• Mondo
  • Mercoledì 7 agosto 2024

La Corte costituzionale thailandese ha ordinato lo scioglimento del principale partito di opposizione

Ai leader del Kao Klai, che aveva vinto le elezioni dell'anno scorso, è stato anche vietato di fare politica per dieci anni

L’ex leader del partito Kao Klai (Andiamo Avanti), Pita Limjaroenrat, arriva alla Corte costituzionale di Bangkok, il 7 agosto (AP Photo/Chatkla Samnaingjam)
L’ex leader del partito Kao Klai (Andiamo Avanti), Pita Limjaroenrat, arriva alla Corte costituzionale di Bangkok, il 7 agosto (AP Photo/Chatkla Samnaingjam)
Caricamento player

In Thailandia la Corte costituzionale ha ordinato lo scioglimento del Kao Klai, “Andiamo Avanti”, il principale partito progressista di opposizione. La Corte ha anche stabilito che i membri del comitato esecutivo del partito non potranno fare politica per i prossimi 10 anni. Tra loro ci sono Chaithawat Tulathon, l’attuale leader di Kao Klai, e Pita Limjaroenrat, l’ex candidato primo ministro che aveva vinto le elezioni del maggio 2023 ma a cui la giunta militare che governa il paese aveva impedito di entrare in carica.

La sentenza era molto attesa ed è stata decisa all’unanimità dai giudici, che però non sono considerabili del tutto indipendenti: come altri organi extraparlamentari in Thailandia – la Commissione elettorale o quella anticorruzione, per esempio – i membri della Corte (quindi i giudici) sono nominati dal Senato, che è molto fedele alla monarchia. Dal 2014 al 2019 era direttamente controllato dalla giunta militare che governa il paese, e ancora oggi è composto principalmente da parlamentari legati a un partito monarchico. Dal 2006 a oggi la Corte costituzionale thailandese ha ordinato lo scioglimento di 34 partiti, tra cui anche quello da cui Kao Klai è nato, cioè il Phak Anakhot Mai, il Partito del Nuovo Futuro, sciolto nel 2020 tra grosse proteste soprattutto tra i giovani e gli studenti.

L’accusa nei confronti del Kao Klai e dei suoi esponenti è di aver violato la Costituzione per aver proposto durante la campagna elettorale di modificare la legge sulla lesa maestà, una delle più severe in tutto il mondo. Dal 2020 a oggi almeno 262 persone sono state incriminate per lesa maestà in Thailandia, un paese in cui ogni dichiarazione considerata un insulto verso il re o la monarchia può essere punita con il carcere fino a 15 anni. Il Kao Klai aveva detto di voler modificare la legge sulla lesa maestà per evitare gli abusi delle autorità, non per mettere in dubbio il ruolo del re come capo dello stato, ma la Corte ha ritenuto comunque che il partito fosse colpevole di aver provato a sovvertire l’ordine dello Stato e la distruzione della monarchia costituzionale.

Non è chiaro cosa succederà ora: la decisione della corte potrebbe generare ampio dissenso tra gli elettori progressisti, soprattutto i giovani che abitano nelle grandi città, ma non dovrebbe avere grosse conseguenze pratiche. Secondo la legge thailandese i deputati di un partito sciolto, come in questo caso, possono restare in carica se aderiscono a un nuovo partito entro 60 giorni, altrimenti decadono. Significa che, eccetto i membri del comitato esecutivo a cui è impedito di fare politica per i prossimi dieci anni, gli altri 143 parlamentari potranno mantenere il proprio posto e riorganizzarsi, come era accaduto nel 2020 dopo lo scioglimento del Partito del Nuovo Futuro.

– Leggi anche: L’ex primo ministro thailandese Thaksin Shinawatra è stato incriminato per aver insultato la monarchia