Hamas e Jihad Islamico hanno rivendicato un attentato suicida compiuto a Tel Aviv domenica sera
Il gruppo radicale palestinese di Hamas e il Jihad Islamico, il secondo gruppo armato più grande della Striscia di Gaza, hanno rivendicato un’esplosione avvenuta domenica sera nella parte sudorientale di Tel Aviv, in Israele, definendola una «missione suicida». Nell’attacco è morta la persona che aveva con sé gli esplosivi detonati e ne è stata ferita un’altra che si trovava nei paraggi. In un comunicato congiunto i due gruppi hanno anche minacciato nuovi attacchi in territorio israeliano fintanto che Israele proseguirà con quelli che hanno definito «i suoi massacri, la rimozione forzata dei civili e la sua politica di omicidi mirati».
Al momento l’identità dell’attentatore non è nota, ma secondo fonti di polizia citate dal quotidiano israeliano Haaretz le prove trovate sul luogo dell’esplosione indicherebbero che era una persona palestinese; sempre secondo le fonti sentite da Haaretz l’obiettivo era una sinagoga vicina. In seguito all’attacco il comandante della polizia del distretto di Tel Aviv ha fatto innalzare il livello di allerta in tutta la parte centrale di Israele.
Il Jihad Islamico è concentrato soprattutto sulla lotta armata, è considerato un’organizzazione terroristica da Israele e tra le altre cose ha affiancato Hamas negli attacchi nel sud di Israele dello scorso 7 ottobre, quelli che hanno portato all’invasione israeliana della Striscia di Gaza. Entrambi i gruppi sono sostenuti dall’Iran, che di recente ha minacciato pesanti ritorsioni contro Israele in seguito all’assassinio del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e all’uccisione di uno dei leader del gruppo radicale libanese Hezbollah.
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