25 cose che non dimenticheremo di queste Olimpiadi
Una finale dei 100 metri vinta per 5 millesimi, l'argento di Nadia Battocletti, le polemiche sulla Senna e alcune prime volte storiche
Un avvenimento sportivo si può ricordare per molte ragioni: alcune hanno a che fare più strettamente con lo sport (un record, una vittoria o una sconfitta inaspettate, una gara combattuta), altre più con il contesto in cui avvengono (un luogo particolare o una certa situazione politica, per esempio, oppure per il pubblico!). Altre ancora per una combinazione di tutte queste cose, insieme alle storie personali degli atleti e al punto di osservazione (l’Italia, in questo caso). Alle Olimpiadi di Parigi 2024, che sono finite ufficialmente domenica, di cose ne sono successe parecchie: alcune verranno dimenticate più difficilmente di altre.
Novak Djokovic, mai così commosso
A 37 anni il tennista serbo era già prima di queste Olimpiadi il più vincente della storia del tennis, ma alla sua carriera mancava ancora un obiettivo importante: la medaglia d’oro olimpica. Nel torneo maschile singolare ha battuto in finale lo spagnolo Carlos Alcaraz, in quella che probabilmente era anche la sua ultima occasione, visto che alle prossime Olimpiadi avrà 41 anni. Difficilmente lo si è visto così emozionato per una vittoria: alla fine della partita tremava e piangeva senza riuscire a fermarsi; «è forse il miglior successo sportivo di tutta la mia carriera», ha detto dopo in conferenza stampa.
La prima medaglia della Squadra Olimpica Rifugiati
È il bronzo nella boxe (categoria pesi medi, 75 kg) della pugile Cindy Ngamba, che è nata in Camerun ma vive da anni e si allena nel Regno Unito, dove nel 2021 le è stato accordato il diritto d’asilo: Ngamba infatti è omosessuale, e se tornasse in Camerun rischierebbe il carcere per questo. La Squadra Olimpica Rifugiati esiste dalle Olimpiadi di Rio del 2016 e comprende atleti e atlete che per qualche ragione sono state costrette a scappare dal proprio paese, o che non ci possono tornare, per evitare persecuzioni. A Parigi 2024 erano 39.
L’incredibile Olimpiade di Léon Marchand
Il nuotatore francese, 22 anni, era il più atteso dal pubblico di casa: non solo non ha deluso, ma forse ha fatto anche meglio delle aspettative. Ha vinto una medaglia di bronzo a squadre nella staffetta 4×100 metri misti, e soprattutto quattro medaglie d’oro da solo (un quarto di tutte quelle vinte dalla Francia): nei 200 metri misti, nei 400 metri misti, nei 200 metri rana e nei 200 metri farfalla. Nessun nuotatore aveva mai vinto nella stessa Olimpiade sia nei 200 rana che nei 200 farfalla, due stili diversissimi: lui lo ha fatto nella stessa sera, in meno di due ore. Tra le cose più memorabili delle sue gare c’è anche il pubblico francese che gridava «Allez!» (“forza!”) ogni volta che tirava la testa fuori dall’acqua per respirare.
L’unico atleta a vincere 5 ori in 5 Olimpiadi diverse, nella stessa disciplina
A 41 anni e nell’ultimo incontro della sua carriera, il cubano Mijaín López ha vinto il quinto oro in cinque edizioni consecutive delle Olimpiadi nella lotta greco-romana. Finito l’incontro si è tolto le scarpe e le ha lasciate sul materasso dell’Arena Campo di Marte, a simboleggiare il fatto che anche ritirandosi lui in qualche modo resterà lì. In finale ha battuto Yasmani Acosta, che è nato a Cuba ma dal 2017 rappresenta il Cile proprio per evitare la concorrenza di López a livello nazionale.
Il primo oro di sempre per l’Italia nella pallavolo alle Olimpiadi
La nazionale femminile di pallavolo era arrivata a Parigi 2024 con grandi aspettative, ma anche senza aver mai vinto una medaglia olimpica e dopo aver cambiato allenatore pochi mesi fa: a gennaio era arrivato l’argentino Julio Velasco, 72 anni e molto noto e apprezzato in Italia. Aveva sostituito Davide Mazzanti, andato via tra molte polemiche. Velasco ha creato un gruppo molto affiatato e l’Italia ha dominato il torneo, perdendo un solo set nella prima partita e vincendo 3 set a zero tutte le altre, compresa la finale contro gli Stati Uniti campioni in carica. Nemmeno la nazionale maschile aveva mai vinto la medaglia d’oro: era arrivata per tre volte seconda, nel 1996 (proprio con Velasco in panchina), nel 2004 e nel 2016.
La volata più faticosa di Sifan Hassan
Dopo aver vinto due medaglie di bronzo nei 5.000 e 10.000 metri, nell’ultima giornata di Olimpiadi la nederlandese Sifan Hassan ha vinto anche la maratona, in un modo abbastanza eccezionale se si considera che per quasi tutta la sua carriera è stata una mezzofondista. È stata una delle maratone più combattute che si ricordino alle Olimpiadi, e questo forse ha aiutato Hassan, che negli ultimi metri ha fatto valere la sua esperienza nelle volate in pista per superare una maratoneta esperta come Tigst Assefa, dopo 42 chilometri di corsa. Hassan è diventata la prima atleta di sempre a vincere medaglie olimpiche su quattro diverse distanze (la quarta è un bronzo nei 1.500 metri a Tokyo, dove vinse anche l’oro nei 5.000 e 10.000).
I più cool di Parigi 2024: quelli che sparano
Nella prima settimana di Olimpiadi si è generata un’insolita attenzione verso gli atleti degli sport di tiro, dovuta non tanto alle gare in sé, che televisivamente sono anche poco fruibili, ma al carisma e all’estetica di alcune tiratrici e tiratori. I più apprezzati, seguiti e commentati sono stati di gran lunga due specialisti della pistola, per ragioni diverse: la sudcoreana Kim Ye-ji, dall’estetica molto curata, che durante le sessioni di tiro aveva un atteggiamento estremamente freddo e allo stesso tempo teneva nella mano libera dalla pistola un elefantino peluche della figlia; e il turco Yusuf Dikeç, 51enne dall’aria non molto “professionale”, che sparava tenendo sempre la mano in tasca e senza alcun equipaggiamento tecnico, munito solo dei suoi occhiali da vista. Entrambi hanno vinto un argento.
L’oro più scontato di tutti
Quello dello svedese Armand Duplantis, ovviamente, che detiene il record del mondo nel salto con l’asta da quattro anni e a queste Olimpiadi si è ulteriormente migliorato con un salto da 6,25 metri: è un centimetro in più di quello precedente, visto che ormai da qualche anno Duplantis ha deciso di migliorare il proprio record un centimetro per volta, anche per ragioni economiche. È stato il nono record del mondo nel salto con l’asta di Duplantis, che ha 24 anni e sembra avere tempo e capacità per migliorarsi ancora. Le sue gare ormai sono diventate un’esperienza diversa dal salto con l’asta che si era sempre conosciuto: saltano per un’ora o due tutti gli altri, che si fermano intorno ai 6 metri (e spesso sotto), e poi quando tutti finiscono di sbagliare comincia la vera gara, quella in cui lui cerca di battere se stesso.
I 2 minuti in cui Steph Curry ha fatto Steph Curry
A 2:48 minuti dal termine della finale di basket maschile tra Stati Uniti e Francia, la nazionale statunitense era avanti di soli tre punti, 82 a 79. Fino a quel momento era stata una partita piuttosto tirata e la Francia, partendo da sfavorita, era riuscita a mettere in difficoltà il “Dream Team” americano (che come suggerisce il nome è una squadra fatta da campionissimi del basket NBA). È in quel momento che Steph Curry, ormai indiscutibilmente considerato il miglior tiratore di basket di tutti i tempi, ha segnato il primo di quattro canestri da tre punti consecutivi che hanno permesso agli Stati Uniti di vincere la partita, e la medaglia d’oro. In particolare l’ultimo canestro è stato notevole: Curry ha tirato fuori equilibrio e sotto la pressione di due difensori. Dopo avere segnato uno dei canestri più incredibili della storia del basket nelle Olimpiadi ha fatto il gesto della buonanotte (si è portato le due mani unite vicino alla guancia destra), che era diventato famoso durante i playoff di due anni fa, quando i Golden State Warriors, la sua squadra, avevano vinto il titolo NBA. E per l’occasione, a fine serata, ha indossato anche una felpa con la scritta “nuit nuit” (tradizione in francese di “night night”, “buonanotte” in italiano).
Tamberi e i calcoli renali
Gianmarco Tamberi, capitano della nazionale di atletica e portabandiera nella cerimonia di apertura alle Olimpiadi, arrivava a Parigi da campione olimpico, mondiale ed europeo in carica. Ci si aspettava tanto, ma le cose sono andate diversamente. Tamberi ha avuto una colica renale pochi giorni prima di partire per Parigi, è andato lo stesso e ha superato con qualche difficoltà le eliminatorie qualificandosi per la finale. Poi ha avuto un’altra colica il giorno prima della finale: ha gareggiato comunque, al primo salto è riuscito a superare la misura di 2,22 metri al terzo tentativo, ma si è fermato lì, fallendo i tre tentativi al salto successivo. In compenso in finale è andato bene l’altro italiano in gara, Stefano Sottile, che è arrivato quarto: si è fermato al salto di 2,34 metri, il suo nuovo primato personale.
Il pubblico di Parigi: wow
Una cosa davvero notevole di queste Olimpiadi è stata la grande partecipazione del pubblico alle gare olimpiche, che ha prodotto un’atmosfera e una carica decisamente diverse da quelle di Tokyo tre anni fa, quando gli eventi si erano tenuti senza pubblico a causa del Covid. Tutti i palazzetti e in generale i luoghi delle gare erano pieni: il Grand Palais, dove si sono tenute tra le altre le gare di scherma, il campo del beach volley sotto la tour Eiffel, le rive della Senna per assistere al nuoto in acque libere, le affollatissime strade di Montmartre nelle gare di ciclismo su strada, e ovviamente lo Stade de France con la sua pista ufficialmente viola, per la gare di atletica. C’era una ovvia maggioranza di tifosi francesi – e si sono fatti molto sentire, per esempio durante le gare di nuoto dell’idolo locale Léon Marchand – ma non solo.
Katie Ledecky: l’atleta statunitense più medagliata di sempre
Alle Olimpiadi di Parigi la statunitense Katie Ledecky è diventata l’atleta statunitense più medagliata di sempre in campo femminile: in questa edizione ha vinto due medaglie d’oro (nei 1500 e negli 800 metri stile libero), una d’argento (nella staffetta 4×200 stile libero) e una di bronzo (nei 400 stile libero), portando a 13 il numero totale di medaglie olimpiche vinte da Londra 2012 a oggi. Ledecky, che ha 27 anni e alle prossime Olimpiadi ne avrà 31, continua a fare cose impressionanti: nella finale dei 1500 ha dato 10 secondi alla seconda, la francese Anastasiya Kirpichnikova, e in generale sa anche nuotare con un bicchiere di latte al cioccolato sulla testa, se ve lo stavate chiedendo.
8 su 8 e un tuffo perfetto
La Cina alla fine ce l’ha fatta: ha vinto tutte le medaglie d’oro disponibili nelle gare di tuffi, 8 su 8. Finora era riuscita a fare tre volte “solo” 7 su 8. Tra le ragioni di questo dominio ci sono anche le politiche di “reclutamento” e allenamento imposte a livello statale, con centinaia di bambine e bambini che entrano nei centri federali sin da piccoli e si allenano per moltissime ore al giorno. La cosa più impressionante di queste Olimpiadi è successa nella gara dalla piattaforma da 10 metri, quando Hongchan Quan (poi medaglia d’oro) ha fatto quello che secondo i giudici è stato un tuffo perfetto: tutti e sette le hanno dato 10 su 10.
Le polemiche sull’acqua della Senna
Prima e durante le gare si è parlato moltissimo della salubrità delle acque della Senna, il fiume che scorre per Parigi e che da programma doveva ospitare le gare di fondo del nuoto, cioè quelle più lunghe e che si tengono fuori dalla piscina, e la parte acquatica del triathlon. Il governo francese e l’amministrazione della città avevano speso più di un miliardo di euro per tornare a rendere balneabile il fiume, che non lo era più da alcuni decenni. Poco prima dei Giochi la situazione sembrava migliorata. Poi a sporcare di nuovo le acque ci aveva pensato la pioggia: alcuni allenamenti erano stati annullati, infine le gare si sono tenute regolarmente. Nei giorni successivi soprattutto alcuni atleti del triathlon hanno raccontato di essersi sentiti male dopo essere usciti dall’acqua, e il sito francese Mediapart ha pubblicato alcuni esami secondo cui l’acqua della Senna è stata davvero balneabile per un paio di giorni durante tutta la durata delle Olimpiadi.
Una finale dei 100 metri maschili piuttosto pazzesca
Quella vinta dallo statunitense Noah Lyles è stata probabilmente la finale più combattuta e di alto livello di sempre, nella categoria. Fra Lyles e l’ottavo classificato (l’ultimo) c’è stato un distacco di soli 12 centesimi, il più ridotto di sempre in una finale dei 100 metri. Lyles è arrivato prima del giamaicano Kishane Thompson per soli cinque millesimi di secondo, 9,784 contro 9,789. Il velocista italiano Marcell Jacobs, campione olimpico uscente, ha fatto una gara eccellente correndo in 9,85, un tempo che alle Olimpiadi del 2004 sarebbe valso la medaglia d’oro. Nelle ore successive alla finale le immagini dell’arrivo al fotofinish degli otto atleti girarono moltissimo.
Una delle medaglie italiane più inaspettate
L’ha ottenuta la 24enne trentina Nadia Battocletti nei 10mila metri femminili, in cui è arrivata seconda. Battocletti arrivava alla gara da campionessa europea in carica, ma con un tempo molto superiore alle favorite. Per di più nella sua carriera aveva corso i 10mila metri soltanto in altre tre gare ufficiali. Grazie a una finale molto tattica Battocletti è riuscita a rimanere fino alla fine nel gruppo delle atlete di testa per poi arrivare seconda dopo un ottimo scatto finale. Dopo la gara ha raccontato che nel riscaldamento si era anche fatta male a un tendine, e che per tutta la gara ha sentito parecchio dolore. Appena qualche giorno prima Battocletti era arrivata quarta nei 5.000 metri, in una gara nella quale per qualche ora aveva pensato anche di poter essere terza, perché un’avversaria era stata inizialmente squalificata.
L’ultima Olimpiade di Gregorio Paltrinieri?
Il nuotatore italiano più forte e vincente di sempre è riuscito a vincere due medaglie, nei 1.500 metri e negli 800 stile libero, un argento e un bronzo, nonostante e un’età – 29 anni – in cui buona parte dei nuotatori non è più competitiva ad alti livelli. Alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi è stato il portabandiera della nazionale italiana insieme alla sua fidanzata Rossella Fiamingo, che ha vinto la medaglia d’oro nella spada a squadre femminile.
Il caso montato intorno alla pugile Imane Khelif
La 25enne algerina ha un aspetto considerato mascolino e l’anno scorso, per questo e per via di alcuni mai precisati test medici, era stata esclusa dai Mondiali di pugilato dall’International Boxing Association (IBA), l’associazione di riferimento del pugilato professionistico che però è molto controversa e ha estesi legami con la Russia. Quando Khelif era stata sorteggiata per lottare contro la pugile italiana Angela Carini, i giornali e i politici della destra italiana l’hanno accusata di essere un uomo oppure una “persona trans”, anche se non risulta in nessun modo che sia così. Carini si è ritirata quasi subito dal suo incontro, sembra dopo aver ricevuto pressioni dall’IBA. Khelif alla fine ha vinto la medaglia d’oro e sporto denuncia in Francia per essere stata oggetto di una campagna d’odio.
Lo spettacolo del surf a Tahiti
Le gare di surf si sono tenute di fronte a Teahupo’o, piccola cittadina sulla costa sud-occidentale di Tahiti, l’isola in cui vive la maggior parte dei circa 280mila abitanti della Polinesia francese. Il posto è stato scelto perché le onde a Teahupo’o sono fra le più spettacolari e difficili al mondo e hanno favorito una grande competizione e bellissime foto (piccola nota storica: 50 anni fa Tahiti fu raggiunta da una nube radioattiva provocata da un test nucleare francese svolto a 1.200 chilometri di distanza: le conseguenze sono uno dei motivi per cui i rapporti tra Tahiti e il governo francese sono da sempre piuttosto complicati). A parte l’atmosfera rilassante dei surfisti, spesso in contraddizione con quella ben più tesa delle gare a Parigi, di questa edizione ricorderemo soprattutto l’incursione in gara di una balena e questa notevolissima foto del surfista brasiliano Gabriel Medina.
Snoop Dogg era ovunque
Ufficialmente era lì per lavoro, come inviato speciale dell’emittente statunitense NBC. Nella pratica la presenza del rapper alle competizioni è diventata un evento nell’evento, per via del suo consueto stile sardonico, rilassato e divertito: un tratto che era emerso anche durante l’edizione precedente dei Giochi, quando aveva commentato le gare insieme al comico Kevin Hart (diventando famoso soprattutto per quelle molto divertenti del dressage). Di fatto il campionario di Snopp Dogg a Parigi si può dividere in due: ha fatto il “supertifoso” delle squadre olimpiche statunitensi, ballando e tifando con outfit molto vistosi; oppure ha provato varie discipline sportive, tra cui judo, nuoto e i 200 metri piani, spesso in compagnia di campioni o ex campioni delle stesse. A un certo punto lo si è visto persino con Al Bano. Visto il successo in questa edizione è probabile che rivedremo qualcosa di simile tra quattro anni, alle Olimpiadi di Los Angeles, che è anche la sua città.
«Ma io che cosa continuo ad allenarla a fare questa trave?», diceva Alice D’Amato
L’oro alla trave di Alice D’Amato è stato storico per molte ragioni: è stato il primo di sempre per l’Italia nella ginnastica artistica femminile, e D’Amato lo ha vinto battendo le migliori ginnaste in circolazione e soprattutto la statunitense Simone Biles, considerata la miglior ginnasta della storia. Sia Biles che altre delle migliori in gara sono cadute dalla trave, l’attrezzo che molte ginnaste considerano il più difficile e imprevedibile in assoluto. È stato a lungo così anche per la stessa D’Amato, che dopo la gara ha raccontato di aver proposto più volte alla sua allenatrice di smettere di allenarsi sulla trave, visto che cadeva sempre: «Ma io che cosa continuo ad allenarla a fare questa trave, è solo una perdita di energie, quando potrei dedicarmi ad altro».
Tre ori per Roncadelle!
C’è questo comune in provincia di Brescia, con poco più di 9mila abitanti, in cui vivono tre atleti che a Parigi hanno vinto tre medaglie d’oro: Giovanni De Gennaro nella canoa slalom, Alice Bellandi nel judo, e Anna Danesi con la nazionale italiana di pallavolo. Che dire: Roncadelle ha vinto più medaglie d’oro della Danimarca.
Il breaking secondo Raygun
Nel primo giorno della break dance alle Olimpiadi la performance più commentata non è stata quella della vincitrice del torneo femminile, la giapponese Ami, bensì quella dell’australiana Raygun, che non ha preso nemmeno un punto dai giudici. Nelle fasi preliminari della competizione, la 36enne Rachael Gunn, ricercatrice universitaria e studiosa della break dance, si è distinta per una certa staticità e goffaggine, che ha sfigurato rispetto all’atletismo esasperato delle avversarie. La prova di Gunn ha attirato molte simpatie e benevole prese in giro, ma anche le critiche di chi ha trovato ridicole e imbarazzanti le sue mosse del “canguro” e “dell’irrigatore”, diventate immediatamente tra i meme più condivisi dei Giochi.
L’“alzata in salto svedese”, che forse cambierà il beach volley
David Åhman e Jonatan Hellvig, entrambi 22enni e alla loro prima Olimpiade, hanno vinto il torneo maschile di beach volley e mostrato forse al pubblico più ampio possibile la loro innovativa strategia di gioco, che usano già da qualche tempo: la cosiddetta “alzata in salto”, già rinominata “svedese”, che scardina l’automatismo “ricezione-alzata-schiacciata” più comune nel beach volley. Åhman e Hellvig hanno iniziato ad applicare quasi in ogni azione uno schema che prima si vedeva solo ogni tanto: dopo la ricezione, l’alzatore (che si trova vicino alla rete) salta come se volesse schiacciare, e decide solo mentre è in aria se alzare la palla al compagno o se concludere direttamente l’azione. L’azione quindi si trasforma o in un’alzata in salto, oppure in una schiacciata al secondo tocco. È abbastanza devastante, e secondo molti dopo di loro sempre più atleti cominceranno a giocare così a beach volley.
Due notevoli prime medaglie, per il Botswana e Santa Lucia
Dalle gare di velocità dell’atletica sono arrivate due prime medaglie per due paesi che finora non ne avevano mai vinta nessuna. Letsile Tebogo, del Botswana, ha vinto a sorpresa la medaglia d’oro nei 200 metri davanti a due statunitensi (al terzo posto è arrivato Noah Lyles, che era favorito ma ha gareggiato col Covid, ha detto poi). Julien Alfred, di Santa Lucia, ha invece vinto la gara dei 100 metri, facendo l’ottavo tempo di sempre e arrivando anche lei davanti a due statunitensi. Per chi non lo sapesse: Santa Lucia è uno stato insulare caraibico che ha poco più di 180mila abitanti, e la vittoria di Alfred è stata festeggiata con grande trasporto.