Perché nel mare Adriatico c’è la mucillagine
Cioè quella sostanza biancastra e un po' disgustosa che è stata osservata in grande quantità anche da un satellite al largo di Rimini
Nelle ultime settimane nel nord del mare Adriatico si è ripetuto un fenomeno noto ma sempre piuttosto fastidioso per chi vuole fare il bagno: la presenza nell’acqua di una grande quantità di mucillagine, visibile anche dai satelliti di Copernicus, il programma scientifico dell’Unione Europea che si occupa di osservazione della Terra. La mucillagine è una sostanza gelatinosa e biancastra composta di zuccheri che viene prodotta da alcuni tipi di alghe microscopiche, quelle che compongono il fitoplancton. Non causa rischi per la salute, ma può danneggiare alcuni organismi marini, perché riduce la quantità di ossigeno presente nell’acqua, e complicare la pesca. Inoltre ha un aspetto sgradevole.
Ultimamente la mucillagine è stata osservata in particolare lungo le coste romagnole e marchigiane. Viene prodotta costantemente, anche in altri mari, ma di solito non si accumula sulla superficie. L’Adriatico centro-settentrionale è soggetto più degli altri mari italiani al fenomeno per vari fattori. Uno è la ridotta profondità: i prodotti di scarto delle diatomee e delle dinoflagellate, le principali alghe a cui si deve la mucillagine, si depositano sui fondali, ma dato che l’Adriatico è poco profondo e l’acqua raggiunge temperature particolarmente alte anche negli strati inferiori, è più facile che affiorino.
Contribuiscono inoltre alla produzione di mucillagine anche le condizioni che favoriscono il proliferare del fitoplancton. Cristina Mazziotti, biologa marina responsabile della Struttura oceanografica Daphne dell’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna (Arpae), ha spiegato al Corriere di Bologna che le alghe che producono la mucillagine, e che sono a loro volta visibili nell’immagine satellitare di Copernicus per il loro colore verde, sono favorite dalla bassa salinità dell’acqua. Negli ultimi mesi le intense piogge che ci sono state nel Nord Italia hanno aumentato la quantità di acqua dolce che è arrivata al mare, riducendo appunto la salinità.
Secondo l’associazione ambientalista Legambiente, contribuiscono alla proliferazione delle alghe nell’Adriatico anche le sostanze che arrivano nel Po e negli altri fiumi del Nord Italia dalle numerose aziende agricole e dai molti allevamenti intensivi della Pianura Padana. È la cosiddetta “eutrofizzazione”.
Infatti l’azoto e il fosforo presenti nei fertilizzanti non aiutano solo la crescita delle piante coltivate, ma anche delle piante marine: i campi assorbono solo una piccola parte di queste sostanze contenute nei concimi, il resto viene portato via dalle piogge che cadono sui terreni e una parte finisce dei fiumi. Le stesse sostanze si trovano anche nelle deiezioni degli animali di allevamento.
Tali conclusioni sono sostenute da numerosi studi effettuati negli scorsi decenni che hanno stimato che il Po contribuisce al 66 per cento del carico di acqua dolce e di azoto e fosforo che arrivano all’Adriatico dal Nord Italia e che la proliferazione delle alghe e i conseguenti fenomeni di abbondanza di mucillagine sono dovuti a queste sostanze originate dalle attività umane. Negli anni i depuratori che trattano le acque provenienti dalle case e dalle industrie sono stati migliorati per filtrare almeno in parte queste sostanze, e i fosfati (composti del fosforo) sono stati rimossi dai detersivi per diminuire questa forma di inquinamento. Il problema però rimane, ed è particolarmente presente negli anni in cui piove molto, perché le precipitazioni “lavano” i campi e causano un maggiore afflusso in mare delle sostanze nutritive per le piante.
Per i pescatori la mucillagine può essere un problema, sia perché sporca le reti, sia perché riduce la quantità di ossigeno nell’acqua, cosa che può dare problemi ai molluschi e i pesci, a cui serve per vivere. Infatti lo strato di mucillagine sulla superficie riduce gli scambi di ossigeno con l’atmosfera.