Le fermate dell’autobus possono anche essere belle
Tra le molte spoglie e brutte, architetti e designer ne hanno progettate di ambiziose e originali, dalla Bielorussia al Giappone
Negli ultimi anni varie città, sia in Italia che all’estero, hanno cominciato a cercare dei metodi per convincere le persone a spostarsi con i mezzi pubblici, in modo da limitare le emissioni inquinanti e il traffico. L’incentivo a cui si è fatto spesso ricorso è stato l’abbassamento del costo degli abbonamenti o dei biglietti per le singole tratte, ma non è l’unico modo: un nuovo studio condotto da tre ricercatori italiani, per esempio, mostra che anche la bellezza e la funzionalità delle fermate sono fattori che non andrebbero sottovalutati.
Per certi versi l’importanza di questi aspetti nei luoghi di attesa di chi si sposta o viaggia sono noti: nella storia molti grandi architetti sono stati incaricati di progettare aeroporti e stazioni ferroviarie belle e innovative. Le fermate dell’autobus invece sono solitamente considerate meno importanti, sia perché sono più piccole e numerose nelle città, che perché le persone ci passano comunque poco tempo. Nel mondo ce ne sono comunque alcune di notevoli: massimaliste, minimaliste, a forma di frutti e piene di libri.
Lo studio sulle fermate è stato condotto da tre ricercatori dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Hanno intervistato 324 viaggiatori che si trovavano alla stazione degli autobus di Lampugnano, nella periferia nord-ovest di Milano, un grosso terminal un po’ bruttino, di quelli da cui partono le corriere FlixBus. Il team, formato dai ricercatori Armando Cartenì, Mariarosaria Picone e Ilaria Henke, ha consegnato loro un visore per la realtà virtuale che mostrava come potrebbe essere quello stesso spazio se fosse abbellito da comode panchine su cui sedersi durante l’attesa, un’illuminazione migliore e «una pensilina di design per ripararsi dalla pioggia» e ha scoperto che i viaggiatori che si spostano per turismo sarebbero disposti a pagare di più per ogni viaggio e a viaggiare con i mezzi pubblici più a lungo se avessero la possibilità di utilizzare sempre fermate come quella.
– Leggi anche: Si può essere turisti responsabili?
Lo studio, pubblicato sulla rivista accademica Transportation Research Interdisciplinary Perspectives, contiene anche varie esempi di strutture già esistenti che possiedono una certa “qualità edonica”, ovvero una combinazione di caratteristiche che tengono insieme bellezza e funzionalità.
Quasi dieci anni fa, Cartenì aveva già mostrato che le persone viaggiavano più volentieri in metro se passavano per stazioni belle da vedere, come quelle della linea della “metropolitana dell’arte” di Napoli, le cui stazioni sono decorate con opere d’arte contemporanea. Questa volta il suo studio si è concentrato sulle fermate degli autobus, un tipo di struttura a cui non vengono dedicati grandi investimenti e che spesso consiste perlopiù in un palo su cui è affisso un piccolo cartello, a volte una panchina e poco altro. Come dicevamo però ci sono notevoli eccezioni.
Nel 2014 per esempio, a Baltimora, negli Stati Uniti, il collettivo artistico spagnolo mmmm… realizzò una fermata dell’autobus costituita dalle lettere della parola “bus”. Ognuna è alta 4,5 metri e larga due, pensata come «un posto per divertirsi, interagire e incontrarsi in attesa dell’autobus. Le lettere sono costruite con legno e acciaio, materiali tipicamente utilizzati per l’arredo urbano, e sono sufficientemente grandi per accogliere le persone, permettendo loro di sedersi, ripararsi dal sole e dalla pioggia e sdraiarsi comodamente sulle curve della U e della S.
Online circolano spesso, poi, le foto di una serie di sedici graziosissime fermate dell’autobus nella cittadina di Konagai, poco lontano da Nagasaki, in Giappone, che hanno la forma di frutti colorati. Ce n’è una a forma di fragola, una a forma di melone, una a forma di arancia e via dicendo: sono state installate per accogliere i visitatori in occasione dell’Expo nel 1990, e da allora sono molto amate anche dalla popolazione locale.
Tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta l’azienda di trasporti interurbani statunitense Greyhound aveva costruito dei grossi terminal comodi e sgargianti dove i passeggeri potevano aspettare che arrivasse l’autobus. Oggi molte non sono più in uso, anche se alcune di quelle con maggior significato storico sono state preservate e restaurate.
In alcuni casi la bellezza delle stazioni degli autobus è dovuta all’estro di un singolo architetto: è il caso delle stazioni dell’Abkhazia, regione sulle sponde del mar Nero contesa tra Georgia e Russia, che un tempo apparteneva all’Unione Sovietica. In quella regione l’architetto e artista contemporaneo georgiano Zurab Tsereteli costruì tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta una serie di fermate dell’autobus particolarmente sgargianti e vistose, che ricordano a tratti il lavoro dell’architetto spagnolo Antoni Gaudí.
Altre fermate molto belle si possono trovare in Bielorussia, dove negli anni Ottanta il governo chiese ad alcuni artisti locali di decorare con dipinti e murales moltissime fermate degli autobus, anche in località piuttosto remote. Alcune sono tuttora visibili, benché da allora le autorità non abbiano fatto molto per proteggere e preservare queste opere. «Vivevamo in un mondo socialista in cui il trasporto individuale era scoraggiato: non era molto sviluppato, le masse non avevano l’automobile», spiegò l’architetto bielorusso Armen Sardarov.
In altri casi recenti, gli architetti chiamati a costruire una nuova fermata ne hanno approfittato per rispondere ad altri bisogni della comunità locale. Nella città di Umeå, in Svezia, i designer di Rombout Frieling Lab hanno installato una pensilina con dei pezzi mobili e regolabili, pensati per consentire agli utenti di proteggersi dal vento che non sempre proviene dalla stessa direzione, ma anche di appoggiarsi comodamente e ammirare la natura circostante a proprio piacimento. Gli architetti hanno anche installato un sistema di luci e suoni che comunica ai viaggiatori l’arrivo di un nuovo autobus, la sua provenienza e la sua direzione, aiutando anche gli utenti più distratti.
Nel Regno Unito, nei Paesi Bassi, in Danimarca, Svezia, Francia e Belgio l’azienda Clear Channel ha invece aiutato decine di amministrazioni locali a installare delle cosiddette “buzz stops” (un gioco di parole che unisce “bus stop”, fermata dell’autobus, a “buzz”, il suono che fanno le api in inglese). Sono pensiline sopra alle quali viene installato un piccolo giardino in miniatura colmo di fiori autoctoni, in modo da attirare insetti impollinatori come api, bombi e farfalle. Contribuiscono ad aumentare la biodiversità nei centri urbani, ma assorbono anche l’acqua piovana e secondo l’azienda contribuiscono in piccola parte a compensare la formazione delle cosiddette “isole di calore urbane“.
– Leggi anche: Perché in città fa più caldo