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  • Lunedì 19 agosto 2024

Restare competitivi in Serie A con pochi soldi e tanta fantasia

Il direttore sportivo del Verona Sean Sogliano continua a comprare calciatori sconosciuti da campionati minori in giro per il mondo, e funziona

Sean Sogliano, 53 anni, è tornato al Verona nel novembre del 2022 (Massimo Paolone/LaPresse)
Sean Sogliano, 53 anni, è tornato al Verona nel novembre del 2022 (Massimo Paolone/LaPresse)

Il risultato più sorprendente della prima giornata della Serie A maschile di calcio è stata senza dubbio la vittoria dell’Hellas Verona per 3-0 contro il Napoli: nella partita hanno segnato il capoverdiano Dailon Livramento e il colombiano Daniel Mosquera (doppietta), cioè due degli ultimi acquisti, arrivati in estate per 1,3 milioni di euro in totale, 600mila euro Livramento e 700mila Mosquera. Livramento è stato preso dall’MVV Maastricht, una squadra di seconda divisione olandese, mentre Mosquera è arrivato dalla squadra colombiana dell’América de Cali (anche se nell’ultima stagione aveva giocato in prestito all’Atlético Bucaramanga, dello stesso campionato). Entrambi hanno dimostrato ancora una volta l’inventiva e la competenza del direttore sportivo del Verona, cioè di colui che dirige il calciomercato della squadra: Sean Sogliano.

Gli highlights della vittoria del Verona contro il Napoli

Sogliano ha 53 anni, ha avuto una discreta carriera da calciatore, con 149 presenze in Serie A, ed è il direttore sportivo del Verona dall’autunno del 2022. In precedenza lo era già stato tra il 2012 e il 2015. Il suo primo incarico da dirigente fu quello di direttore sportivo del Varese, che nel 2004 era appena stato rifondato dopo il fallimento: con Sogliano, in sette anni il Varese passò dall’Eccellenza (la quinta serie) alla Serie B, arrivando addirittura a giocare i playoff per andare in Serie A nella stagione 2010-2011. Negli anni successivi Sogliano è stato al Palermo, al Verona, al Carpi, al Genoa, al Bari, al Padova e poi di nuovo al Verona, riuscendo quasi sempre a ottenere promozioni in serie superiori (o salvezze) con le sue squadre e a scoprire soprattutto all’estero calciatori semisconosciuti da valorizzare in Italia, spesso da campionati minori o molto minori.

Dal suo ritorno al Verona, Sogliano ha avuto bisogno di grande fantasia e intuizione per creare e ricreare una squadra competitiva per la Serie A: in ogni sessione di mercato infatti, invernale ed estiva, la società ha deciso di cambiare moltissimi calciatori, cedendo quasi tutti i migliori a prezzi molto superiori a quelli a cui erano stati comprati, e comprandone di nuovi da valorizzare e rivendere a loro volta con profitto. Il budget per comprare nuovi calciatori dato a Sogliano dalla società, poi, è sempre stato bassissimo, se non prossimo allo zero.

Il girone di ritorno dello scorso campionato, quello 2023-2024, è stato in questo senso particolarmente emblematico, perché il Verona è riuscito a rimanere in Serie A dopo un girone d’andata molto negativo e dopo un calciomercato di gennaio in cui era stata venduta quasi mezza squadra, soprattutto i giocatori migliori. Questa specie di smantellamento si era reso un po’ necessario a seguito di un’inchiesta giudiziaria che coinvolse il club. Sogliano era riuscito comunque, e con pochissimi soldi, a trovare sul mercato calciatori sorprendentemente all’altezza per sostituire quelli venduti, e soprattutto pronti fin da subito per giocare in Serie A: poi era stato molto bravo l’allenatore Marco Baroni (oggi alla Lazio) a farli giocare bene.

Nella sua Guida all’Hellas Verona 2024-2025, il sito di approfondimento sportivo Ultimo Uomo ha definito la costruzione della squadra per lo scorso girone di ritorno «un miracolo di furbizia e immaginazione» di Sean Sogliano, soprattutto considerate le condizioni in cui si trovò a lavorare. Negli ultimi giorni di dicembre del 2023 la Guardia di Finanza aveva sequestrato tutte le quote del Verona in conseguenza di un’indagine per bancarotta fraudolenta aperta nei confronti del suo proprietario, l’imprenditore Maurizio Setti. Ad aprile del 2024 poi il sequestro fu revocato.

Quando a gennaio cedette la maggior parte dei titolari, sembrò che il club si fosse quasi rassegnato alla retrocessione: il Verona era penultimo in classifica e poco dopo aveva venduto Cyril Ngonge (uno dei tanti talenti portati in Italia da Sogliano) al Napoli, Isak Hien all’Atalanta, Josh Doig al Sassuolo, Filippo Terracciano al Milan, Milan Djuric al Monza, Davide Faraoni alla Fiorentina, Jordi Mboula e Martin Hongla in Spagna, Riccardo Saponara e Koray Günter in Turchia. Solitamente nel calciomercato di gennaio si fanno pochi acquisti mirati per rinforzare alcuni punti deboli della squadra o sostituire dei calciatori infortunati: Sogliano fu praticamente costretto a creare una squadra nuova da zero.

Ci riuscì spendendo poco meno di otto milioni, circa un quinto dei 40 incassati con le cessioni, e acquistando o prendendo in prestito calciatori giovani e fino a quel momento sconosciuti in Serie A: l’olandese Tijjani Noslin dal Fortuna Sittard, lo slovacco Tomas Suslov dal Groningen (due squadre olandesi non di prima fascia), il portoghese Dani Silva dal Vitória Guimarães, il polacco Karol Swiderski in prestito dal Charlotte FC, negli Stati Uniti: lo stesso Baroni ammise di non conoscerli. Nei mesi successivi molti degli acquisti di Sogliano si rivelarono molto azzeccati e il Verona trovò nuove energie, riuscendo infine ad arrivare addirittura tredicesimo (su 20) in campionato. Raccontando questa improbabile risalita, sempre Ultimo Uomo parlò del «talento del suo direttore sportivo, Sean Sogliano, che in un mese è riuscito a cambiare pelle a una squadra che sembrava morta con meno di otto milioni di euro in tutto. Dando a Baroni almeno la possibilità di credere nella squadra che aveva sotto mano, e non era scontato con nomi come Noslin, Suslov e Swiderski».

Suslov, Noslin e Folorunsho durante una partita della scorsa stagione: solo il primo gioca ancora nel Verona (Paola Garbuio/LaPresse)

Quest’estate il Verona ha ceduto di nuovo alcuni calciatori importanti: lo stesso Noslin, acquistato sei mesi prima per 3 milioni, è stato venduto al triplo alla Lazio; il terzino colombiano Juan Cabal, preso la scorsa estate per 3,5 milioni dall’Atlético Nacional de Medellin, è andato alla Juventus per quasi 13. Con una decina di milioni Sogliano ha comprato Livramento e Mosquera, ha riscattato (cioè ha acquistato definitivamente, dopo averli avuti in prestito) i difensori Suat Serdar e Jackson Tchatchoua e ha preso due calciatori che hanno già giocato in Serie A come Grigoris Kastanos e Abdou Harroui e altri esordienti come Martin Frese, Charlys e Christian Corradi. Come allenatore è arrivato Paolo Zanetti.

È difficile dire se anche in questa stagione il Verona riuscirà ad adattarsi ai cambiamenti e a rimanere in Serie A, perché appunto la maggior parte dei calciatori sono nuovi, vengono da campionati molto meno competitivi e non hanno alcuna esperienza ad alti livelli: non è detto che anche loro, come quelli arrivati lo scorso gennaio, possano funzionare. Senza dubbio però Sogliano è un direttore sportivo ideale per una squadra che non ha una grande capacità economica, e che per cercare di essere competitiva deve per forza puntare su idee brillanti e sorprendenti: deve cioè scommettere su calciatori forti solo potenzialmente, per riuscire a pagarli poco, e nel migliore dei casi rivenderli a di più dopo averli fatti migliorare.

Daniel Mosquera e Dailon Livramento (Paola Garbuio/Lapresse)

Per riuscirci servono grande conoscenza dei campionati stranieri di tutto il mondo, partendo anche dalle serie inferiori, e la capacità di intuire il potenziale di un giocatore, una cosa piuttosto intangibile ma che differenzia i migliori direttori sportivi e talent scout. Oggi per farlo le squadre hanno a disposizione moltissimi strumenti: analisi video dettagliate, dati e algoritmi permettono di avere più informazioni possibili sulle caratteristiche tecniche e fisiche di un calciatore, per provare anche a ipotizzarne i miglioramenti futuri. Su questo Sogliano ha detto di recente di essere comunque «un po’ all’antica. Sono un direttore sportivo atipico, mi piace andare a vedere le partite dal vivo, soprattutto quelle del settore giovanile: le intuizioni più belle e la passione partono da lì. Sono ancora legato a questo, poi gli algoritmi e gli altri strumenti che ci sono oggi per valutare il calcio mondiale sono di grande aiuto. Penso che debbano essere utilizzati nel modo giusto, ma andare a vedere una partita dal vivo è ancora la cosa più bella da fare».

Una decina di anni fa Roberto Gemmi, un collaboratore di Sogliano (che anche allora era direttore sportivo del Verona), raccontò com’erano organizzati: «Lavoriamo moltissimo sul video. In media osservo settimanalmente 15-20 partite video e 4-5 dal vivo: lo stesso fa anche il direttore Sogliano. Ogni settimana viene redatto un report generale che va nelle mani del direttore, responsabile unico del mercato. Lui decide e in base anche alle nostre imbeccate predispone il da farsi. Solitamente dopo alcune segnalazioni decide, quando lo ritiene opportuno, di visionare personalmente il talento. In tutto questo il segreto, se così si può definire, è essere semplici ma allo stesso tempo concreti». Già allora Gemmi parlò dell’importanza di osservare e conoscere quelli che lui chiamò «i mercati emergenti», cioè i campionati nazionali e giovanili di Belgio, Svizzera, Croazia, Polonia, Repubblica Ceca, Danimarca: campionati meno competitivi dei maggiori europei, ma in espansione e con ambizioni di crescita.

Il miglior acquisto di Sogliano nella sua prima esperienza al Verona (2012-2015) fu senza dubbio il paraguaiano Juan Iturbe, comprato quando giocava quasi sempre nella squadra riserve del Porto. Alla prima stagione in Serie A giocò un campionato di altissimo livello, grazie al quale fu venduto alla Roma nell’estate del 2014 per 25 milioni di euro (anche se poi non riuscì più a confermarsi ai livelli visti al Verona). Negli ultimi due anni tanti calciatori portati in Italia da Sogliano si sono affermati nel Verona e sono stati rivenduti a squadre più forti e ricche: il difensore Hien fu preso in Svezia, dal Djurgården, per 4,6 milioni nell’estate del 2022 e dopo un’ottima stagione e mezza passò all’Atalanta per 9 milioni; l’attaccante Ngonge arrivò dai Paesi Bassi per 500mila euro nel gennaio 2023, fu decisivo per la salvezza del Verona (segnò una doppietta nello spareggio contro lo Spezia nel giugno del 2023) e a gennaio 2024 passò al Napoli per 18 milioni di euro, trentasei volte il prezzo pagato dall’Hellas un anno prima.

Cyril Ngonge festeggia dopo la vittoria dello spareggio per rimanere in Serie A vinto dal Verona contro lo Spezia nel 2023 (Alessandro Sabattini/Getty Images)

Molto spesso alcuni dirigenti e direttori sportivi di Serie A dimostrano di non avere particolare fantasia, comprando calciatori già conosciuti, dai quali tutto sommato si sa cosa aspettarsi, in positivo o in negativo. Sogliano, e come lui altri direttori sportivi particolarmente creativi come Pantaleo Corvino del Lecce e Giovanni Sartori del Bologna (e prima dell’Atalanta), fanno invece quasi il contrario. La loro strategia è senza dubbio più rischiosa e azzardata, ma spesso è l’unica economicamente percorribile per società più piccole che ambiscono a rimanere in campionati di alto livello. Quando funziona, come successo negli ultimi due anni al Verona, il risultato è migliore e più entusiasmante. È possibile che Livramento e Mosquera d’ora in avanti non ripetano quanto fatto domenica scorsa, ma vincere 3-0 alla prima di campionato contro il Napoli con i gol di due acquisti pagati meno di un milione e mezzo in tutto è già una cosa che i tifosi ricorderanno di questo campionato.