Un anno e mezzo di commissario straordinario per la gestione dei migranti
Istituito dopo il naufragio di Cutro, i suoi compiti si sono limitati in realtà ad aspetti molto specifici, come l'allargamento degli hotspot
L’11 aprile del 2023 il Consiglio dei ministri dichiarò lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale per via di un corposo aumento degli arrivi di migranti via mare. In quel momento la situazione era particolarmente complessa: nei primi tre mesi e mezzo erano sbarcate sulle coste siciliane e calabresi oltre 33mila persone, il quadruplo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; il 26 febbraio c’era stato il naufragio di Cutro, nel quale erano morte quasi 90 persone, che aveva generato un grande clamore e messo in imbarazzo il governo.
La decisione di dichiarare lo stato d’emergenza fu dunque un tentativo, da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, di dimostrare la volontà di affrontare il problema ricorrendo anche a strumenti di grande risonanza mediatica. In effetti, lo stato d’emergenza consentiva concretamente alla Protezione civile di adottare misure in deroga alle norme ordinarie. Uno dei primi provvedimenti presi dal capo della protezione civile fu una delibera del 16 aprile con cui disponeva, tra l’altro, l’istituzione del Commissario delegato alla gestione dei migranti.
A distanza di quasi un anno e mezzo, la figura del commissario è stata ben poco presente sui giornali, nonostante di immigrazione si sia continuato a parlare, e parecchio. Il governo sostiene che a discapito della scarsa visibilità le due persone che si sono succedute nell’incarico si siano concentrate soprattutto sulla gestione delle strutture di prima accoglienza, quelle cioè in cui i migranti di solito vengono trasferiti dopo lo sbarco nei porti italiani (le strutture principali che svolgono questo compito si chiamano hotspot).
La dichiarazione dello stato di emergenza venne accompagnata dallo stanziamento immediato di 5 milioni di euro. Dichiarato inizialmente per sei mesi, lo stato d’emergenza è stato poi prorogato: l’ultima volta, per ulteriori sei mesi e dunque fino al prossimo ottobre, lo scorso 9 aprile 2024.
L’incarico di commissario non era nomina aggiuntiva, per così dire: viene infatti automaticamente attribuito al capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, ovvero la struttura che si occupa in via prioritaria di questioni migratorie. Oltre ai dipendenti di quel dipartimento, il commissario si è potuto appoggiare su altri quindici funzionari dello stesso ministero, di sette persone assunte con contratto a termine e di tre esperti di diritto contabile e amministrativo, che oggi formano la struttura commissariale.
Il compito fondamentale attribuito al commissario fu in sostanza quello di ampliare la capacità di accoglienza, allargando dunque i cosiddetti hotspot e le altre strutture simili ma meno strutturate degli hotspot, oppure realizzarne di nuove. Sono quelle che al ministero dell’Interno definiscono strutture di primissima accoglienza: dove i migranti vengono identificati e registrati tramite delle foto segnaletiche e le impronte digitali, in attesa di essere trasferiti in altri centri entro un massimo di trenta giorni, in teoria.
L’incarico di commissario venne attribuito a Valerio Valenti, prefetto trapanese con una lunga carriera istituzionale alle spalle iniziata negli anni Novanta, poi alla guida di prefetture in varie città d’Italia, nonché capo della segreteria politica dell’ex sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì (tra il 2001 e il 2006). D’Alì era uno storico dirigente trapanese di Forza Italia che nel 2022 è stato poi condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
Tra le prime operazioni seguite da Valenti nel suo nuovo incarico ci fu, nel giugno del 2023, quella di assegnare l’amministrazione dell’hotspot di Lampedusa alla Croce Rossa Italiana. All’epoca l’hotspot era gestito dalla cooperativa sociale Badia Grande, molto criticata per le pessime condizioni in cui ospitava i migranti sull’isola. Croce Rossa promise dei sensibili miglioramenti, e da allora le criticità si sono ridotte (anche se l’hotspot dell’isola rimane fondamentalmente inadatto a gestire il numero di persone che sbarcano a Lampedusa durante i picchi degli arrivi via mare).
Sempre per alleggerire la pressione sulla piccola struttura dell’isola Valenti rafforzò il trasporto eccezionale di migranti sulla terraferma, ricorrendo anche a navi e aerei militari, per trasferire un paio di volte a settimana le persone da Lampedusa in altre strutture di accoglienza in Sicilia e in Calabria. L’obiettivo era quello di decongestionare l’hotspot: che però con l’arrivo dell’estate anche tornò comunque in condizioni di enorme sovraffollamento.
Valenti individuò poi, d’intesa coi prefetti locali, alcuni luoghi dove aprire nuove strutture di prima accoglienza per i migranti, costruendo nuovi centri o trasformando quelle che erano delle semplici tensostrutture in edifici più strutturati: interventi in questo senso vennero pianificati nei comuni siciliani di Catania, Vizzini, Messina, Caltanissetta e Pozzallo, e in quelli calabresi di Vibo Valentia, Crotone e Roccella Ionica.
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Valenti seguì queste pratiche fino a novembre, quando, ormai sessantaquattrenne, andò in pensione. Al suo posto come capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione e quindi come commissaria delegata fu nominata la prefetta Laura Lega. La sua designazione fu accompagnata da alcune polemiche politiche per via di un intervento televisivo di Matteo Salvini in cui il leader della Lega, nel febbraio 2016, inveiva contro Lega, che allora era prefetta di Treviso, dicendole: «Vai a casa e cambia lavoro», per poi fare sarcasmo sul suo cognome: «Una che si chiama Lega pensa prima ai trevigiani e agli italiani, e poi a chi sbarca domani mattina a Lampedusa».
Lega, tenendo sempre un profilo piuttosto basso ed evitando di esporsi mediaticamente, ha di fatto proseguito il lavoro impostato da Valenti. Nel complesso nel corso di sedici mesi la struttura commissariale ha costruito dodici nuove strutture di primissima accoglienza, perlopiù sotto forma di hotspot, e ne ha ampliate sette già esistenti: in totale, secondo dati forniti dal ministero dell’Interno, sono stati attivati 4.158 nuovi posti, di cui 982 destinati ai minori stranieri non accompagnati, cioè a ragazzi e ragazze sotto i 18 anni che arrivano in Italia senza genitori o famigliari adulti (ad oggi ce ne sono oltre 20mila in Italia, e nel solo mese di giugno 2024 ne sono arrivati 898). L’elenco esatto delle nuove strutture non viene divulgato dal ministero dell’Interno per motivi di sicurezza.
Nel frattempo, oltre che sugli hotspot la struttura commissariale è intervenuta anche per aumentare la capienza dei cosiddetti Centri di accoglienza straordinari (CAS), cioè di quegli edifici privati, perlopiù alberghi o case di residenza, dove vengono ospitati i migranti su disposizione delle prefetture, in attesa di vedersi assegnato un posto in strutture meno temporanee. La gestione dei CAS da parte del governo Meloni è comunque da tempo criticata dagli attivisti per i diritti dei migranti, che hanno notato un notevole aumento degli affidamenti diretti per l’apertura di queste strutture – sottratte quindi alle norme ordinarie, che assicurano maggiore trasparenza – e al contempo bandi molto risicati, che non permettono alle società che gestiscono i centri di coprire i costi per misure di integrazione come corsi di lingua e avviamento professionale.
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Il lavoro della commissaria e dei funzionari che supportano la struttura commissariale è dunque eminentemente legato alla gestione dell’accoglienza dei migranti che sono già arrivati in Italia: in un contesto in cui gli sbarchi si sono sensibilmente ridotti rispetto alla primavera del 2023, quando era stato dichiarato lo stato d’emergenza.
I dati del ministero dell’Interno mostrano come dall’inizio dell’anno siano arrivate via mare poco più di 37mila persone; nel 2023, nello stesso periodo, ne erano sbarcate oltre 99.500, e nel 2022 più di 47.600. Questa notevole riduzione è dovuta a diversi motivi, peraltro difficili da circoscrivere esattamente, legati anche a contingenze stagionali come il meteo e le condizioni del mare.
Dall’anno scorso inoltre è attivo un accordo fra l’Italia e il governo autoritario tunisino di Kais Saied per potenziare le operazioni della Guardia costiera tunisina contro le barche dei migranti: secondo dati forniti dal ministero dell’Interno italiano dall’inizio del 2023 al 31 luglio 2024 le autorità tunisine hanno bloccato 122.351 tentativi di partenza, riportando le persone con la forza in Tunisia (dove molte di loro subiscono violenze e discriminazioni). Contando anche le intercettazioni con la forza compiute dalla cosiddetta Guardia costiera libica, dall’inizio del 2023 fino al 31 luglio 2024 sono state bloccate e riportate in Tunisia e Libia 151.924 tentativi di partenza (che non corrispondono esattamente alle persone partite, perché molti provano più volte ad arrivare in Italia via mare).
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha inoltre attribuito la riduzione degli arrivi via mare di migranti ad alcuni accordi internazionali con alcuni paesi africani. Un mese fa Piantedosi ha dato particolare risalto, per esempio, a quello siglato con la Costa d’Avorio nel marzo del 2023, dando seguito a una collaborazione bilaterale che va avanti da molti anni. «Gli arrivi irregolari di cittadini ivoriani sulle coste italiane si sono ridotti del 92 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente», ha detto a luglio.
Dopo un anno di stretta collaborazione con la Costa d’Avorio gli arrivi irregolari di cittadini ivoriani sulle coste italiane si sono ridotti del 92% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Grazie al lavoro con il Ministro Diomandé abbiamo raggiunto obiettivi… pic.twitter.com/mkStcMvxMT
— Matteo Piantedosi (@Piantedosim) July 1, 2024
Al contempo gli arrivi via mare sono molto aumentati in altri paesi europei del Mediterraneo. In Spagna, secondo i dati forniti dell’agenzia europea Frontex, gli sbarchi sono aumentati del 152 per cento: tra gennaio e maggio del 2024 sono arrivati via mare oltre 20.700 migranti, rispetto agli 8.200 dello stesso periodo dell’anno precedente. Nello stesso periodo in Grecia l’aumento degli sbarchi è stato del 222,77 per cento, anche se parliamo tutto sommato di numeri molto lontani dal picco di arrivi registrato fra 2015 e 2016: dai 4.717 arrivi registrati nei primi cinque mesi del 2023 si è passati ai 15.225 dei primi cinque mesi del 2024.