Perché in Italia per rispondere al telefono diciamo “pronto”?

In quasi tutti gli altri paesi si usa una formula di saluto, ma da noi no: probabilmente dipende da come funzionavano i primi apparecchi

Il presidente della Lazio e senatore Claudio Lotito, notoriamente uno che fa molte telefonate. (Mauro Scrobogna/LaPresse)
Il presidente della Lazio e senatore Claudio Lotito, notoriamente uno che fa molte telefonate. (Mauro Scrobogna/LaPresse)
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In Spagna per rispondere al telefono di solito si usa il saluto “Hola”, un po’ come nel Regno Unito si dice “Hello” e in Germania “Hallo”, “Ja” o “Guten Abend” (buonasera), eventualmente assieme al proprio cognome, se non si conosce il numero che sta chiamando. In Italia invece la risposta automatica quando il telefono squilla è quasi sempre un’altra: “Pronto”, spesso con tono interrogativo. Non sappiamo con certezza quale sia la ragione di questa abitudine, ma nel tempo sono state fatte delle ipotesi: quella più diffusa è che c’entri il modo in cui funzionavano i vecchi centralini.

Oggi i telefoni fissi, quelli con filo e cornetta, sembrano strumenti antichi ma fino al 1970, prima dell’introduzione dei prefissi telefonici, per le telefonate interurbane o internazionali era necessario passare da un centralino. Per comunicare con una persona di un’altra città bisognava chiamare dei numeri a cui rispondeva un addetto (o più di frequente un’addetta) che prendeva nota del numero della persona da chiamare e si collegava a sua volta a un altro centralino. Dopodiché chi telefonava e la persona che chiamava potevano parlare liberamente.

Era così anche agli inizi della storia del telefono, una di quelle invenzioni molto contese e perfezionata sia dal tedesco Philipp Reis che dall’italiano Antonio Meucci e dallo scozzese Alexander Graham Bell, che fu poi il primo a brevettarlo nel 1876. In origine le linee telefoniche mettevano in collegamento solo due apparecchi, e se si voleva parlare con qualcun altro doveva intervenire una o un centralinista per smistare manualmente le telefonate: lo si faceva collegando dei cavi alle uscite integrate in appositi pannelli che potreste aver visto in qualche documentario, film o serie tv, come Mad Men, che è ambientata a New York negli anni Sessanta.

Secondo l’ipotesi più diffusa, in Italia la persona che lavorava nel centralino diceva abitualmente “Pronto” dopo aver collegato i cavi corretti, per indicare di aver fatto tutto quello che doveva e che la linea era pronta perché le due persone che stava mettendo in comunicazione potessero parlare. È una ricostruzione citata anche dall’Accademia della Crusca, che spiega come l’evoluzione etimologica di “Pronto” in una formula di saluto al telefono «deriva dall’avviso che era pronto il collegamento».

È quindi probabile che abbia cominciato a dire “Pronto” anche chi riceveva la telefonata, un po’ per verificare l’avvenuto collegamento e un po’ per confermarlo, dando così inizio alla conversazione. In questo senso la parola usata per accertarsi che c’era linea sarebbe poi entrata nell’uso comune come risposta abituale, con qualche piccola variazione, come “Pronti” o “Sì, pronto”.

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C’è poi un’altra ipotesi che aggiungerebbe un altro pezzo a questa ricostruzione: risale sempre al periodo in cui il telefono era un’invenzione nuova e, in quanto tale, veniva usata da certe categorie di persone con scopi ben precisi.

Come si può leggere nell’archivio storico del Corriere della Sera, i primi esperimenti di collegamenti telefonici in Italia furono fatti nel dicembre del 1877 per mettere in collegamento Palazzo Marino, cioè la sede del Comune di Milano, con la caserma dei vigili del fuoco di San Girolamo (che oggi non esiste più). Per farlo furono usati i telefoni prodotti dalla ditta milanese Fratelli Gerosa su concessione della licenza di Bell, che aveva brevettato la sua invenzione appunto l’anno precedente.

Nel suo libro Storia della telefonia in Italia, Marco Saporiti ha ricordato che nei mesi successivi fu attivata la linea telefonica anche fra il palazzo del Quirinale a Roma e l’ufficio del telegrafo di Tivoli, che nel febbraio del 1878 fu presentata ufficialmente alla famiglia reale. Tutti gli uffici del telegrafo di Roma vennero messi in collegamento tramite una linea telefonica nel 1879, mentre il decreto di concessione del servizio telefonico ai privati risale solo al primo aprile di due anni dopo.

C’è pertanto chi sostiene che l’abitudine di rispondere al telefono con “Pronto” derivi dal fatto che i primi a poterlo utilizzare furono funzionari pubblici, vigili del fuoco e forze dell’ordine, persone che per necessità dovevano comunicare in maniera rapida ed efficace, e farsi trovare preparate a ricevere ordini e a eseguirli. Dicendo “pronto”, per l’appunto.

L’Italia comunque non è il solo paese dove si utilizza: in Brasile la formula più diffusa per rispondere al telefono è il saluto “Alô”, ma in alcune zone del sud del paese può capitare di sentire lo stesso “Pronto”, probabilmente una consuetudine che deriva dalla massiccia immigrazione di persone italiane nell’area tra fine Ottocento e metà Novecento. In Messico di solito si usa “Bueno” un po’ per gli stessi motivi per cui sembra che si sia diffuso il “Pronto”, ovvero per indicare che il collegamento telefonico funziona.

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