Il piano di Puigdemont per tornare in Catalogna, e farsi arrestare
Creando abbastanza scompiglio da far saltare un accordo che lo esclude dal governo: che l'ex presidente indipendentista ci riesca è un'altra storia
Carles Puigdemont, l’ex presidente della Catalogna fuggito all’estero nel 2017 dopo il referendum illegale per l’indipendenza dalla Spagna, ha annunciato che tornerà giovedì nella regione spagnola per provare a entrare nel parlamento locale senza farsi arrestare con lo scopo di impedire la nascita di un governo di centrosinistra guidato dai suoi principali rivali.
Puigdemont, che è un politico indipendentista di centrodestra, potrebbe essere arrestato se dovesse tornare in Spagna a causa di una complessa vicenda politico-giudiziaria: è accusato di alcuni crimini legati al referendum del 2017, tra cui quello di appropriazione indebita. Puigdemont sostiene di voler tornare in Catalogna e presentarsi nel parlamento catalano, dove è deputato, per partecipare al voto di fiducia del nuovo governo, che si terrà domani. In realtà sa che sarà arrestato, e probabilmente vuole usare il suo arresto per creare abbastanza confusione da bloccare le procedure di voto. Il presidente dell’assemblea, Josep Rull, è un suo alleato e fa parte del suo stesso partito.
Mercoledì Puigdemont ha pubblicato un video in cui ha detto di aver già iniziato il suo «ritorno dall’esilio» e Junts, il suo partito, ha annunciato che giovedì alle 9 a Barcellona si terrà una cerimonia di «benvenuto istituzionale» per accogliere l’ex presidente catalano. Non è chiaro se Puigdemont sia già in Catalogna, o se arriverà giovedì. Sembra comunque che Puigdemont intenda tornare in Catalogna coinvolgendo i suoi sostenitori locali, e creando quindi un evento pubblico estremamente seguito e atteso. L’intento probabilmente è fare in modo che il suo eventuale arresto abbia un grosso effetto sulla politica catalana e spagnola.
Non è chiaro come Puigdemont intenda tornare in Spagna. Si ritiene che lo farà via terra, dal confine con la Francia, e che con ogni probabilità farà di tutto per non farsi arrestare immediatamente e per arrivare a Barcellona giovedì durante la seduta per il voto. È plausibile che cercherà di entrare nel paese senza farsi notare: il confine tra Francia e Spagna è ovviamente libero, le automobili possono passare senza controlli, ma è difficile che una figura pubblica e molto riconoscibile come quella di Puigdemont passi inosservata.
Al tempo stesso, tuttavia, Puigdemont può contare su un’ampia rete di sostenitori: Junts, il suo partito, esprime circa 700 sindaci in città e paesini della Catalogna, molti dei quali si sono detti pronti ad aiutare e ad accogliere l’ex presidente catalano. Questa rete di amministratori e sostenitori ebbe un ruolo notevole anche nel referendum del 2017, quando gli indipendentisti catalani, per esempio, riuscirono a tenere nascoste alla polizia centinaia di urne elettorali e di altro materiale per il voto. Non è da escludere che Puigdemont, dunque, riesca a farvi affidamento per apparire a Barcellona giovedì mattina, evitando fino a quel punto l’arresto.
Puigdemont aveva già promesso che sarebbe tornato in Catalogna mesi fa, durante la campagna elettorale per le elezioni catalane di marzo. Allora disse che, se le avesse vinte, sarebbe tornato nella regione spagnola da presidente in pectore. Quel tentativo di galvanizzare l’elettorato indipendentista fallì: le elezioni furono vinte dal Partito Socialista catalano (emanazione del Partito Socialista alla guida della Spagna), il cui leader è l’ex ministro della Salute Salvador Illa.
A quel punto Puigdemont si trovò escluso dalle trattative per la formazione di un nuovo governo catalano. Illa e i Socialisti cominciarono a negoziare con Esquerra Republicana (un partito indipendentista di centrosinistra, ex alleato di Puigdemont) lasciando fuori Junts, il partito di centrodestra dell’ex presidente.
I negoziati sono stati molto complessi, ma alla fine hanno portato a un accordo in cui Illa (con il benestare del governo nazionale) ha promesso a ERC una quasi completa autonomia fiscale: tutti i soldi delle imposte raccolti in Catalogna rimarranno nella regione, anziché essere raccolti dallo stato com’era finora. Illa ha promesso anche nuove garanzie per la lingua catalana, che pure è già insegnata a scuola da decenni.
Per tutta la durata della contrattazione, Puigdemont ha cercato di sabotare i negoziati, minacciando più volte un suo possibile ritorno in Spagna e, soprattutto, avanzando più volte la possibilità di essere arrestato. Secondo lo stesso Puigdemont, l’accordo di governo deve essere evitato perché allontanerebbe la possibilità dell’indipendenza della Catalogna; secondo i suoi critici, Puigdemont starebbe cercando di mantenere la propria centralità e la propria leadership all’interno del movimento indipendentista catalano, per evitare che il nuovo governo da cui lui è escluso lo renda marginale.
Puigdemont rischia l’arresto in Spagna benché il parlamento spagnolo abbia approvato a maggio una legge sull’amnistia fatta apposta per perdonare tutte le persone coinvolte nel processo indipendentista. Il Tribunale supremo spagnolo gli ha tuttavia negato l’amnistia perché la legge non si applica a uno dei reati di cui è accusato, l’appropriazione indebita di fondi pubblici.
Qualunque cosa succeda, dunque, se entrerà in Spagna Puigdemont sarà arrestato, a meno di sorprese davvero enormi. Lui stesso l’ha fatto capire piuttosto chiaramente in una lunga lettera che ha reso pubblica negli scorsi giorni. Anche se riuscisse ad arrivare in parlamento, peraltro, è possibile che Puigdemont sarebbe arrestato nell’aula: il regolamento del parlamento impedisce l’arresto dei deputati, ma gli esperti legali sostengono che un mandato di arresto già attivo avrebbe maggior forza in questo caso.
Grazie all’arresto Puigdemont potrebbe riuscire nel suo intento di bloccare il voto di fiducia in parlamento: i deputati di Junts, il suo partito, si rifiuterebbero di partecipare all’assemblea plenaria necessaria per il voto, e il presidente del parlamento con ogni probabilità annullerebbe la seduta.
Sia i socialisti sia ERC, però, hanno detto che anche un eventuale arresto di Puigdemont non dovrebbe mettere in pericolo l’accordo di governo, e che anche se il voto sarà rimandato verrà organizzato per un altro giorno: il tempo tuttavia è poco, perché se entro il 26 agosto il nuovo governo non otterrà la fiducia, bisognerà tornare alle elezioni. È possibile che Puigdemont speri che il suo arresto provochi così tanto scompiglio e così tanto clamore da aprire un nuovo dibattito pubblico, rallentare il voto e, infine, impedire la nascita del governo di centrosinistra.