• Sport
  • Mercoledì 7 agosto 2024

Il giavellotto, lanciato bene

Si usa alle Olimpiadi moderne dal 1908, ma ha un'evidente origine in quelle dell'antica Grecia: nel 1986 è stato cambiato perché finiva troppo lontano

Il giavellottista Chinecherem Nnamdi a Parigi (AP Photo/Matthias Schrader)
Il giavellottista Chinecherem Nnamdi a Parigi (AP Photo/Matthias Schrader)
Caricamento player

La gara del lancio del giavellotto maschile, cominciata martedì con le qualificazioni, avrà un pubblico mondiale particolarmente vasto: il detentore dell’oro olimpico è l’indiano Neeraj Chopra, primo rappresentante del suo paese a vincere una medaglia d’oro in una disciplina dell’atletica. In generale l’India, che ha oltre 1 miliardo e 400 milioni di abitanti, non ha abitualmente molti atleti olimpici di primo livello: i successi di Chopra hanno attirato sulla gara del lancio del giavellotto un’enorme attenzione mediatica. Le finali saranno sabato.

Il lancio del giavellotto è una disciplina presente nel programma delle Olimpiadi moderne (cominciate nel 1896) sin dall’edizione di Londra del 1908 (per gli uomini) e di Los Angeles del 1932 (per le donne). È evidentemente un’arma di origine antica e che oggi non ha alcuna funzione al di fuori del contesto sportivo, e allo stesso tempo il giavellotto usato oggi nelle competizioni è molto diverso da quello che si usava per cacciare (e poi per gare sportive) in tempi passati.

Liveta Jasiunaite a Roma (Photo by Matthias Hangst/Getty Images)

La pratica sportiva legata al giavellotto ha radici nelle Olimpiadi antiche, le celebrazioni atletiche e religiose che si svolgevano ogni quattro anni nella città di Olimpia, in Grecia, dal 776 a.C. al 393 d.C. Testimonianze del lancio del giavellotto arrivano fino al 708 a.C., quando faceva parte del pentathlon, insieme a corsa, lancio del disco, salto in lungo e lotta. Il giavellotto allora era un bastone fatto con legno di ulivo, che veniva lanciato con l’aiuto di un amentum, una stringa di cuoio arrotolata oltre la metà e intorno alle due dita della mano con cui si lanciava.

Lanciatori di giavellotto raffigurati su un’anfora greca (Ricky Bennison/Wikimedia Commons)

Il giavellotto era un’arma comune in epoca antica, già presente nella mitologia nordica: il dio Odino aveva un giavellotto con tanto di nome, Gungnir. Nell’antica Grecia veniva usato per cacciare o come arma in guerra e combattimento, poi da lì fu trasportato nelle competizioni olimpiche. Originariamente c’erano due tipi di competizione, una di lunghezza del lancio e una di precisione, in cui bisognava colpire un bersaglio.

L’uso sportivo del giavellotto fu recuperato in Scandinavia alla fine del 1800: con il passare dei decenni fra i due generi di competizione assunse maggiore importanza e popolarità il lancio sulla distanza. Le prime gare si svolsero fra Svezia, Finlandia e Germania e inizialmente si lanciava da fermi, la rincorsa arrivò solo in seguito. Nei primi anni del secolo era prevista anche una competizione in cui si doveva effettuare un lancio con la mano destra e uno con la sinistra, e le due lunghezze ottenute venivano sommate (alle Olimpiadi accadde una volta, nel 1912). Gli atleti nordici dominarono i primi decenni del lancio del giavellotto, e lo svedese Eric Lemming vinse le prime due medaglie olimpiche (nelle gare a una mano) e stabilì i primi primati del mondo.

I primi giavellotti sportivi dell’epoca moderna erano in legno di betulla e rimasero pressoché immutati fino agli anni Cinquanta, quando invece iniziò una ricerca “tecnologica” per migliorare l’attrezzo, pur all’interno delle regole codificate, che prevedevano minimi e massimi per peso e lunghezza: tra i 2,60 e i 2,70 metri per gli uomini e tra i 2,20 e i 2,30 per le donne; tra gli 800 e gli 825 grammi quello usato dagli uomini e tra i 600 e i 625 quello usato dalle donne. Le prime modifiche riguardarono la forma, con una punta cava e un disegno più aerodinamico; quelle successive i materiali, con il passaggio all’alluminio: i lanci diventarono molto più efficaci, superando gli 80 metri.

Curtis Thompson (AP Photo/Bernat Armangue)

Migliorarono la tecnica di lancio e le prestazioni atletiche degli atleti, e soprattutto vennero costruiti attrezzi sempre più veleggianti, cioè in grado di stare in aria più a lungo. Uno dei modelli disegnati e prodotti dallo statunitense Dick Held permise al tedesco orientale Uwe Holm di superare i cento metri: arrivò a 104,80 metri il 20 luglio 1984. Per migliorare le prestazioni il baricentro dei giavellotti era stato spostato più indietro, creando qualche problema: i giavellotti lanciati così lontano potevano diventare un pericolo per il pubblico negli stadi più piccoli, ma soprattutto non si piantavano più in terra e atterravano piatti. La federazione internazionale di atletica nel 1986 dovette cambiare le regole e obbligare lo spostamento del baricentro in avanti di 4 centimetri, con conseguente riduzione delle misure dei lanci. Identica variazione fu compiuta sui giavellotti femminili nel 1999, quando le migliori lanciatrici avevano superato gli 80 metri.

Da allora le regole per i giavellotti sono rimaste uguali e sono cambiati i materiali, con le fibre di carbonio. Sono definite misure massime e caratteristiche obbligatorie per la testa, per l’impugnatura, per la punta e per baricentro dell’attrezzo.

Leandro Ramos (Photo by Patrick Smith/Getty Images)

Le competizioni attuali prevedono una corsia di rincorsa lunga 30 metri e larga 4. L’atleta compie una prima fase di rincorsa classica per prendere velocità e una seconda con passi incrociati laterali che portano al momento del lancio: poi lancia il giavellotto con un movimento del braccio e della spalla, applicando all’attrezzo anche una rotazione con la mano che favorisce la stabilità durante il volo. Il giavellottista non può mai girarsi di 360° su sé stesso durante la rincorsa e non può superare con nessuna parte del corpo la linea di fine rincorsa. Spesso dopo aver lanciato si “tuffa in avanti”, appoggiando le mani per terra e fermandosi così. Il giavellotto lanciato dai migliori atleti raggiunge i 100 chilometri all’ora per gli uomini e supera i 70 per le donne.

Alle Olimpiadi e nelle altre gare maggiori le competizioni prevedono sei lanci: dopo i primi tre si procede alle eliminazioni e i dodici atleti concorrenti vengono ridotti a otto. Questi otto hanno tre ulteriori lanci. Il record del mondo in campo maschile (che tiene conto solo delle regole più aggiornate, col baricentro del giavellotto più avanti) appartiene al ceco Jan Zelezny ed è di 98,48 metri. È un record piuttosto longevo, che dura dal 1996: da allora chi ci è andato più vicino è il tedesco Johannes Vetter (97,76 metri nel settembre 2020). Anche il record femminile appartiene a un’atleta ceca, Barbora Spotáková, ma è più recente: 72,28 metri nel 2008.

Neeraj Chopra a Parigi (AP Photo/Matthias Schrader)

Rispetto alle altre discipline del lancio, i giavellottisti devono raggiungere una grande velocità nella rincorsa e devono avere quindi caratteristiche atletiche più simili a quelle che servono nei salti o nella corsa, oltre alla forza: per questo hanno strutture fisiche meno massicce dei lanciatori di martello, del disco e di quelli del getto del peso.