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  • Lunedì 12 agosto 2024

La break dancer Raygun è diventata un meme, e un caso

Dopo la sua goffa esibizione alle Olimpiadi l'australiana è stata al centro di prese in giro e polemiche, ma nel frattempo sono emerse un po' di attenuanti

(AP Photo/Frank Franklin)
(AP Photo/Frank Franklin)
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Dalla scorsa settimana l’australiana Rachael Gunn, nota come Raygun, è diventata uno dei meme più popolari delle Olimpiadi di Parigi, per via della sua bizzarra e controversa performance nel torneo di breaking (cioè la break dance), commentata e derisa da moltissime persone sui social network e diventata un caso che ha coinvolto perfino il primo ministro australiano Anthony Albanese.

Gunn aveva ottenuto zero punti per la sua prova, che era stata platealmente inferiore rispetto a quella delle avversarie, e per questo era stata oggetto di estese prese in giro, diventate anche critiche e accuse piuttosto polemiche. Le prese in giro di Raygun hanno provocato per reazione molte dichiarazioni di sostegno nei suoi confronti, sia fisiche sia online: domenica per esempio Raygun è stata difesa dal capo dei giudici del torneo olimpico di breaking nonché celebrata al suo arrivo alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi.

Ancora oggi il video della sua performance gira moltissimo sui social network.

Gunn ha 36 anni, è di Sydney ed è una ballerina fin da quando era bambina. Lavora come ricercatrice alla Macquarie University di Sydney, dove ha studiato musica contemporanea e ha ottenuto un dottorato in studi culturali con una tesi sulla «intersezione tra genere e cultura breakdance a Sydney». Fa breakdance da circa dieci anni, la insegna ai ragazzi e prima delle Olimpiadi aveva già rappresentato l’Australia ai World Breaking Championship del 2021, 2022 e 2023. Lo scorso ottobre aveva infine vinto il Oceania Breaking Championship, assicurandosi un posto per le Olimpiadi di Parigi.

Venerdì, quando si è esibita nei turni preliminari del torneo femminile di breaking, è stato immediatamente chiaro che non era al livello delle altre atlete. Mentre le avversarie davano prova di grande atletismo, forza, elasticità ed eleganza con i loro passi acrobatici a tempo di musica hip hop, gli ingressi – come vengono chiamati in gergo i momenti attivi della performance – di Gunn erano molto statici, a tratti scoordinati e goffi, e in alcuni casi volutamente buffi. In particolare due passi hanno fatto discutere: uno in cui Gunn imitava i saltelli di un canguro, e uno in cui è sembrata riprodurre il movimento di un irrigatore da prato con la testa.

Nelle ore successive alla sua performance i social network si sono riempiti di meme che la prendevano in giro, in alcuni casi affettuosamente, in altri con maggiore cattiveria. Altri ancora hanno criticato Gunn accusandola di aver ridicolizzato la break dance nel momento della sua massima esposizione mediatica, cioè il giorno del suo esordio alle Olimpiadi. Molti commentatori, in effetti, hanno strumentalmente usato i pochi secondi della prova di Gunn per sostenere che la break dance non fosse uno sport degno di essere incluso alle Olimpiadi, ignorando il fatto che l’atletismo e la complessità delle esibizioni degli altri atleti, specialmente quelli arrivati alle fasi finali, non erano nemmeno lontanamente paragonabili a quanto mostrato da Gunn.

Dopo le prime critiche, Gunn aveva spiegato: «Non avrei mai battuto queste ragazze in quello che fanno meglio, le mosse dinamiche e di potenza, quindi volevo muovermi diversamente, essere artistica e creativa, perché quante volte in una vita hai la possibilità di farlo su un palcoscenico internazionale». Nei giorni successivi Gunn ha invece evitato di parlare con i giornali.

«Penso che quanto è successo sui social media con i troll e i leoni da tastiera sia stato molto brutto» ha detto Anna Meares, ciclista australiana due volte campionessa olimpica, a capo della delegazione australiana a Parigi. «Ho assolutamente apprezzato il suo coraggio, amo la sua personalità». L’ha difesa anche Jeff ‘J-Attack’ Dunne, che rappresentava l’Australia nella break dance tra i maschi, secondo cui Gunn è la migliore breaker australiana: «la rispetto al 100%». Secondo Martin Gilian, il capo dei giudici del torneo olimpico di breaking, passi come quello del canguro sono peraltro coerenti con lo spirito della breaking, che è quello di farsi ispirare dal contesto da cui si proviene. Gunn, ha fatto notare Gilian, meritava di stare alle Olimpiadi perché aveva vinto il torneo organizzato per la qualificazione.

Proprio sulle modalità con cui la break dance ha dovuto organizzarsi per partecipare alle Olimpiadi si sono concentrate alcune analisi sulle implicazioni della vicenda di Gunn.

La breaking, nata nella cultura hip hop afroamericana del Bronx negli anni Settanta, è sempre stata interpretata come qualcosa di più vicino a una forma di espressione artistica e culturale – pur molto atletica – che a uno sport. La sua inclusione alle Olimpiadi di Parigi è stata una vicenda piuttosto controversa: la World DanceSport Federation (WDSF), l’organo di governo internazionale della danza sportiva riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale, provava infatti da decenni a inserire una forma di danza alle Olimpiadi. Dopo aver tentato a lungo con il ballo da sala, una decina di anni fa capì che era una disciplina troppo datata per essere accettata dalle Olimpiadi, che volevano svecchiare la propria immagine.

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La WDSF decise così di puntare sulla breaking, che incorporava cultura giovanile e grande atletismo, e aveva più possibilità di essere ammessa. Il problema è che la federazione non aveva veri legami con i gruppi e le persone che si occupavano realmente di breaking nel mondo, e non rappresentava in nessun modo quel mondo e quel movimento. Alcuni famosi “b-boys” e “b-girls”, come sono chiamati ballerini e ballerine nella break dance, si opposero a questa operazione della WDSF, mentre altri decisero di assecondarla, convinti che fosse una buona occasione per la disciplina.

La breaking fu ammessa ai Giochi olimpici giovanili nel 2018, e poi fu annunciato che ci sarebbe stata nel programma di Parigi. Anche se buona parte del movimento internazionale legato alla break dance non aveva voluto renderla uno sport olimpico, b-boys e b-girls in tutto il mondo si ritrovarono a doversi improvvisare allenatori e funzionari, per strutturare per quanto possibile la disciplina in vista delle Olimpiadi.

(AP Photo/Abbie Parr)

In un’intervista data al Sydney Morning Herald prima dei Giochi, Gunn aveva spiegato di essersi trovata suo malgrado in questa situazione: «La situazione era che ormai eravamo inclusi alle Olimpiadi, quindi tanto valeva assicurarsi di non essere mal rappresentati. Eravamo molto preoccupati che potesse succedere quanto successo negli anni Ottanta, quando la break dance diventò qualcosa di diverso da quello che era inizialmente, e molta della cultura e della storia andò persa. Dovevamo assicurarci che ci fosse un posto al tavolo per noi, anche se non era qualcosa che avevamo necessariamente pianificato o sognato».

Chi faceva break dance in Australia dovette quindi attrezzarsi per formare una federazione, e alcuni dei migliori b-boys e b-girls dovettero decidere se fare gli atleti o i funzionari. Samuel Free, marito di Gunn e b-boy, diventò il suo allenatore, per esempio, anche se avrebbe potuto gareggiare come atleta. Lo scorso ottobre si tennero a Sydney le qualificazioni olimpiche per i paesi dell’Oceania, e Raygun batté in finale una b-girl di nome Molly.

«Alcuni atleti si sono allenati per le Olimpiadi tutta la vita. Il percorso olimpico di Gunn invece le è capitato addosso cinque anni fa come imprevisto» scriveva il Sydney Morning Herald, prima che il mondo scoprisse Raygun. Anche per via della sua formazione teorica e attività di ricerca, però, Gunn finì per assumere un ruolo piuttosto prominente nell’avvicinamento alle Olimpiadi. Scrisse anche un articolo sull’Economist per spiegare la disciplina, sostenendo che l’inclusione alle Olimpiadi avrebbe ampliato le «occasioni professionali per i breaker», e avvisando di «aspettarsi l’inaspettato il 9 e il 10 agosto».

Dopo la sua esibizione e tutte le polemiche che sono seguite, il segretario generale della WDSF Sergey Nifontov ha offerto a Gunn una forma di sostegno psicologico per superare le critiche ricevute. Secondo Nifontov quanto successo a Parigi non ha influito sulle possibilità della breaking di rientrare nel programma delle Olimpiadi di Brisbane del 2032: la decisione spetterà proprio al Comitato Olimpico Australiano. Quello statunitense, responsabile del programma di Los Angeles 2028, ha già deciso di non includere la break dance.

Gilian, il capo dei giudici delle Olimpiadi, ha spiegato che «la breaking è tutta una questione di originalità e di portare qualcosa di nuovo sul tavolo. Ed è esattamente quello che Raygun stava facendo». Il fatto che non abbia preso nemmeno un punto è indicativo di quanto sia rigido il sistema di valutazione impiegato, secondo Gilian, e non vuol dire che sia andata davvero così male.

Il primo ministro australiano Albanese, rispondendo a una domanda sul caso, ha ricordato che lo spirito delle Olimpiadi è quello di partecipare, e «Raygun ci ha provato: buon per lei. È nella tradizione australiana di buttarsi. Si è buttata nel rappresentare il suo paese, ed è una cosa bella».

Domenica sera, durante i festeggiamenti per la fine delle Olimpiadi, Gunn era con gli atleti e le atlete della delegazione australiana per le strade di Parigi, dove ha riproposto alcuni dei suoi passi e cantato a squarciagola sulle spalle dal vogatore Angus Widdicombe.