È morto Alain Delon
Il grande attore francese, icona maschile del cinema europeo degli anni Sessanta per film come “Rocco e i suoi fratelli” e “Il Gattopardo”, aveva 88 anni
Alain Delon, attore francese tra i più famosi e celebrati della storia del cinema, diventato negli anni Sessanta un’icona di bellezza e di stile per film come Rocco e i suoi fratelli (1960) e Il Gattopardo (1963), è morto a 88 anni. Lo hanno detto i tre figli all’agenzia di stampa AFP. Interprete carismatico e figura leggendaria della cultura popolare di almeno due decenni, Delon fu tra i volti più riconoscibili e ammirati del cinema europeo della seconda metà del Novecento, protagonista rude e affascinante di tanti polizieschi, come Frank Costello faccia d’angelo (1967) di Jean-Pierre Melville, ma anche di film d’autore come L’eclisse (1962) di Michelangelo Antonioni.
Divo enigmatico e dal fascino impareggiabile, raccontatissimo dalla stampa per la vita e il carattere spesso turbolenti e per le moltissime relazioni sentimentali, Delon contribuì al successo e allo status del cinema francese degli anni Sessanta con una carriera prolifica e intensa, segnata in particolare da collaborazioni come quelle con i registi Luchino Visconti (Rocco e i suoi fratelli, Il Gattopardo), Jean-Pierre Melville (Frank Costello faccia d’angelo, I senza nome, Notte sulla città) e Jacques Deray (La piscina, Borsalino, L’uomo di Saint-Michael).
Con quasi ottanta film in carriera, la maggior parte dei quali da protagonista, fu storicamente confrontato con l’altro grande attore francese di quegli anni, Jean-Paul Belmondo, ed ebbe un impatto enorme sulla cultura popolare europea, arrivando a rappresentare una sorta di archetipo dell’attore maschile. Tra le molte cose finì sulla copertina di The Queen is Dead degli Smiths, e diede il titolo a una canzone dei Baustelle. Fu anche produttore e regista, e recitò per l’ultima volta nel 2008 nel film Asterix alle Olimpiadi, e aveva ricevuto l’Orso d’oro e la Palma d’Oro alla carriera a Berlino e a Cannes, oltre al premio César come migliore attore nel 1985 per Notre histoire.
Nato nel 1935 a Sceaux, nell’Île de France, era figlio del direttore di un piccolo cinema e di una commessa, ma a causa del divorzio dei genitori crebbe prima in una famiglia adottiva e poi in un collegio. Dopo un burrascoso periodo nella Marina francese, in cui mandato in Indocina si distinse come già a scuola per la condotta indisciplinata, si stabilì a Parigi nella seconda metà degli anni Cinquanta, frequentando ambienti della malavita e persone ai margini della società. Ma il suo fisico mascolino, gli occhi azzurri e la faccia angelica lo rendevano un tipo che non passava inosservato, e fu incoraggiato a considerare una carriera nella recitazione, che decise di tentare trasferendosi a Roma.
Il regista francese Yves Allégret lo fece esordire in Godot nel 1957, e già l’anno dopo ebbe la sua prima parte da protagonista, in L’amante pura, durante le cui riprese conobbe l’attrice austriaca Romy Schneider, con cui avrebbe avuto una relazione fino alla metà degli anni Sessanta. Con il suo aspetto e il suo talento ci mise poco a farsi notare dai registi francesi, e nel 1960 ottenne il suo primo vero successo con Delitto in pieno sole di René Clément e incontrò poi Visconti, che avrebbe definitivamente consacrato la sua carriera scegliendolo per il ruolo del giovane Rocco Parondi, lucano immigrato a Milano e diviso controvoglia tra una carriera nel pugilato e le difficoltà famigliari nel celebre Rocco e i suoi fratelli.
Con quel film, che vinse a Venezia ed ebbe un grandissimo successo di pubblico, Delon ottenne uno status quasi unico nell’immaginario collettivo europeo. L’eclisse e Il Gattopardo, usciti negli anni successivi, consolidarono ulteriormente il suo posto nel pantheon del cinema di quegli anni, nonché Delon come uno degli uomini più affascinanti e desiderati al mondo.
In quel periodo Delon ebbe anche una relazione con la cantante tedesca Nico, con cui ebbe un figlio che non riconobbe mai, e con quella francese Dalida, e procedeva al ritmo di tre o quattro film all’anno, alcuni dei quali anche a Hollywood. Ma fu sempre in Francia che ebbe i suoi maggiori impegni e riconoscimenti, compresi quelli che seguirono la sua interpretazione del sicario Frank Costello in Le samouraï (titolo originale di Frank Costello faccia d’angelo) di Jean-Pierre Melville, uno dei registi che avevano anticipato la Nouvelle Vague francese. Quel ruolo lo rese uno degli attori più rappresentativi del cosiddetto “polar”, genere tipicamente francese con caratteristiche da noir e da poliziesco, di cui fu un esempio Il clan dei siciliani (1969) di Henri Verneuil. In Borsalino del 1970, un altro polar, recitò con Belmondo, formando una sorta di coppia dei sogni del cinema francese che fu estesamente apprezzata e assicurò un grande successo commerciale.
Negli anni Settanta fece vari film in cui interpretò ruoli diversi, cimentandosi in registri dal comico al drammatico fino al western, e fu anche un famoso Zorro nel film del 1975 di Duccio Tessari, ma parallelamente continuò a fare quella che ormai era diventata la parte di Delon, cioè quella del gangster, del sicario, talvolta del detective, sempre e comunque cinico, rude e donnaiolo, che finì per diminuirne l’ascendente su parte della critica.
Tra gli anni Ottanta e Novanta i suoi ruoli rilevanti furono sempre meno, ma recitò in alcuni tardi film di alcuni esponenti illustri del cinema francese con cui non aveva ancora lavorato, come Jean-Luc Godard in Nouvelle Vague (1990) e Agnès Varda in Cento e una notte (1995).
Ormai più che sessantenne, negli anni Duemila recitò anche in teatro e in televisione, e fece parlare di sé sempre più per periodiche dichiarazioni omofobe e misogine, per il sostegno rivendicato all’estrema destra francese, e per il travagliato rapporto con i figli, che andarono anche in tribunale per questioni di eredità. Dopo altri ruoli secondari al cinema si ritirò ufficialmente nel 2017. Due anni dopo fu colpito da un grave ictus, che lo indebolì fisicamente e rese ancora più complicata la relazione con la famiglia.