Per la prima volta da anni il Burning Man non è sold out

Il famoso festival nel deserto del Nevada è in una fase di declino, per lo spirito ormai molto cambiato e i grossi guai dell'anno scorso

(AP Photo/Brad Horn)
(AP Photo/Brad Horn)
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Domenica prossima comincerà l’edizione del 2024 del Burning Man, il popolare festival statunitense per il quale decine di migliaia di persone si riuniscono ogni anno nel deserto Black Rock, nel Nevada, per creare una specie di città provvisoria (Black Rock City), bruciare un’enorme scultura antropomorfa di legno, smontare tutto e andarsene.

Negli ultimi dieci anni il Burning Man ha avuto un seguito enorme, consolidando la sua nomea di festival elitario e di ritrovo per chi vuole fare attività di relazioni pubbliche nei settori della finanza e della tecnologia, perché frequentato anche da miliardari, CEO e imprenditori della Silicon Valley. I biglietti (che partono da 575 dollari, più o meno 520 euro) venivano esauriti in tempi molti brevi dalla messa in vendita, a volte in pochi minuti. Quest’anno però le cose sono andate diversamente: per la prima volta in oltre dieci anni i biglietti non sono esauriti, nonostante manchi poco più di una settimana dall’inizio del Burning Man, e ce ne sono ancora in vendita per ogni fascia di prezzo. La fase di prevendita (che di solito inizia ad aprile) è andata peggio del previsto, e ancora a fine luglio l’organizzazione dell’evento ha venduto 3mila biglietti con una formula last minute (ossia a un prezzo ridotto).

Secondo alcuni addetti ai lavori, lo scarso entusiasmo nei confronti del Burning Man è dovuto in parte al ricordo dell’edizione dello scorso anno, che era stata descritta come un completo disastro. Il festival era stato condizionato da un forte temporale che aveva portato a posticipare o cancellare diversi eventi in programma. Circa 72mila persone erano rimaste isolate a causa di un pantano che impediva a loro o a chiunque altro di attraversare il deserto, e le condizioni del terreno avevano creato grossi disagi alle persone che si trovavano nella città, rendendo temporaneamente inutilizzabili i bagni chimici.

Ma l’edizione del Burning Man dello scorso anno era stata ampiamente discussa e commentata soprattutto perché, durante il primo giorno del festival, un uomo era stato trovato morto. Gli organizzatori avevano detto che le cause della morte non erano collegate ai problemi organizzativi del festival, ma la notizia aveva comunque contribuito a indebolire l’immagine del Burning Man.

«Gli ultimi anni sono stati difficili per le condizioni meteorologiche e per l’impossibilità di organizzarsi per bene», ha detto al Guardian Kaden Sinclair, che ha sempre partecipato al Burning Man dal 2004 ma che quest’anno ha deciso di non esserci. Secondo Sinclair, un altro fattore che sta contribuendo al declino del Burning Man è il fatto che sia diventato costoso anche per i frequentatori più facoltosi. Questo non tanto per le spese ordinarie connesse al festival (come i biglietti o il parcheggio), ma per via di alcune consuetudini che si sono consolidate in modo indipendente tra alcuni partecipanti: per esempio, è diventato piuttosto comune portarsi dietro opere d’arte che «sono quasi interamente autofinanziate e possono costare decine o centinaia di migliaia di dollari».

Alysia Dynamik, una donna che ha partecipato a tutte le edizioni del festival organizzate dal 2010, ha detto che probabilmente le condizioni meteorologiche dell’anno scorso hanno spinto molte persone a rinunciare all’edizione di quest’anno, ma che dal suo punto di vista un eventuale calo di presenze non sarebbe un problema, dato che potrebbe rappresentare il primo passo per recuperare l’identità originaria del festival.

Alla fine degli anni Ottanta, quando furono organizzate le prime edizioni, il Burning Man era considerato il principale festival della controcultura statunitense, anche per via dello spirito anti consumistico ed ecologico che lo animava. Il Burning Man prevede infatti una serie di precise regole di convivenza e autosufficienza: ognuno deve portarsi dietro acqua, cibo e tutto ciò che serve per passare una settimana nel deserto del Nevada, d’estate, e deve poi ripulire tutto e non lasciare tracce, per quanto possibile.

Da una quindicina d’anni però l’evento è diventato particolarmente attrattivo per persone ricche e famose, e in particolare per la folta presenza di imprenditori della Silicon Valley, che a volte raggiungono il deserto con jet privati, atterrando in un piccolo aeroporto provvisorio, e poi alloggiano in camper di lusso: Mark Zuckerberg e Elon Musk sono tra i più famosi frequentatori abituali del festival, per esempio.

Lo status sociale delle persone che frequentano il Burning Man è insomma cambiato fortemente rispetto a un tempo, e questa circostanza ha trasformato il festival in un qualcosa di diverso: un evento dedicato a persone molto facoltose e tendenzialmente poco interessate ai valori su cui era stato fondato.

Secondo un sondaggio condotto ogni anno dai volontari del Burning Man i partecipanti sono perlopiù bianchi (87 per cento), hanno un’età media di 37 anni (nel 2013 era 32 anni) e sono più ricchi che in passato. L’aumento della quota di partecipanti molto ricchi, alcuni dei quali si portano dietro chef privati e aria condizionata, ha fornito argomenti ai partecipanti che criticano l’evoluzione del festival, e in particolare ai gruppi ambientalisti, che prima dell’inizio del Burning Man organizzano spesso proteste per chiedere che gli organizzatori vietino i jet privati e la plastica monouso, nonché l’uso illimitato di propano e generatori di corrente portatili.

Le preoccupazioni per lo scarico illegale di rifiuti nelle aree limitrofe hanno inoltre indotto il governo federale a imporre dal 2019 un limite di ingresso al festival di 80mila persone, nonostante le ambizioni degli organizzatori di superare tale cifra.

Da alcuni anni gli organizzatori del Burning Man cercano di rispondere alle critiche segnalando il loro impegno in progetti di sostenibilità ambientale e compensazione delle emissioni di gas serra. In un loro rapporto sulla sostenibilità ambientale nel 2023 hanno indicato, tra le altre cose, un nuovo programma sperimentale di installazione di pannelli solari nella città provvisoria. Gli attivisti ritengono che le misure siano insufficienti per mitigare gli effetti del riscaldamento globale.