Una bufala da latte, tra gli animali colpiti dalla brucellosi nella zona di Caserta (AP Photo/Emrah Gurel)

Il governo ha nominato un commissario straordinario anche per la brucellosi

Dovrà occuparsi della malattia che colpisce soprattutto le bufale da latte: sarà solo l'ultimo di una lunga serie di commissari straordinari

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Martedì il governo italiano ha nominato il veterinario e dirigente sanitario Nicola D’Alterio commissario straordinario nazionale per la brucellosi. È una malattia infettiva che colpisce soprattutto mucche e pecore, ma che può contagiare anche l’essere umano tramite le vie aeree o i prodotti del latte di animali infetti e non pastorizzati: negli umani presenta sintomi simili a quelli dell’influenza, mentre negli animali è una frequente causa di aborti spontanei.

Da oltre due anni la brucellosi è un grosso problema nella provincia di Caserta per i numerosi contagi tra le bufale da latte. Ogni animale che risulti positivo alla malattia deve essere abbattuto, con enormi conseguenze sul benessere degli animali e sulla sostenibilità economica degli allevamenti coinvolti e dei produttori di mozzarelle di bufala.

D’Alterio è un medico veterinario e da anni è direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise. La sua nomina, annunciata dal ministero della Salute, è stata accolta con grande entusiasmo dalla politica campana e da allevatori e produttori: da quando la malattia si è diffusa tra gli allevamenti della zona di Caserta nel 2022, l’emergenza è stata gestita soltanto a livello regionale, con un approccio reputato troppo duro e pure fallimentare da gran parte degli allevatori, che stanno subendo molti danni per il massivo abbattimento degli animali.

È solo l’ultimo dei tanti commissari nominati dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni, per cercare di risolvere problemi anche molto diversi tra loro: dalla pandemia alla siccità, passando per l’alluvione in Emilia-Romagna, l’immigrazione e il Giubileo di Roma del 2025, tra gli altri.

In questi giorni è stato nominato anche un commissario per gestire la grande diffusione del granchio blu nell’Adriatico. Ne è stato nominato uno nuovo anche per il contenimento dei contagi della peste suina, un’altra malattia che sta causando enormi problemi per la salute animale e per gli allevamenti coinvolti: l’emergenza era stata affidata a una struttura commissariale già dal governo di Mario Draghi. Il primo commissario fu poi sostituito poco dopo l’insediamento del governo Meloni: l’ultimo si è dimesso recentemente tra grandi polemiche, dopo una gestione reputata tardiva e inefficace.

La nomina di un commissario straordinario dovrebbe permettere di accelerare le procedure e risolvere in tempi rapidi uno specifico problema, ma almeno in certi casi meno puntuali e circoscritti il ricorso sistematico a questa figura non sembra essere una soluzione efficace.

La carica di commissario straordinario fu istituita con una legge del 1988, modificata più volte ma ancora in vigore. Ciascun commissario viene nominato con un decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio, per «realizzare specifici obiettivi» fissati dal governo o dal parlamento. Per accelerare le procedure, capita che i commissari straordinari agiscano in deroga rispetto alle normative tradizionali, per esempio assegnando la realizzazione di lavori pubblici senza una gara d’appalto. In alcuni casi l’incarico non è retribuito, mentre in altri è previsto un compenso che varia di volta in volta.

I commissari possono essere nominati anche sulla base di norme di settore, come spesso accade nel caso di problemi locali o regionali, scelti tra i dirigenti della pubblica amministrazione, i politici o funzionari. Può anche essere il titolare di un ufficio che già si occupa di quella specifica questione, come successo con il capo del dipartimento del ministero dell’Interno per le Libertà civili e l’immigrazione, che da qualche tempo viene automaticamente nominato anche commissario per la gestione dell’accoglienza dei migranti. Anche D’Alterio era già stato coinvolto al contenimento della brucellosi in quanto direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise.

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