Dove chiude tutto per la siesta

In Italia ma soprattutto in Spagna la tradizione di interrompere la giornata di lavoro per due o tre ore è ancora molto diffusa, e talvolta dibattuta

Serrande abbassate in pieno giorno in centro a Madrid (Oli Scarff/Getty Images)
Serrande abbassate in pieno giorno in centro a Madrid (Oli Scarff/Getty Images)
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In Italia, soprattutto fuori dalle grandi città, non è strano che d’estate i negozi, le banche, le farmacie e gli uffici pubblici siano chiusi dall’una alle quattro o anche alle cinque del pomeriggio. Avviene lo stesso anche in certe zone di paesi come Francia, Portogallo e Grecia e in alcuni paesi latinoamericani, ma è soprattutto un’abitudine molto radicata nella cultura spagnola, dove l’orario lavorativo è dilatato per permettere a molti lavoratori di fare una lunga pausa dopo pranzo.

È una cosa che coglie abbastanza di sorpresa turisti e lavoratori stranieri che sono abituati a una pausa pranzo di un’ora o poco più, e che rimangono spiazzati quando vedono le città vuote e le serrande dei locali abbassate dall’ora di pranzo fino a metà pomeriggio. Le ore di chiusura dei negozi corrispondono al momento generalmente associato alla siesta, cioè il tradizionale riposo pomeridiano, e alle ore più calde della giornata. Nel tempo questa pausa di metà giornata è stata spesso criticata e considerata una perdita di tempo, indice di pigrizia e poca voglia di lavorare, ma anche occasionalmente citata come soluzione efficace per adattarsi all’aumento delle temperature, anche in paesi in cui non è mai stata un’abitudine.

Per definire le ore di chiusura dei negozi che vanno dal pranzo a metà pomeriggio si parla di siesta, con riferimento appunto al riposo pomeridiano, che è una pratica comune in molti paesi dal clima caldo. Col tempo, con lo sviluppo dei centri abitati e con l’evoluzione dell’economia e del lavoro, il riposo dopo pranzo è diventato una pratica meno diffusa, ma l’abitudine di tenere chiusi i negozi e gli uffici pubblici è rimasta in molte zone, soprattutto quelle più calde e fuori dalle grandi città (dove viene mantenuta anche nei mesi più freddi, per abitudine).

In Spagna la siesta influisce molto sui ritmi quotidiani delle persone: la giornata inizia più o meno alle nove del mattino, ma spesso, soprattutto per i negozi, finisce dopo le otto di sera per recuperare le ore di chiusura a metà giornata. Visto che tutto si sposta in avanti di due ore, si cena spesso alle nove e mezza o anche alle dieci di sera, ed è considerato normale andare a letto tardi, o comunque più tardi che nel resto d’Europa.

Anche in Italia, soprattutto nel sud e nelle isole, la siesta è un’abitudine consolidata, a volte anche con riaperture alle cinque del pomeriggio. Qui, come anche in altre zone mediterranee, la chiusura dei negozi e di alcuni uffici si lega anche all’abitudine a considerare il pranzo come pasto principale della giornata e alla tradizione di passarlo a casa e in famiglia, cosa che si è persa invece nelle città.

In certe zone della Francia si parla di “sieste”, ma dura meno di quella spagnola, con i negozi che riaprono attorno alle 15:30, mentre nei piccoli centri e nelle isole della Grecia la pausa dura in media dalle 14 fino alle 16 o 17. Fuori dall’Europa la siesta si fa in alcuni paesi dell’America Latina che furono colonizzati dagli spagnoli come il Messico, l’Argentina e il Nicaragua.

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L’origine della siesta è dibattuta ma sembra risalire più all’Italia che alla Spagna. Sembra infatti che si facesse già ai tempi degli antichi romani: il suo nome deriva dal latino sexta, ovvero la sesta ora, che andava da mezzogiorno alle tre circa, e coincideva con l’ora del pranzo dopo il quale si era soliti riposare. Secondo alcune ricostruzioni cominciò ad affermarsi perché i contadini e gli allevatori si alzavano molto presto al mattino e nei mesi caldi avevano bisogno di fermarsi durante le ore in cui le temperature sono più alte, dall’una alle quattro, per poi riprendere a lavorare. Le migrazioni interne del Dopoguerra portarono poi molte persone che vivevano nelle campagne a trasferirsi nei centri abitati facendo diffondere questa abitudine.

Secondo altri si lega al fatto che durante la guerra civile spagnola molte persone dovevano fare due lavori per poter mantenere la famiglia, iniziavano presto al mattino e poi facevano altro nel pomeriggio, e inserivano una pausa di alcune ore tra il primo e il secondo per riposarsi e spostarsi.

Le strade vuote di Atene, in Grecia, a giugno (Oli Scarff/Getty Images)

In Spagna la pratica della chiusura delle attività per la siesta e tutto quello che comporta vengono spesso dibattuti a livello politico. È diventata celebre la storia di Ador, una cittadina in provincia di Valencia, in Spagna, dove nel 2015 il sindaco emanò un’ordinanza che imponeva a residenti e turisti di non fare rumore nelle ore della siesta per non disturbare le persone che si stavano riposando.

Una decina di anni fa, dopo la crisi finanziaria del 2008, la Spagna dovette affrontare una recessione particolarmente pesante e duratura e molti iniziarono ad associare questo fatto a una cattiva gestione degli orari di lavoro. Si era diffusa infatti l’idea che la lunga pausa pomeridiana potesse diminuire la produttività e rallentare l’economia. Attorno al 2016 l’allora primo ministro Mariano Rajoy valutò la possibilità di eliminare per legge la siesta per «allineare la Spagna al resto d’Europa». La sua proposta prevedeva che la pausa pranzo sarebbe durata molto meno e la giornata lavorativa sarebbe finita prima, ma non ha mai avuto seguito. Di recente la vice prima ministra e ministra del Lavoro Yolanda Diaz ha definito folle il fatto che in Spagna i ristoranti chiudano all’una di notte e le persone vadano a letto così tardi.

Negli ultimi anni però la siesta è stata citata anche come una possibile soluzione, in alcune occasioni, al problema dell’aumento delle temperature in estate. Nel 2023, un anno particolarmente caldo e siccitoso, il ministro della Salute tedesco aveva accennato all’ipotesi di introdurre una pausa pranzo più lunga anche in Germania solo durante l’estate per tutelare i lavoratori. Johannes Niessen, presidente della principale associazione nazionale dei medici tedeschi aveva dichiarato in un’intervista all’agenzia di stampa RND: «Dovremmo seguire le pratiche lavorative dei paesi del Sud durante il caldo. Alzarsi presto, lavorare in modo produttivo al mattino e fare una siesta a mezzogiorno». Nel Regno Unito invece nel 2021 – quando le temperature estive avevano raggiunto straordinariamente i 40 gradi – il National Trust  aveva adottato un nuovo orario di lavoro, anticipando l’inizio, posticipando la fine, e introducendo una siesta attorno all’ora di pranzo.

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