e cerca quindi di forzare la propria eterosessualità, ed è considerata una delle “canzoni dell’estate” più amate di quest’anno.
Poco dopo, Roan ha cominciato a esibirsi ad alcuni dei festival più grandi degli Stati Uniti: il 12 e il 19 aprile ha suonato al Coachella, in un palco minore sotto a un capannone che già a quel punto era troppo piccolo per contenere le persone che erano curiose di sentirla.
Il 9 giugno ha suonato al Governors Ball di New York vestendosi come la Statua della Libertà e raccontando sul palco che la Casa Bianca l’aveva invitata a suonare a Washington per il mese della visibilità LGBTQ+, ma lei si era rifiutata come protesta nei confronti delle decisioni dell’amministrazione di Joe Biden in politica estera. Il 20 luglio ha suonato nel programma televisivo The Tonight Show Starring Jimmy Fallon, seguito solitamente da milioni di spettatori. Anche in quel caso era vestita e truccata in modo molto eccentrico.
L’1 agosto si è esibita al Lollapalooza di Chicago davanti a una folla enorme: si è presentata vestita come una lottatrice messicana e si è definita, come fa ormai sempre ai suoi concerti, «your favourite artists’ favourite artist» («l’artista preferita dei tuoi artisti preferiti», così come la drag queen Sasha Colby si definisce «la drag queen preferita delle tue drag queen preferite»). Gli organizzatori del festival hanno detto che ha attirato il più grande numero di spettatori per un concerto diurno nei suoi trent’anni di storia. Tra loro, migliaia indossavano i cappelli da cowboy rosa glitterati che i suoi primi fan hanno cominciato a indossare ai tempi di “Pink Pony Club”.
«Probabilmente non è una coincidenza che l’America si sia innamorata di Chappell Roan nello stesso periodo in cui i drag show vengono criminalizzati. Mentre i politici Repubblicani descrivono le drag queen come mostri che mettono in pericolo i bambini, Roan ringrazia il drag per aver salvato una ragazzina triste, per la gioia che porta, per il meraviglioso atto creativo che è», scrive la giornalista musicale Constance Grady su Vox.
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«Il senso di comunità che Roan ha rapidamente costruito attorno a sé ha un po’ a che fare con il desiderio post-pandemico di riconnettersi al mondo reale, ma ha ancora più a che fare con il fatto che è la prima grande artista pop a raggiungere una celebrità di questo livello da persona apertamente queer, invece di fare coming out quando era già celebre», ha scritto invece il critico Mikael Wood sul Los Angeles Times.
Per la precisione, negli ultimi anni nella scena pop statunitense sono comparse varie altre donne fin da subito apertamente lesbiche o bisessuali, dalla band Muna a Renée Rapp e Janelle Monáe: Roan è però senza dubbio una delle più famose tra le esponenti della scena del cosiddetto «pop lesbico». Sui social network, per esempio, tantissime donne lesbiche o bisessuali hanno notato che gli algoritmi di raccomandazione dei contenuti hanno cominciato a mostrare Chappell Roan poco dopo lo scioglimento delle Boygenius, band rock femminile e queer che negli Stati Uniti aveva ottenuto moltissima attenzione dopo l’uscita del loro album the record, l’anno scorso.
Da un punto di vista personale, Kayleigh Rose Amstutz ha sottolineato che il personaggio di Chappell Roan le ha permesso di esplorare un lato di sé che ha represso molto a lungo: fino ai 22 anni è stata soltanto con ragazzi, e pensava che l’attrazione per le ragazze fosse una cosa passeggera. Indossa spesso trucco bianco che ricorda il mascherone di un clown «perché è così che i ragazzi di campagna della mia cittadina chiamavano i gay: clown». Ma, soprattutto, Amstutz dice che «avere una versione drag di me stessa separa molto bene la mia vita pubblica e quella privata», permettendole di essere molto più esplicita, insolente e divertente di quanto lei non si senta di persona.
Ciononostante, la velocità con cui ha raggiunto questo livello di notorietà dopo anni di fama molto modesta le sta creando qualche problema. A giugno ha interrotto un concerto, si è messa a piangere sul palco e poi ha detto al pubblico: «Oggi mi sento un po’ strana perché la mia carriera sta avanzando molto velocemente ed è davvero difficile stare al passo. È tutto ciò che ho sempre voluto, ma è pesante a volte, credo». In un’intervista con l’attore comico Bowen Yang sulla rivista Interview pubblicata il 19 agosto è tornata a parlare del tema, dicendo che «è tutto molto strano e molto difficile. Nelle ultime otto settimane la mia intera vita è cambiata, ed è tutto molto intenso da un punto di vista emotivo perché non sto solo cantando canzoni pop: tutto ciò che faccio è visto come scelta politica perché sono lesbica».
Roan ha detto però di essere molto riconoscente per il sostegno che molte altre donne del settore pop statunitense le hanno mostrato negli ultimi mesi. Di recente, per esempio, la cantante Adele ha interrotto uno dei propri concerti per dire che ultimamente ascolta solo Chappell Roan: «ho sentito che è un po’ spaventata dalla velocità con cui è diventata così famosa», ha detto la cantante, che in passato ha più volte parlato a sua volta del peso di essere persone da cui milioni di persone si aspettano qualcosa. «Volevo dirle di fare quello che deve fare, ma che per me resta fenomenale».
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