• Sport
  • Giovedì 15 agosto 2024

Nel tennis anche i giudici di linea elettronici possono sbagliare

Il sistema che stabilisce se una palla sia dentro o fuori sarà introdotto in tutti i tornei dal 2025: ma nemmeno lui è infallibile, come si è visto di recente

(AP Photo/Pavel Golovkin, File)
(AP Photo/Pavel Golovkin, File)
Caricamento player

A partire dal 2025 nel tennis sarà introdotto in tutti i tornei il cosiddetto “Electronic Line Calling” (ELC), che in italiano viene solitamente chiamato “giudice di linea elettronico” (in contrapposizione ai giudici di linea “umani”, ancora impiegati in molti tornei): è una tecnologia che permette di stabilire dov’è rimbalzata la pallina con un sistema di telecamere, e che punta naturalmente a ridurre notevolmente la possibilità d’errore sulle chiamate dei giudici di linea e dell’arbitro. È già in uso in diversi tornei, mentre in altri i giocatori possono richiedere la verifica elettronica per tre volte in un set: viene spesso chiamato anche hawk-eye, o occhio di falco, dal nome del sistema di visione elettronica più comune tra quelli usati negli sport.

Il giudice di linea elettronico però non è infallibile, e sembra anzi che serviranno alcuni interventi al regolamento per fare in modo che funzioni. Lo ha mostrato bene un punto della partita di primo turno del torneo di Cincinnati, in Ohio, giocata mercoledì tra gli statunitensi Taylor Fritz e Brandon Nakashima: da più di un giorno nel tennis se ne sta parlando molto, con diverse critiche al modo in cui viene usata la tecnologia del giudice di linea elettronico. Il torneo di Cincinnati, considerato molto importante, usa già questo sistema: significa che i giudici di linea in carne e ossa non ci sono proprio, e che quando la pallina è fuori c’è una voce registrata che grida “OUT!” (“fuori!”) proprio come farebbe un giudice di linea in persona.

Durante un punto piuttosto importante della partita, nel secondo set, un colpo di Nakashima è uscito dal campo in modo molto evidente, ma il giudice di linea elettronico non lo ha chiamato fuori. Dopo qualche colpo Fritz si è fermato e si è rivolto stranito all’arbitro, chiedendo come mai il sistema non avesse funzionato e che gli venisse attribuito il punto. L’arbitro gli ha sostanzialmente dato ragione, ma gli ha anche detto che non poteva dargli il punto perché per il regolamento Fritz avrebbe dovuto interrompere subito il gioco e segnalare che la pallina era uscita. Fritz non l’ha presa bene:

Normalmente, in effetti, i giocatori per poter contestare una chiamata dei giudici devono fermarsi immediatamente e chiedere che l’arbitro riveda la traiettoria della pallina con l’occhio di falco: non possono farlo dopo qualche colpo, perché altrimenti potrebbero decidere di farlo solo quando vedono che il punto si mette male, e di non farlo quando sentono di poter vincere comodamente il punto. Con i giudici di linea elettronici però questa regola non sembra più avere molto senso, come faceva notare Fritz all’arbitro: «Non dirmi che devo interrompere il punto quando abbiamo il giudice di linea elettronico», gli ha detto. Il sistema in effetti è fatto appositamente per interrompere il punto quando vede una pallina fuori, senza che debbano farlo i giocatori.

«Penso anch’io che fosse fuori, ma non posso darti il punto», ha detto l’arbitro a Fritz, che poi ha deciso di far ripetere il punto «per un errore tecnologico», creando un certo disappunto nel pubblico. Subito dopo è stata mandata in onda e sugli schermi dello stadio la ricostruzione elettronica del rimbalzo della pallina, da cui risultava fuori in modo evidente. Fritz alla fine ha perso la partita, ma con ogni probabilità non per colpa di quel punto: aveva infatti vinto il secondo set, quello del punto contestato.

Rafael Nadal mentre contesta una chiamata di un giudice umano (AP Photo/Andy Brownbill, File)

Perché funzioni correttamente, insomma, l’uso sistematico della tecnologia nel tennis al posto dei giudici di linea dovrà essere accompagnato da qualche sistemazione del regolamento, che si basa ancora sui vecchi sistemi. Ci sono state diverse reazioni tra tennisti ed ex tennisti, dopo questo punto: «È contro ogni senso comune», ha scritto su X (Twitter) l’ex tennista statunitense ed ex numero 1 del mondo Andy Roddick, ritiratosi più di 10 anni fa. Il russo Daniil Medvedev invece, attualmente numero 5 al mondo e spesso critico nei confronti degli arbitri, ha commentato su Instagram: «Decisione ridicola… palla fuori, punto finito, punto a Fritz. Com’è possibile che non sia andata così?».

Oltre che in tutti i tornei in cemento e in erba, dal 2025 i giudici di linea elettronici saranno introdotti anche nei tornei in terra rossa, una superficie su cui le palline lasciano il segno e su cui quindi da sempre le decisioni vengono prese a occhio: spesso i giudici scendono dalla seggiola rialzata su cui stanno durante le partite per controllare da vicino il rimbalzo di una pallina, e decidono sulla base di quello che vedono. È una tradizione a cui molti non vorrebbero rinunciare, anche perché alcuni ritengono che il metodo antico sia più efficace di quello moderno, ma crea spesso anche errori piuttosto clamorosi e situazioni dubbie.

In teoria il margine di errore dei sistemi elettronici è molto limitato e va dai 2,2 millimetri ai 3,6 millimetri. Sempre che il sistema non abbia qualche guasto però, come successo nella partita tra Fritz e Nakashima: in quel caso l’errore è stato di diversi centimetri.

Taylor Fritz durante la partita contro Nakashima a Cincinnati (Dylan Buell/Getty Images)