Giorni di proteste, rivolte e suicidi nelle carceri italiane

A Ferragosto un detenuto si è ucciso a Parma, e a Torino e in altri penitenziari ci sono stati scontri e ferimenti

L'ingresso del carcere Lorusso e Cotugno di Torino
L'ingresso del carcere Lorusso e Cutugno di Torino, il 12 agosto 2023 (ANSA/TINO ROMANO)
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Giovedì 15 agosto, giornata in cui vari politici italiani hanno visitato degli istituti penitenziari, un detenuto si è suicidato nel carcere di Parma e un gruppo di detenuti si è rivoltato contro gli agenti della polizia penitenziaria nel carcere di Torino “Lorusso e Cutugno”, come era già successo altrove in numerose occasioni nel corso dell’estate. Nelle carceri sono recluse molte più persone rispetto alla capienza prevista, e le alte temperature delle ultime settimane hanno reso ancora meno vivibili le celle.

Il suicidio nel carcere di Parma è il 67esimo dall’inizio dell’anno in Italia e il terzo dall’inizio in questo specifico centro di detenzione. Si è ucciso un 36enne di nazionalità tunisina che era stato trasferito dalla casa circondariale di Ascoli Piceno il giorno precedente. Arrestato nel 2021, era condannato a una pena definitiva di tre anni e otto mesi, alla fine della quale sarebbe stato espulso dall’Italia, ed era più volte stato trasferito tra le carceri di Marche, Emilia-Romagna e Umbria per «motivi di ordine e sicurezza».

Nella rivolta nel carcere di Torino, che si trova nel quartiere periferico di Vallette, sono stati feriti alle gambe e alle braccia sei agenti della polizia penitenziaria, e altri due sono stati intossicati dal fumo dovuto ai materassi incendiati dai detenuti. Tutto era cominciato nel pomeriggio con una rissa tra detenuti, che poi si erano rifiutati di rientrare nelle proprie celle, in uno dei padiglioni del carcere; poi la protesta si era allargata a un altro padiglione. Nella confusione dovuta alla rivolta un detenuto ha tentato di evadere.

Sempre nella giornata di Ferragosto ci sono state proteste, risse e aggressioni alla polizia penitenziaria anche in altre carceri. A Biella, sempre in Piemonte, i detenuti hanno battuto contro le porte delle celle per partecipare a distanza a una manifestazione di protesta contro le carceri organizzata da un gruppo anarchico, la Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali; successivamente c’è stata una rissa tra due detenuti per cui due agenti della polizia penitenziaria sono stati feriti. Nel carcere di Ivrea, in provincia di Torino, un detenuto ha ferito un agente spingendogli addosso una scrivania.

Nel penitenziario di Pescara, in Abruzzo, cinque carcerati hanno appiccato un incendio in una cella e quattro agenti della polizia penitenziaria sono stati feriti. Uno scontro tra due detenuti nel carcere della Spezia, in Liguria, invece è finito con il ricovero di uno dei due, ustionato con dell’olio bollente su gran parte del corpo.

I sindacati della polizia penitenziaria hanno commentato le rivolte e le risse degli ultimi giorni ripetendo che gli agenti non lavorano in condizioni di sicurezza.

Il 7 agosto la Camera dei deputati aveva approvato la conversione in legge del “decreto carceri”, che contiene una serie di misure volute dal governo per contrastare il problema del sovraffollamento: il decreto però è meno incisivo rispetto a quanto servirebbe. Prevede l’assunzione di mille nuovi agenti penitenziari tra il 2025 e il 2026, e una semplificazione delle procedure burocratiche per riconoscere ai detenuti che ne hanno diritto gli sconti di pena e per permettere ad alcuni di loro, in particolare persone con tossicodipendenze o disturbi psichici, di seguire percorsi di riabilitazione e reinserimento sociale in strutture residenziali alternative al carcere per un periodo della loro pena.