L’acqua che aveva allagato la centrale idroelettrica di Bargi tornerà nel lago di Suviana
Le operazioni sono iniziate venerdì, dopo i necessari trattamenti di purificazione: ad aprile sette persone morirono in un grave incidente nell'impianto
Venerdì sono cominciate le operazioni per reimmettere nel bacino di Suviana, il lago artificiale sull’Appennino bolognese che alimenta la centrale idroelettrica di Bargi, i 50mila metri cubi di acqua che era rimasta bloccata all’interno della centrale a seguito di un grave incidente avvenuto lo scorso aprile, nel quale erano morti sette operai. La regione Emilia-Romagna ha detto che il procedimento durerà dalle sei alle otto settimane.
Prima di essere reimmessa nel bacino l’acqua è stata sottoposta a tutti i necessari trattamenti di purificazione. Le ultime analisi hanno rilevato valori in linea per i 137 parametri considerati e per tutti gli elementi chimici presi in esame. L’impianto per la purificazione è stato realizzato da Enel Green Power Italia, l’azienda che gestisce la centrale, e per il trattamento sono stati usati vari strumenti tra cui filtri a carbone, filtri assorbenti e resine. Sia Enel Green Power che l’Agenzia regionale per la protezione ambientale dell’Emilia-Romagna (Arpae) continueranno a monitorare la reimmissione dell’acqua e la sua salubrità per tutto il mese di agosto.
Dopo l’esplosione dello scorso 9 aprile l’acqua era entrata nella centrale da diversi punti, principalmente una fonte sorgiva e una paratia mobile che era rimasta parzialmente aperta dopo l’incidente. Per procedere allo svuotamento era necessario chiudere la paratia, ma le operazioni dei sommozzatori erano state molto complesse a causa della particolare struttura della centrale, che si trova 54 metri sotto il livello del lago artificiale di Suviana. Lo svuotamento era infine iniziato a metà giugno, circa due mesi dopo l’incidente: nel frattempo l’acqua si era mescolata con idrocarburi e detriti a causa dell’esplosione.
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Il 9 aprile, intorno all’ora di pranzo, nella centrale si sentì un grosso boato e poi divampò una fiammata. Alcuni operai che si trovavano ai piani alti riuscirono a fuggire, altri rimasero feriti. Tre persone morirono sul colpo, mentre ci vollero quasi tre giorni per recuperare i corpi delle altre quattro vittime, rimaste sommerse nella centrale allagata.
Inizialmente si parlò dell’esplosione della turbina, ma di fatto ancora oggi non si conoscono con certezza le cause di quanto è accaduto. L’ipotesi principale è che durante la fase di collaudo l’alternatore, un macchinario molto pesante collegato alla turbina con dei cuscinetti d’olio, potrebbe essere andato fuori giri, sbilanciandosi, e l’olio dei cuscinetti avrebbe causato un incendio.
Ad aprile la procura di Bologna aprì un’inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo, senza però iscrivere nessuno nel registro degli indagati. In questi mesi la procura ha nominato vari esperti tecnici e consulenti, che dovranno fare perizie e verificare se l’impianto fosse dotato di tutti gli apparati di sicurezza richiesti dalle norme. I magistrati dovranno indagare anche sulla regolarità dei contratti di manutenzione e degli appalti.
Bargi è una frazione di Camugnano, un comune in provincia di Bologna di poco meno di duemila abitanti. La centrale idroelettrica fu costruita nel 1975 dall’Enel e oggi è gestita da Enel Green Power. È la più potente installata in Emilia-Romagna: fa parte del piano di accensione della rete nazionale in caso di black-out, se dovesse esserci un’emergenza nazionale sarebbe in grado di erogare la sua massima potenza in 4 minuti.