• Sport
  • Mercoledì 7 agosto 2024

Come ci arriva la nazionale italiana di ginnastica ritmica a queste Olimpiadi

Con buone aspettative, ma anche con un'indagine giudiziaria ancora in corso e un soprannome – «Farfalle» – che le sue atlete non vogliono più

La nazionale alla finale di ginnastica ritmica di Tokyo 2020 (ANSA / CIRO FUSCO)
La nazionale alla finale di ginnastica ritmica di Tokyo 2020 (ANSA / CIRO FUSCO)

Quando vinsero il bronzo alle Olimpiadi di Tokyo del 2021 le atlete della nazionale italiana di ginnastica ritmica si facevano ancora chiamare “Farfalle”. Si erano date quel nome alle Olimpiadi di Atene del 2004, quando avevano vinto il primo argento olimpico della loro storia, prendendolo da un articolo che aveva scritto il giornalista e scrittore Giovanni Arpino nel 1969 sulla Stampa, in cui definiva le ginnaste di ritmica «qualcosa che sta tra la farfalla e l’atleta».

A gennaio del 2023, con un post sui rispettivi profili Instagram, le cinque ginnaste della nazionale – Alessia Maurelli, Laura Paris, Martina Centofanti, Agnese Duranti e Daniela Mogurean – fecero sapere che la squadra non si sarebbe riconosciuta «mai più» in quel soprannome.

Nelle settimane precedenti era iniziato infatti quello che qualcuno ha definito «il #MeToo della ginnastica italiana». Tre ex atlete, di cui due della nazionale, avevano raccontato pubblicamente di aver subìto abusi fisici ma soprattutto psicologici quando erano adolescenti e frequentavano l’Accademia di Desio, il centro in cui si allena la nazionale, dando il via a una serie di altre testimonianze simili. La Federginnastica aveva commissariato l’Accademia di Desio, la direttrice tecnica della nazionale Emanuela Maccarani era stata sospesa, e la procura di Monza aveva avviato indagini per maltrattamenti. Indagini che, mentre la squadra è in gara alle Olimpiadi di Parigi, sono ufficialmente ancora in corso.

La ginnastica ritmica, sia a squadre che individuale, è uno sport che tiene insieme elementi di danza e di ginnastica artistica con quattro attrezzi – nastro, cerchio, palla e clavette – e un sottofondo musicale. È l’unico sport delle Olimpiadi esclusivamente femminile, il che fa capire quanto sia connotato da elementi tradizionalmente legati alla femminilità come l’eleganza, la bellezza, la leggerezza e la magrezza. Nella nazionale si può entrare a partire dai 15 anni. Le ginnaste che si allenano nell’Accademia di Desio vivono in un albergo tutte insieme per 11 mesi all’anno e si allenano mattina e pomeriggio, dedicando a fine giornata qualche ora allo studio, all’interno di programmi di scuole superiori private o corsi di laurea online. Come in molti altri sport, le ginnaste della nazionale sono tutte tesserate per l’Aeronautica militare.

La squadra nazionale italiana di ginnastica ritmica esiste dagli anni Sessanta ma la sua prima Olimpiade fu quella del 1996 ad Atlanta. Già allora tra le allenatrici c’era Emanuela Maccarani, che ora è la responsabile tecnica dell’Accademia di Desio, l’allenatrice che accompagna la squadra a Parigi e la principale persona coinvolta nelle accuse delle ex atlete e nelle indagini della magistratura insieme all’assistente Olga Tishina. La Gazzetta dello Sport l’ha definita «creatrice della squadra e di uno stile che vanta innumerevoli tentativi di imitazione» oltre che «il tecnico più vincente dello sport italiano».

La nazionale italiana di ginnastica ritmica con l’allenatrice Emanuela Maccarani alle Olimpiadi di Tokyo 2020 (ANSA / CIRO FUSCO)

Dai primi anni Duemila infatti la nazionale italiana di ginnastica ritmica si è affermata come una delle più forti al mondo in questo sport, vincendo alle Olimpiadi un argento nel 2004 e due bronzi nel 2012 e nel 2021. Ai mondiali è la quarta squadra più vincente di sempre, con l’ultima medaglia, d’argento, vinta nel 2021. Per tutto questo Maccarani ha ricevuto negli anni l’onorificenza di ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica, e due importanti riconoscimenti del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), di cui è membro del Consiglio nazionale dal 2017. Nel suo profilo di Instagram si definisce ancora «Allenatrice delle Farfalle», nonostante le atlete l’anno scorso abbiano disconosciuto quel nome.

La prima testimonianza arrivò a ottobre del 2022 da Nina Corradini, ex atleta che oggi ha vent’anni. Raccontò in modo dettagliato a Repubblica le enormi pressioni, le offese e le umiliazioni riguardo al peso e agli obiettivi di magrezza subite dal 2019 all’interno dell’Accademia di Desio. Disse che veniva quotidianamente pesata con le altre compagne, «in mutande e davanti a tutti, sempre dalla stessa allenatrice», che segnava i dati su un quadernino e dava poi il proprio giudizio, ripetendole tra le altre cose: «Vergognati», «Mangia di meno», «Come fai a vederti allo specchio? Ma davvero riesci a guardarti?». Non fece i nomi di Maccarani e Tishina, che però non erano difficili da dedurre e vennero fuori nei giorni successivi con la notizia delle indagini della magistratura.

Dopo Corradini raccontarono cose simili anche le ex campionesse mondiali della nazionale Anna Basta e Giulia Galtarossa e altre atlete anche di categorie inferiori e di ginnastica artistica. Presentarono l’ossessione per il peso e le umiliazioni come una leva di manipolazione psicologica usata a livello sistemico nella ginnastica femminile, con danni irreversibili sulla salute delle atlete fin dalla più giovane età. In quei giorni venne tirato fuori anche un passaggio di un libro della ex ginnasta della nazionale Angelica Savrayuk, andata alle Olimpiadi nel 2008 e nel 2012, in cui descriveva i suoi allenamenti come «un’agonia». ChangeTheGame, un’organizzazione impegnata a proteggere atlete e atleti da violenze e abusi emotivi e fisici, scrisse un appello per chiedere giustizia per tutte le ginnaste vittime di violenza, a cui aderirono oltre quaranta ex atlete di tutta Italia.

In un’intervista pochi giorni dopo Maccarani disse, a proposito della pesata, che «lo facevano le mie assistenti tutte le mattine, certo non io». Delle accuse disse che arrivavano «guarda a caso» tutte da atlete che non hanno fatto le Olimpiadi, e alluse al fatto che le denunce potessero essere state fatte sulla scia di una tendenza a cercare visibilità parlando di abusi e body shaming sui social. Disse che dopo Tokyo avrebbe voluto lasciare il suo ruolo, ma che la federazione non aveva trovato una sostituta e aggiunse: «Io non ho mai maltrattato nessuno. La ritmica è uno stato d’animo. Le ginnaste azzurre sono belle, leggiadre, armoniose. Impossibile fingere».

Lo scandalo mediatico che seguì fu un grosso colpo per l’Accademia di Desio e la Federginnastica, che fece alcuni interventi immediati: commissariare l’accademia, istituire un ufficio di servizio per vigilare sul rapporto delle atlete con allenatrici e tecnici, e stanziare 120mila euro per un progetto di salvaguardia di atleti e atlete. La procura di Monza avviò le indagini su Maccarani e Tishina, sequestrando i telefoni a loro, ad altri tecnici e alle atlete, tra cui alcune della nazionale. La procura federale, l’organo che svolge le indagini sulle irregolarità sportive nella disciplina, sospese Maccarani dal ruolo di direttrice tecnica della nazionale.

Fu però lasciata al suo posto di allenatrice: il presidente della Federginnastica Gherardo Tecchi spiegò infatti che il suo compito era «portare le ragazze alle Olimpiadi». Nel corso del 2023 la procura federale portò avanti un’indagine su Maccarani e Tishina per ricorso a metodi di allenamento «non conformi ai doveri di correttezza e professionalità» e parlò di «pressioni psicologiche» causa di «disturbi alimentari e psicologici». Nell’agosto di quell’anno intanto la nazionale si qualificò per le Olimpiadi di Parigi arrivando quarta ai Mondiali di Valencia.

Un mese dopo, a settembre del 2023, la procura federale assolse Tishina e di fatto anche Maccarani, con un’ammonizione. Le giustificazioni della sentenza furono riprese allora con grande contrarietà da chi si aspettava provvedimenti più severi. La procura disse infatti che le prove emerse non erano sufficienti a sostenere le accuse e motivò la propria decisione dicendo che «se le atlete fossero state stressate non avrebbero vinto» e che se ci fosse stato davvero un sistema di abusi e pressioni psicologiche gravi come quelle denunciate la nazionale «avrebbe avuto un’occasione d’oro di ribellarsi e invece è accaduto il contrario». Da dicembre del 2023 Maccarani è tornata anche nel suo ruolo di direttrice tecnica.

Nelle loro dichiarazioni le ginnaste della nazionale hanno sempre difeso Maccarani, abbastanza prevedibilmente trattandosi della loro allenatrice. Nella sua testimonianza davanti alla procura federale Duranti disse di non ricordare «aggressioni fisiche o verbali», ma che è «uno sport di perfezione e veniamo riprese anche in maniera severa». Quando annunciarono che non si sarebbero più chiamate “Farfalle”, scrissero che «la rottura è dolorosa ed irreversibile, dato sopratutto il peso insostenibile di un collegamento diretto e ormai mediaticamente inevitabile a violenze e abusi che non rispecchia il nostro stesso ideale di libertà».

In un’intervista alcuni mesi dopo la capitana della squadra Alessia Maurelli aveva raccontato che in quei mesi «era come se tutti ci puntassero il dito contro. Ci siamo chiuse nella nostra accademia, cercando di mantenere il focus, ovvero la qualifica olimpica». Di Maccarani e Tishina, disse «che non ci hanno abbandonato neanche per un giorno» nonostante «la presenza degli avvocati e gli interrogatori».

Dopo l’assoluzione della giustizia sportiva e il ritorno di Maccarani a direttrice tecnica anche tutto il caso mediatico attorno alla nazionale si è molto ridimensionato. A dicembre la procura di Monza ha chiesto una proroga per continuare le indagini, soprattutto sul materiale ricavato dai telefoni sequestrati, ma non le è stata concessa ed è probabile che farà sapere a breve se chiederà il rinvio a giudizio o l’archiviazione.

Intanto i commentatori parlano dell’Italia come di una nazionale che punta al podio e anche a una medaglia superiore al bronzo delle scorse Olimpiadi. La squadra che gareggerà alle Olimpiadi è praticamente la stessa di Tokyo 2020, con solo Paris al posto di Martina Santandrea, che si è ritirata lo scorso agosto. L’esercizio su cui puntano è soprattutto quello coi cinque cerchi, da sempre il loro più spettacolare. Le nazionali con cui ci sarà maggiore competizione saranno Israele, Bulgaria, Spagna e Cina, seguite da Brasile e Ucraina. La nazionale di ginnastica ritmica peraltro promette bene anche nelle gare individuali con Sofia Raffaeli, che dal 2022 continua a vincere medaglie sia agli Europei che ai Mondiali.