Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che tra una settimana comincerà le consultazioni per il nuovo governo

Il presidente francese Emmanuel Macron, il 15 agosto a Saint-Raphael
Il presidente francese Emmanuel Macron, il 15 agosto a Saint-Raphael (Dominique Jacovides/ABACAPRESS.COM via Ansa)

Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che venerdì prossimo, il 23 agosto, comincerà le consultazioni per nominare un nuovo primo ministro, e quindi un nuovo governo. Dopo le elezioni legislative del 7 luglio in Francia i membri del governo, con a capo Gabriel Attal, avevano dato le dimissioni ma erano stati incaricati di seguire i cosiddetti “affari correnti” fino al termine delle Olimpiadi di Parigi, che sono finite domenica scorsa. Ora che è finita quella che lo stesso Macron aveva definito una «tregua olimpica», il presidente inizierà le trattative con i leader dei gruppi parlamentari e dei vari partiti, che saranno ricevuti all’Eliseo, la residenza presidenziale francese.

Nessuno dei tre grandi blocchi politici ha la maggioranza all’Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento francese. Quello con il maggior numero di deputati (182) è il Nuovo Fronte Popolare, la coalizione di sinistra che aveva vinto le elezioni; poi ci sono la coalizione centrista di Macron (168 deputati) e l’estrema destra del Rassemblement National (RN) e dei suoi alleati (143 deputati). In virtù del primo posto alle elezioni, il Nuovo Fronte Popolare vorrebbe esprimere il primo ministro e ha individuato come propria candidata la funzionaria del comune di Parigi Lucie Castets.

Solo Macron ha il potere di nominare il primo ministro: non ha l’obbligo di scegliere la candidata o il candidato del gruppo che ha più seggi all’Assemblea Nazionale e non sembra orientato ad accogliere la candidatura di Castets. Il comunicato di venerdì dell’Eliseo ha riconosciuto che «i francesi hanno espresso la volontà di un cambiamento» rispetto al governo centrista uscente, ma in un precedente messaggio il presidente aveva esortato i partiti a trovare un accordo di maggioranza e che escludesse La France Insoumise (LFI), il partito più a sinistra del Nuovo Fronte Popolare, condizione che è però considerata irricevibile per le altre forze politiche della coalizione di sinistra.

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