L’Iran ha ridotto le pene di Elaheh Mohammadi e Niloofar Hamedi, le giornaliste condannate per aver raccontato il caso di Mahsa Amini
Due corti d’appello di Teheran, in Iran, hanno ridotto le pene di Elaheh Mohammadi e Niloofar Hamedi, le due giornaliste iraniane condannate per aver raccontato il caso di Mahsa Amini, e in particolare per aver collaborato con gli Stati Uniti. Lo scorso ottobre Hamedi (31 anni) e Mohammadi (37) erano state condannate rispettivamente a sette e sei anni per la copertura della storia di Amini, ma anche a cinque anni per aver agito contro la sicurezza nazionale e a un ulteriore anno di carcere per «propaganda contro la Repubblica islamica dell’Iran».
Domenica i loro avvocati hanno detto che le due corti d’appello che hanno esaminato i loro ricorsi le hanno assolte dall’accusa di collaborazione con gli Stati Uniti e hanno invece stabilito che le pene per gli altri reati possono essere scontate insieme. Gli avvocati tuttavia hanno detto di sperare che verranno graziate, visto che i reati per cui sono state condannate rientrano tra quelli per cui nel 2023 la Guida Suprema Ali Khamenei, la principale autorità politica e religiosa dell’Iran, aveva concesso un’amnistia. A gennaio Mohammadi e Hamedi erano state scarcerate dopo il pagamento di una cauzione: in attesa che i tribunali si esprimessero sul loro ricorso sono potute restare fuori dal carcere.
Mahsa Amini aveva 22 anni ed era morta in carcere nel settembre del 2022 dopo essere stata arrestata perché non indossava correttamente il velo islamico, o hijab, come prescritto dalle leggi iraniane. Il regime iraniano aveva attribuito la sua morte a cause naturali, ma è ritenuto molto probabile che fosse stata invece causata dalla violenza della polizia. Da allora nel paese erano iniziate grosse proteste che si erano presto trasformate in contestazioni più ampie contro il regime iraniano, che aveva risposto con una dura repressione e alcune condanne a morte.