Perdere, e vincere, il Tour de France per quattro secondi
Cioè il minor margine in oltre un secolo: è successo all’olandese Demi Vollering e alla polacca Kasia Niewiadoma, che ha vinto la più importante corsa ciclistica al mondo dopo un'ultima tappa entusiasmante
Il Tour de France Femmes, la versione femminile della più importante corsa ciclistica al mondo, era iniziato il 12 agosto ed è finito ieri, domenica 18 agosto, sull’Alpe d’Huez, una delle salite simbolo del ciclismo e della sua storia. Lo ha vinto la ciclista polacca Kasia Niewiadoma con quattro secondi di vantaggio sull’olandese Demi Vollering, vincitrice un anno fa e considerata grande favorita anche quest’anno. Mai prima d’ora nella storia del Tour de France – anche quello maschile, che esiste da 121 anni – la corsa era stata vinta con un margine così piccolo.
Soprattutto, Niewiadoma ha vinto il Tour de France dopo un’ultima tappa entusiasmante e per lei estenuante, dopo che Vollering l’aveva attaccata e staccata nella penultima salita della corsa, e nonostante sia arrivata quarta al traguardo con oltre un minuto di ritardo da Vollering, vincitrice di tappa sull’Alpe d’Huez. Dopo decine di chilometri concitati, intriganti e pieni di evoluzioni tattiche e complicazioni fisiche e psicologiche, Niewiadoma è riuscita a conservare il piccolissimo vantaggio che le ha permesso di vincere la corsa più importante della sua carriera.
«È stata una delle migliori tappe che mai vi capiterà di vedere», ha scritto il Guardian. Un concetto simile, con un po’ meno sintesi, lo ha espresso Giovanni Valenzasca sul sito di settore Cicloweb: «Provate a chiudere gli occhi e a immaginare il finale perfetto per una tappa di montagna che conclude una corsa a tappe, considerando riconoscibilità dei luoghi, situazione di partenza, livello delle contendenti, raggio dell’azione decisiva e grado di incertezza nel finale: ebbene, l’ultima tappa del Tour de France Femmes 2024 è stata ancora meglio di così».
Vollering ha 27 anni ed è probabilmente la migliore ciclista in attività: ha vinto 43 gare in carriera, comprese alcune tra le più importanti corse di un giorno, e al Tour de France Femmes – che nella sua versione attuale esiste da tre edizioni – arrivò seconda nel 2022 e prima nel 2023. Anche vista l’assenza dell’italiana Elisa Longo Borghini a causa di una caduta in allenamento, Vollering si era presentata al Tour de France femminile come principale favorita per la vittoria della classifica generale e nelle prime tappe della corsa (che a differenza della versione maschile ha 8 tappe anziché 21) aveva confermato i pronostici. Vollering aveva indossato la maglia gialla dopo aver vinto la terza tappa, una cronometro individuale, e nella quarta, con arrivo a Liegi, in Belgio, aveva incrementato il suo vantaggio sulle rivali (la maglia gialla spetta a chi, tappa dopo tappa, impiega meno tempo complessivo a completare il percorso).
A pochi chilometri dall’arrivo della quinta tappa, però, Vollering era rimasta coinvolta in una caduta arrivando al traguardo a più di un minuto dalle prime e finendo nona in classifica generale con oltre un minuto di ritardo dalla nuova atleta in maglia gialla: Katarzyna “Kasia” Niewiadoma.
Niewiadoma ha 29 anni e fino all’altro ieri era considerata un’eccellente ciclista, completa e combattiva, ma non una vincente. Aveva tanti piazzamenti e molti podi (compresi due terzi posti al Tour de France), ma poche vittorie importanti. Addirittura per quattro anni, dal 2019 al 2023, non aveva ottenuto nemmeno una vittoria di rilievo. Fino all’altro ieri il suo più importante successo in una corsa a tappe era stato nel 2017, quando aveva vinto il Women’s Tour, una corsa a tappe nel Regno Unito.
Nella sesta tappa di questo Tour de France il distacco tra Niewiadoma e Vollering era rimasto invariato; nella settima – con arrivo in salita su Le Grand-Bornand, nell’Alta Savoia – Vollering aveva guadagnato giusto quattro secondi grazie agli “abbuoni”, un po’ di secondi extra (da scalare al tempo complessivo in classifica generale) assegnati a chi termina la tappa nelle prime tre posizioni: 10 alla vincitrice di tappa, 6 alla seconda, 4 alla terza. Aveva così ridotto il suo svantaggio da 1 minuto e 19 secondi a un minuto e 15 secondi.
«Quattro secondi non sono niente», aveva detto Niewiadoma a fine tappa.
Restava però l’ottava e ultima tappa, 150 chilometri da Le Grand-Bornand all’Alpe d’Huez, con quasi 4mila metri di dislivello e tre difficili salite lungo il percorso: il Col de Tamié, il Col du Glandon (quasi 20 chilometri di lunghezza al 7,2 per cento di pendenza media) e poi il gran finale sull’Alpe d’Huez (13,8 chilometri con pendenza media oltre l’8 per cento). Esistono salite più lunghe e difficili, ma ce ne sono poche – forse nessuna – che per il ciclismo hanno l’importanza e la storia dell’Alpe d’Huez. Per questo, per l’attesa di un pressoché sicuro attacco di Vollering e per il fatto che le prime dieci in classifica generale erano separate da meno di un minuto e mezzo, c’erano tutti i motivi per aspettarsi una grande tappa. Ma ci voleva davvero parecchia fantasia per immaginarsela come poi è stata.
A tre chilometri dalla vetta del Col du Glandon e a più di 50 dall’arrivo, mentre il meteo peggiorava e la temperatura scendeva, Vollering ha attaccato e staccato Niewiadoma. L’unica che è riuscita a stare a ruota alla ciclista olandese è stata la connazionale Pauliena Rooijakkers, che in classifica aveva 1 minuto e 13 secondi di ritardo da Niewiadoma e, di conseguenza, 2 secondi di vantaggio su Vollering. Entrambe stavano puntando al bersaglio grosso: la vittoria del Tour de France Femmes.
Insieme, Rooijakkers e Vollering hanno scollinato il Col du Glandon e fatto la successiva discesa e il fondovalle verso l’inizio dell’Alpe d’Huez, guadagnando oltre un minuto sul gruppo di Niewiadoma, di fatto recuperando tutto lo svantaggio che entrambe avevano in classifica. Anche in virtù degli abbuoni che avrebbero potuto ottenere all’arrivo, ci sono stati momenti in cui entrambe erano “virtualmente” maglia gialla: vuol dire che se la corsa fosse finita lì, avrebbero vinto loro il Tour.
Dietro, Niewiadoma ha cercato di contenere il ritardo, gestire il ritmo e alimentarsi per recuperare energie da usare nella salita finale: «ho mangiato tutto quello che avevo nelle tasche» ha detto dopo l’arrivo.
Davanti, Rooijakkers e Vollering hanno collaborato per il comune obiettivo di guadagnare secondi sul gruppo di Niewiadoma, composto però anche da altre atlete a loro volta interessate a riprendere le due attaccanti. Poi, ormai certe di non essere più riprese dalle inseguitrici ma con un vantaggio forse non sufficiente a vincere il Tour, a pochi chilometri dall’arrivo, Rooijakkers e Vollering hanno iniziato a cercare di staccarsi a vicenda e a riuscirci è stata Vollering, che è arrivata prima al traguardo prendendosi i 10 secondi di abbuono. Per non perdere il Tour de France, Niewiadoma doveva quindi arrivare non più di 1 minuto e 5 secondi dopo Vollering. È arrivata, con una volata nelle ultime centinaia di metri, dopo 1 minuto e 1 secondo, vincendo così il Tour de France per quattro secondi.
Rooijakkers è arrivata terza in classifica generale, a 10 secondi da Niewiadoma, che intervistata dopo l’arrivo ha detto, tra le altre cose, di aver «odiato ogni momento» della salita finale sull’Alpe d’Huez.
Vollering e Niewiadoma hanno avuto la conferma di aver perso e di aver vinto il Tour de France per quattro secondi (su oltre 24 ore complessive di corsa) dopo il traguardo, sedute – in quanto esauste – sull’asfalto.
Vollering così:
Niewiadoma così: