La Germania ha emesso un mandato d’arresto per il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream
Nei confronti di un sommozzatore ucraino, che però al momento non si sa dove si trovi
La Germania ha emesso un mandato d’arresto europeo nei confronti di un uomo ucraino sospettato di aver partecipato al sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, avvenuto nel settembre del 2022. La notizia è stata data inizialmente da vari giornali tedeschi affidabili, tra cui Die Zeit e Süddeutsche Zeitung, e poi confermata dalle autorità della Polonia, il paese in cui l’uomo era stato localizzato l’ultima volta. Le autorità polacche hanno detto di aver ricevuto il mandato di arresto dalla Germania, ma hanno aggiunto che l’uomo ha già lasciato il paese. Il governo tedesco, invece, non ha commentato la vicenda.
I giornali tedeschi hanno identificato l’uomo come Wladimir S., un sommozzatore di 44 anni (sono stati rivelati soltanto il nome e la prima lettera del cognome, per ragioni di privacy). Nelle comunicazioni polacche, per via della traslitterazione, l’uomo è stato identificato più correttamente come Volodymyr Z., anche se non ci sono legami con il presidente ucraino Zelensky.
L’uomo avrebbe fatto parte del gruppo che, secondo gli inquirenti tedeschi, avrebbe piazzato gli esplosivi con cui nel 2022 fu fatta esplodere una sezione dei gasdotti a decine di metri di profondità nel mar Baltico, rendendoli inutilizzabili e causando due grosse perdite di gas. Secondo i media tedeschi altre due persone, un uomo e una donna, sono state identificate come sospettati dalle autorità tedesche, ma non sono ancora stati emessi mandati d’arresto.
L’individuazione dei tre presunti membri del gruppo di sabotaggio è uno dei più significativi sviluppi nelle indagini sulla vicenda, che in quasi due anni non hanno portato a grossi risultati.
I condotti Nord Stream 1 e 2 erano stati costruiti per portare il gas russo in Europa, passando per il mar Baltico per arrivare direttamente in Germania superando i paesi dell’Europa dell’est come l’Ucraina.
Il sabotaggio era stato compiuto sette mesi dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con due grosse esplosioni. I gasdotti appartengono a Gazprom, la società energetica statale della Russia, da cui fino all’inizio dell’invasione Ucraina dipendevano le forniture energetiche di moltissimi paesi europei, primo tra tutti la Germania. Nel momento dell’esplosione i gasdotti non erano in funzione, per via delle sanzioni imposte alla Russia, ma erano comunque pieni di gas naturale russo: il sabotaggio li ha resi di fatto inutilizzabili. Lo sono tuttora: il primo non ha ripreso le operazioni dopo il sabotaggio, mentre il secondo era stato costruito da poco e non era ancora entrato in funzione.
Le indagini per accertare le responsabilità del sabotaggio erano state avviate mesi dopo l’esplosione da tre paesi: Svezia, Danimarca e Germania. Nel frattempo Russia e Ucraina si erano attribuite a vicenda le responsabilità dell’operazione: l’ipotesi che il sabotaggio fosse stato compiuto da persone ucraine era stata avanzata per la prima volta circa sei mesi dopo le esplosioni, da alcuni funzionari dell’intelligence statunitense. Le indagini in corso confermarono che i gasdotti erano stati sabotati intenzionalmente (quindi l’esplosione non era stata un incidente), ma all’inizio del 2024 sia la Svezia che la Danimarca decisero di chiudere le indagini senza identificare sospettati e senza avviare un processo: la Germania è rimasta quindi l’unico paese che continua a indagare sull’accaduto.
Secondo quanto concluso finora dalle autorità tedesche, il sabotatore si sarebbe tuffato in mare nella notte tra il 25 e il 26 settembre del 2022, fino a raggiungere i gasdotti a circa 80 metri di profondità, e vi avrebbe poi posizionato alcuni esplosivi.
Lo scorso giugno il governo tedesco avrebbe chiesto a quello della Polonia, paese in cui in quel momento si trovava Wladimir S., di arrestarlo: le autorità polacche hanno detto tuttavia a vari media internazionali che l’uomo ha lasciato il paese all’inizio di luglio di quest’anno, attraversando il confine polacco-ucraino.
Secondo le informazioni disponibili, Wladimir S. lavorava per due scuole di immersione a Kiev, la capitale ucraina, specializzate in immersioni a grandi profondità. Le indagini che hanno portato a identificarlo si sono concentrate su un’imbarcazione di circa 15 metri chiamata Andromeda, perquisita durante le indagini e che aveva a bordo alcune tracce di un tipo di esplosivo militare che funziona anche sott’acqua. Secondo gli investigatori sarebbe stata noleggiata con documenti falsi a Rostock, nel nord della Germania, e poi utilizzata per trasportare il materiale esplosivo nel punto in cui poi è stato compiuto il sabotaggio. L’imbarcazione avrebbe fatto varie tappe, una delle quali sull’isola di Rügen, sempre nel nord della Germania, dove Wladimir S. sarebbe stato fotografato da un autovelox a bordo di un furgone bianco, che secondo gli investigatori trasportava l’attrezzatura subacquea utilizzata per il sabotaggio.