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  • Mercoledì 7 agosto 2024

La nazionale che non perde alle Olimpiadi dal 1992

Sono le statunitensi del basket, che potrebbero vincere il torneo per l'ottava volta di fila e continuano a sembrare praticamente imbattibili

(Gregory Shamus/Getty Images)
(Gregory Shamus/Getty Images)
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Alle Olimpiadi ci sono sempre grandissime aspettative sulla nazionale maschile statunitense di basket, in particolare quando, come quest’anno, vengono convocati tutti i migliori giocatori: ci sono LeBron James, Stephen Curry, Kevin Durant, tra gli altri. In realtà da un po’ di anni questa nazionale non domina più come prima nelle competizioni internazionali: per esempio non vince i Mondiali dal 2014. C’è però un’altra nazionale di basket statunitense che non perde una partita olimpica dal 1992, che ha vinto le ultime sette edizioni delle Olimpiadi e le ultime quattro dei Mondiali: è la nazionale femminile.

Vincendo domenica contro la Germania, le statunitensi del basket sono arrivate a 58 vittorie consecutive in partite delle Olimpiadi e mercoledì sera giocheranno nei quarti di finale contro la Nigeria. Le due nazionali avevano giocato contro l’ultima volta lo scorso febbraio nelle qualificazioni: avevano vinto gli Stati Uniti 100-46. Nella fase a gironi delle Olimpiadi di Parigi, gli Stati Uniti hanno vinto tutte le partite: hanno battuto il Giappone (102-76), il Belgio (87-74) e la Germania (87-68).

Nella squadra ci sono alcune delle migliori giocatrici al mondo, come A’ja Wilson e Breanna Stewart, e la maggior parte di loro gioca in nazionale da tanto tempo: Diana Taurasi ha 42 anni e potrebbe vincere il suo sesto oro olimpico. L’allenatrice Cheryl Reeve ha preferito puntare su un gruppo di giocatrici esperte e non ha convocato, tra le altre, la 22enne Caitlin Clark, che ha avuto un successo eccezionale a livello universitario e sta giocando la sua prima stagione nella WNBA, il principale campionato femminile di basket statunitense.

Per gli Stati Uniti gioca anche Brittney Griner, che nel 2022 passò quasi dieci mesi in detenzione in Russia per un’accusa (pretestuosa) di traffico di droga.

Secondo il sito specializzato ESPN, comunque, come in tutte le Olimpiadi «la profondità degli Stati Uniti è eccezionale e rimane la differenza principale con le altre avversarie»; con profondità qui si intende il fatto che tutte e dodici le giocatrici convocate sono molto forti. In ogni momento della partita gli Stati Uniti hanno quindi in campo una squadra di altissimo livello (nel basket i cambi sono frequenti) e se le titolari non giocano bene possono essere sostituite senza troppi scossoni. Kahleah Copper, la seconda miglior realizzatrice della WNBA, in nazionale gioca pochi minuti a partita, e cestiste come Sabrina Ionescu, Alyssa Thomas e Napheesa Collier vengono impiegate quando spesso l’esito della gara è già deciso.

A’ja Wilson, 27 anni (AP Photo/Mark J. Terrill)

«Anche lo stile di gioco delle statunitensi si fa notare: quando giocano al loro meglio, sfruttando la difesa per andare in transizione (cioè a passare velocemente dalla difesa all’attacco, prendendo le avversarie di sorpresa), fanno un basket bellissimo», scrive sempre ESPN, secondo cui alcune delle combinazioni difensive sono «il sogno di ogni allenatore».

Ci sono anche aspetti del gioco in cui finora non sono state del tutto convincenti: stanno tirando con poca frequenza da tre punti, per esempio, e quando non riescono ad andare in transizione possono diventare più prevedibili e facili da difendere. È difficile però che una delle squadre rimaste riesca a vincere contro di loro, anche nella fase a eliminazione diretta. Se vincessero il torneo, arriverebbero a otto titoli olimpici consecutivi, superando la serie della squadra maschile che ne vinse sette tra il 1936 e il 1968.