L’incredibile fuga di Carles Puigdemont, di nuovo
È avvenuta davanti a centinaia di poliziotti che aspettavano di arrestarlo, nel pieno centro di Barcellona: c'entrano un'auto bianca e un'organizzazione molto precisa
Giovedì mattina a Barcellona l’ex presidente indipendentista catalano Carles Puigdemont è riuscito a sfuggire in maniera rocambolesca e tutto sommato incredibile ai tentativi di arrestarlo, dopo aver tenuto un discorso nel centro della città davanti a migliaia di suoi sostenitori, decine di giornalisti e alla presenza di oltre 300 agenti dei Mossos d’Esquadra, la polizia regionale catalana.
Secondo le ricostruzioni fatte dai giornali spagnoli, Puigdemont, che è ricercato dalla giustizia spagnola e ha trascorso gli ultimi sette anni all’estero, dopo il discorso è probabilmente riuscito a salire su un’automobile che lo aspettava sotto al palco, e da lì, grazie a un’operazione per distogliere l’attenzione della polizia e dei giornalisti, sarebbe riuscito a scappare. Al momento non si sa dove sia e la polizia lo sta ancora cercando. Due poliziotti sono stati arrestati con l’accusa di aver aiutato la fuga, segno che con ogni probabilità Puigdemont ha avuto dei complici anche tra coloro che avrebbero dovuto individuarlo e arrestarlo.
È la seconda volta che Puigdemont riesce a sfuggire alla giustizia spagnola facendo perdere le sue tracce: già nel 2017, dopo il referendum illegale per l’indipendenza della Catalogna, Puigdemont era sparito da Barcellona ed era fuggito fuori dal paese, per evitare di essere arrestato. Al tempo molti altri dirigenti indipendentisti coinvolti nell’organizzazione di quel referendum furono invece arrestati, e alcuni di loro hanno trascorso anni in prigione.
Puigdemont è apparso a Barcellona alle 9 di giovedì mattina, davanti a circa 3.500 sostenitori nel grande viale d’accesso al parlamento catalano, dove stava per cominciare il voto di fiducia per la formazione del nuovo governo regionale. Si sapeva da giorni che avrebbe tentato di arrivare a Barcellona, e lui stesso l’aveva annunciato mercoledì, dicendo che il suo «viaggio di ritorno» era già iniziato (non è da escludere però che si trovasse in territorio spagnolo già da giorni, per evitare eventuali controlli della polizia). In realtà secondo quanto detto da Jordi Turull, segretario generale di Junts, Puigdemont sarebbe arrivato a Barcellona già martedì sera. La polizia aveva iniziato a cercarlo da mercoledì, e tutti davano per scontato che, nel momento in cui Puigdemont avrebbe rivelato la sua presenza, sarebbe stato immediatamente arrestato.
Invece alle 9 di giovedì Puigdemont si è presentato davanti all’Arco di Trionfo di Barcellona accompagnato dal suo storico avvocato Gonzalo Boye, da Jordi Turull, altro politico del suo partito, da alcune persone che sembrava facessero da guardie del corpo e da un paio di fotografi. Si è poi fatto strada tra la folla esultante. È salito su un palco montato per l’occasione dai membri del suo partito e da alcune organizzazioni indipendentiste e ha cominciato a parlare. Non è chiaro perché Puigdemont non sia stato arrestato immediatamente, prima ancora di salire sul palco: è possibile che i Mossos d’Esquadra abbiano preferito aspettare per evitare possibili scontri con le migliaia di sostenitori presenti.
I giornali spagnoli hanno citato il precedente di Clara Ponsatí, un’altra politica catalana ricercata che nel marzo del 2023 aveva tenuto un breve discorso davanti alla stampa e poi si era consegnata alla polizia lasciandosi arrestare pacificamente. È probabile che i Mossos sperassero che anche Puigdemont avrebbe fatto una cosa del genere. Non è successo.
Il discorso di Puigdemont sul palco è durato circa cinque minuti. Alla fine, ha detto: «Non so quanto tempo passerà prima di rivederci, amici e amiche».
I giornali locali hanno scritto che attorno al palco, molto vicino all’ex presidente, si erano piazzati agenti dei Mossos in borghese, che aspettavano il momento buono per arrestarlo. Dopo aver parlato Puigdemont è sparito dietro al palco, dove era stato piazzato un pannello bianco messo apposta per tenere nascosti i suoi movimenti.
Dietro al pannello lo aspettava un’auto, una Honda bianca, su cui presumibilmente sono saliti Puigdemont e un paio di altre persone, che è partita immediatamente e si è confusa nel traffico. Gli agenti più vicini a Puigdemont hanno cercato di inseguirlo, ma l’auto li ha seminati. Successivamente si è scoperto che l’Honda bianca era di proprietà di un agente dei Mossos, che è stato arrestato per aver aiutato la fuga. Altre ricostruzioni ipotizzano invece che l’auto fosse solo un diversivo, e che Puigdemont sia scappato in qualche altro modo.
Ad ogni modo, se Puigdemont è riuscito a scappare senza destare troppo l’attenzione è anche perché nel frattempo, immediatamente dopo la fine del discorso dell’ex presidente, tutti i dirigenti e i politici indipendentisti presenti tra il pubblico hanno cominciato ad andare verso il parlamento, accompagnati da una gran folla di sostenitori, dai giornalisti e dai fotografi. Nei piani originari, Puigdemont aveva detto che avrebbe voluto entrare nel parlamento (è deputato) per partecipare al voto di fiducia. Era quello che tutti, compresi i Mossos d’Esquadra, si aspettavano che avrebbe fatto, e quindi quando è partita questa specie di processione di politici indipendentisti verso il parlamento tutti hanno dato per scontato che tra di loro vi fosse anche Puigdemont. Al contrario, l’ex presidente era già lontano.
C’è voluto un po’ di tempo prima che il grosso dei poliziotti presenti e i giornalisti si accorgessero che Puigdemont non era tra gli altri dirigenti indipendentisti diretti verso il parlamento, ma era fuggito.
Questo è stato probabilmente l’errore principale dei Mossos d’Esquadra, che, come ha scritto la Vanguardia, avevano valutato e si erano preparati per molti scenari possibili: avevano immaginato che Puigdemont si sarebbe presentato in parlamento, che avrebbe cercato di forzare l’ingresso, che si sarebbe consegnato pacificamente in un gesto di disobbedienza civile. Ma non che, dopo un brevissimo discorso di cinque minuti, avrebbe di nuovo provato a fuggire.
Un altro elemento che è stato sottovalutato è stata probabilmente l’organizzazione capillare degli attivisti indipendentisti, che sono riusciti a gestire l’arrivo e la fuga di Puigdemont in maniera perfetta, probabilmente grazie anche alla presenza di persone compiacenti tra le forze dell’ordine, come ha mostrato l’arresto di un agente. Era già successo qualcosa del genere durante il referendum illegale per l’indipendenza del 2017, quando gli attivisti indipendentisti erano riusciti a tenere nascoste le urne e il materiale elettorale senza farsi scoprire dalla polizia spagnola.
Subito dopo l’incredibile sparizione di Puigdemont, vari politici hanno condannato i dirigenti dei Mossos d’Esquadra e anche del governo, sostenendo che la fuga dell’ex presidente catalano sia stata un’umiliazione per lo stato spagnolo.