Perché la vittoria della maratona di Sifan Hassan è eccezionale
È diventata la prima atleta con una medaglia olimpica su quattro distanze diverse, dopo essere stata a lungo una mezzofondista: e forse questo l'ha anche aiutata
L’atleta nederlandese Sifan Hassan non era considerata la favorita nella maratona femminile di domenica, l’ultima gara di atletica alle Olimpiadi di Parigi 2024: eppure l’ha vinta in modo spettacolare e stabilendo anche il nuovo record olimpico. Hassan a queste Olimpiadi aveva vinto già due medaglie di bronzo, nei 5.000 e nei 10.000 metri in pista: le stesse discipline in cui vinse l’oro ai Giochi di Tokyo nel 2021, oltre a un bronzo nei 1.500 metri. Hassan è diventata così la prima atleta di sempre, sia tra le donne sia tra gli uomini, a vincere quattro medaglie olimpiche su quattro distanze diverse (e peraltro tra loro molto diverse).
L’ultimo atleta a vincere una medaglia nelle stesse tre distanze di Hassan – 5.000, 10.000 e maratona – in una sola edizione era stato il ceco Emil Zatopek a Helsinki 1952, tutte medaglie d’oro. All’epoca di Zatopek però c’era più tempo per riposare tra una gara e l’altra e la concorrenza era decisamente minore: Hassan, che ha 31 anni, ha gareggiato contro atlete che detenevano il record mondiale nelle rispettive discipline, mentre Zatopek rimase imbattuto sui 10mila metri dal 1948 al 1954.
Domenica Hassan ha vinto la maratona in 2 ore, 22 minuti e 55 secondi, davanti all’etiope Tigst Assefa (arrivata con 3 secondi di ritardo) e alla keniana Hellen Obiri (15 secondi di ritardo). Nella prima parte della maratona, Hassan era rimasta un po’ staccata dal gruppetto di testa, ma poi si era riavvicinata nella fase più dura del percorso, quella che prevedeva salite ripidissime e inedite per una corsa a piedi, con pendenze vicine al 13 per cento. La sua vittoria è stata eccezionale soprattutto perché lei non è una maratoneta pura, e anzi ha cominciato a gareggiare su questa distanza solo poco più di un anno fa: è considerata normalmente una mezzofondista, cioè un’atleta da distanze su pista tra gli 800 e 10.000 metri (Hassan, per dire, ha persino un primato che la renderebbe competitiva anche negli 800 metri, di 1 minuto e 56,81 secondi, anche se non li corre mai).
Negli ultimi 10 chilometri dei 42,195 della maratona Hassan si era reinserita nel gruppetto di testa, che comprendeva oltre a lei alcune delle maratonete più forti al mondo e date come favorite prima della gara: le keniane Sharon Lokedi e Hellen Obiri, e le etiopi Tigst Assefa e Amane Beriso Shankule. A quel punto della gara si è cominciato a pensare ad Hassan come una possibile vincitrice, perché se fossero arrivate tutte insieme avrebbe potuto far valere la sua esperienza nelle volate: un’abitudine per chi gareggia in pista ma non per chi fa la maratona, che di solito misura ogni energia per mantenere un ritmo costante durante tutta la gara. È andata così: Assefa ha accelerato nell’ultimo chilometro, facendo staccare una ad una tutte le altre ma non Hassan, che negli ultimi metri ha accelerato all’improvviso e l’ha superata. Sono arrivate persino a contatto spalla contro spalla, la squadra etiope ha provato a fare ricorso ma senza successo: era evidente che Hassan andasse più forte. The Athletic l’ha definita «forse la più spettacolare e combattuta maratona olimpica di sempre».
A queste Olimpiadi Hassan, tra qualifiche e finali, ha corso 62 chilometri in 10 giorni, con la maratona solo 35 ore dopo la finale dei 10.000 metri piani. «Me ne sono pentita ogni singolo istante», ha detto Hassan dopo la maratona: «Mi dicevo: “Se solo non avessi corso [le altre due gare], oggi mi sentirei a posto”. Dall’inizio alla fine, ho sentito ogni passo. Non mi sono sentita bene fino al ventesimo chilometro» (e infatti nella prima parte era rimasta staccata dal gruppo di testa).
Hassan ha debuttato nella maratona a livello internazionale a Londra, nell’aprile 2023, vincendola. Lo scorso autunno era arrivata prima anche alla maratona di Chicago, con il secondo miglior tempo di sempre per una donna (2 ore, 13 minuti e 44 secondi); il record mondiale (2 ore, 11 minuti e 53 secondi) lo aveva fatto poche settimane prima proprio Assefa, nella maratona di Berlino. Non è stato insomma sorprendente che fosse competitiva anche sulla maratona, ma lo è stato certamente il fatto che lo sia stata dopo le fatiche dei giorni precedenti.
Nonostante Hassan abbia iniziato a gareggiare nella maratona solo recentemente, secondo il giornale nederlandese Nrc quello era stato il suo obiettivo fin dall’inizio. Hassan è nata ad Adama in Etiopia, ma nel 2008 arrivò nei Paesi Bassi come richiedente asilo. Aveva quindici anni e venne portata nel centro d’accoglienza di Stichting Jade, vicino a Groningen, nel nord-est del paese. Fu una fase molto difficile anche perché, almeno all’inizio, Hassan non poté allenarsi.
Dopo alcuni mesi le fu finalmente consentito di tornare a fare atletica leggera, la sua passione fin da quando era bambina. Hassan si traferì poi a Leeuwarden, nel nord dei Paesi Bassi, dove l’associazione sportiva locale fece una colletta per comprarle le scarpe e i vestiti con cui allenarsi. Uno degli assistenti della fondazione che la seguiva ha ricordato che, una delle prime volte che la accompagnò al campo sportivo, lei gli disse: «Un giorno vincerò una medaglia d’oro». Hassan ne ha vinte tre olimpiche, senza contare i titoli mondiali ed europei.
Nei primi anni di agonismo fu la sua allenatrice dell’epoca, Yke Schouwstra, a sconsigliare ad Hassan di correre la maratona, ritenendola troppo giovane. Nel 2010 Hassan si trasferì ad Eindhoven, dove c’è una storica comunità etiope, poi entrò stabilmente nel giro della nazionale nederlandese di atletica, ricevendo infine la cittadinanza nel novembre 2013 (fino ad allora non aveva il passaporto nederlandese né quello etiope). Dopo le Olimpiadi di Rio del 2016, dove non vinse medaglie e si infortunò, si trasferì negli Stati Uniti, dove vive e si allena tuttora.
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