Negli Stati Uniti l’inflazione è sotto al 3 per cento per la prima volta dal 2021
È uno dei segnali che la strategia della banca centrale americana sta funzionando: ora però bisogna evitare una recessione
Secondo l’Ufficio di statistica del lavoro degli Stati Uniti a luglio di quest’anno l’inflazione nel paese è del 2,9 per cento. È un dato molto buono, sotto il 3 per cento per la prima volta dal 2021. È il quarto mese di fila che negli Stati Uniti l’inflazione è in calo, dopo che per anni era aumentata moltissimo in seguito a un processo innescato dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina.
La riduzione dell’inflazione non significa che i prezzi stanno scendendo, ma solo che gli aumenti diventano meno intensi. È una buona notizia per i consumatori statunitensi, che rispetto a quelli delle altre economie avanzate stanno ancora osservando un aumento consistente del costo della vita: l’inflazione e il costo della vita sono entrambi temi molto sentiti della campagna elettorale delle elezioni presidenziali che si terranno a novembre.
Questi dati rendono sostanzialmente certo il fatto che nella riunione di settembre la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, deciderà con ogni probabilità la prima riduzione dei tassi di interesse da anni, dopo averli tenuti a un livello storicamente alto proprio per fermare l’aumento dei prezzi.
La banca centrale statunitense è stata tra le prime al mondo ad aver iniziato il processo di aumento dei tassi di interesse, con l’obiettivo deliberato di far rallentare l’economia. Capire quanto è possibile alzare i tassi senza far crollare l’economia è molto difficile: le banche centrali devono cercare di limitarsi a farla rallentare, senza però portarla in recessione.
Fino alla scorsa estate gli Stati Uniti sembravano piuttosto avanti nella risoluzione del problema dell’inflazione – molto più dell’Eurozona, per esempio – ma da allora la discesa dell’inflazione era diventata incostante. Il che, unito a un’economia che continua ad andare benissimo e a stabilire nuovi record, da mesi stava spostando sempre più in avanti nel tempo il momento in cui ci sarebbero state le condizioni per la FED di poter annunciare una riduzione dei tassi. Le cose sono cambiate anche grazie ai dati sul lavoro pubblicati nelle scorse settimane: le aziende hanno iniziato ad assumere meno e il tasso di disoccupazione è leggermente aumentato. È un segnale che l’economia statunitense sta effettivamente rallentando, dopo molti sforzi.
Alcuni economisti ritengono che ormai sia tardi per ridurre i tassi di interesse, e che la FED abbia aspettato troppo per abbassarli, mettendo l’economia sulla strada per la recessione. Buona parte delle altre banche centrali ha già iniziato a ridurre i tassi: lo scorso giugno la Banca Centrale Europea annunciò la sua prima riduzione in cinque anni.
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