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  • Martedì 6 agosto 2024

Ascese e cadute, letteralmente, di Simone Biles

Storia della più grande ginnasta di sempre, che aveva tutti gli occhi su di sé a queste Olimpiadi dopo il suo ritiro da Tokyo nel 2021, ed è stata eccezionale in modi inaspettati

Simone Biles alla trave, Parigi 2024 (Naomi Baker/Getty Images)
Simone Biles alla trave, Parigi 2024 (Naomi Baker/Getty Images)
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Il 27 luglio del 2021 il nome e la faccia di Simone Biles sono diventati noti anche ai pochi che fino a quel momento non avevano mai sentito parlare della ginnasta più forte di tutti i tempi. La storia è, appunto, arcinota: nel mezzo delle gare di ginnastica artistica delle Olimpiadi di Tokyo, dove ci si aspettava che avrebbe vinto una medaglia d’oro dietro l’altra, la ginnasta statunitense ebbe un momento di visibile confusione durante un volteggio, e poco dopo annunciò a sorpresa il suo ritiro da quasi tutte le competizioni. Giornali e commentatori di tutto il mondo parlarono di lei per giorni, soprattutto dopo che ebbe motivato la sua decisione con un problema di salute mentale.

Alle Olimpiadi di Tokyo Biles aveva già 24 anni, un’età a cui solitamente le donne nel suo sport sono considerate vecchie. Molti – anche lei stessa – pensarono che, per quanto promettente, la sua carriera sarebbe potuta finire così. Per un paio d’anni di lei e delle sue intenzioni si seppe poco o niente, poi nel 2023 tornò a competere, stravinse ai Mondiali e cominciò a far presagire i risultati delle Olimpiadi di Parigi. In questi giorni ha vinto tre medaglie d’oro e una d’argento, diventando la ginnasta più premiata della storia (tra Mondiali e Olimpiadi) e tornando ad affermarsi come la migliore in attività. L’ha fatto lasciando però spazio anche a qualche errore e a una competizione più combattuta con altre atlete. Qualcuno ha scritto che ha dimostrato di essere anche «umana».

La storia di Simone Biles è stata in gran parte raccontata da lei stessa in varie occasioni, tra cui recentemente in Simone Biles Rising: verso le Olimpiadi, un documentario di due puntate uscito su Netflix. Nata in Ohio nel 1997, era la penultima di quattro fratelli che furono tolti alla madre ancora molto piccoli per via dei suoi problemi di tossicodipendenza. Lei e la sorella più piccola, Adria, furono date in affidamento a una famiglia e poi in adozione al nonno e alla sua seconda moglie Nellie, che vivevano in Texas e che oggi considerano i loro genitori. Nel documentario Biles parla delle difficili condizioni in cui lei e la sorella erano cresciute come di un «trauma» di cui i nonni si fecero carico quando le presero con loro.

Biles cominciò a fare ginnastica artistica a sei anni e tutti si accorsero fin da subito delle sue doti straordinarie. Per farle vedere a tutto il mondo dovette però aspettare le Olimpiadi di Rio de Janeiro, nel 2016, perché per quelle di Londra del 2012 non aveva ancora sedici anni, l’età minima per gareggiare nella ginnastica artistica. Nel 2013 intanto vinse due medaglie d’oro ai Mondiali, di cui una nell’all-around, cioè la gara più completa, che prevede un esercizio con ognuno degli attrezzi della ginnastica artistica femminile: il volteggio, le parallele asimmetriche, la trave e il corpo libero. In quest’ultimo, ad appena 16 anni, Biles presentò un salto che nessuno aveva mai fatto prima: il cosiddetto Biles I. Oggi di esercizi che portano il suo nome ce ne sono cinque: due al corpo libero, uno alla trave e due al volteggio.

Alle Olimpiadi di Parigi Biles avrebbe voluto presentarne un altro alle parallele, dove però non si è classificata (perché un esercizio venga ufficialmente riconosciuto deve essere presentato ed eseguito correttamente o ai Mondiali o alle Olimpiadi). Sarebbe stata la prima ginnasta al mondo a inventare un esercizio per ogni attrezzo, e non è escluso che possa succedere in futuro. Dei cinque esercizi che ha inventato, solo uno è stato riprodotto da qualcun’altra in una competizione. Il fatto che Biles si presenti con salti che solo lei sa eseguire è il motivo principale per cui le sue vittorie sono date per scontate e lei è spesso considerata non solo invincibile ma inavvicinabile: nella ginnastica artistica infatti ogni atleta si presenta con un punteggio massimo diverso, basato sul grado di difficoltà del proprio esercizio, e quello di Biles è spesso nettamente sopra quelli delle altre perché le cose che fa sono nettamente più difficili.

Nel 2014 aveva 17 anni: vinse quattro ori ai Mondiali e poi altri cinque a quelli del 2015. Ancora prima della sua prima Olimpiade era già considerata una delle migliori ginnaste di tutti i tempi e a Rio lo diventò ufficialmente vincendo cinque medaglie: quattro d’oro e una di bronzo alla trave. Vinse in tutti gli attrezzi tranne che nelle parallele asimmetriche, quello in cui è notoriamente meno forte. Aveva 19 anni e dopo quei risultati annunciò che non avrebbe gareggiato per almeno un anno e mezzo: «credo che il mio corpo abbia bisogno di una pausa», disse. Dal 2018 tornò a vincere medaglie d’oro ai Mondiali e a prepararsi per Tokyo.

Nella ricostruzione di cosa successe a quelle Olimpiadi e cosa portò al suo ritiro del 27 luglio 2021, un primo ruolo importante lo ebbe la pandemia. Le Olimpiadi erano state rimandate di un anno per via dei rischi dovuti ai contagi da Covid-19, ma nell’estate del 2021 la pandemia era comunque ancora in corso, tanto che a Tokyo agli atleti non fu permesso di farsi accompagnare dalla famiglia. Nel documentario Nellie, la madre di Biles, dice che quella fu la prima gara della figlia a cui lei e il marito non furono presenti, e la stessa Biles ha raccontato di aver sofferto molto della loro lontananza. Ma c’era dell’altro.

Il marito Jonathan Owens e i genitori Nellie e Ronald Biles sugli spalti alle Olimpiadi di Parigi 2024 (Pascal Le Segretain/Getty Images)

Nel 2018 Biles aveva raccontato pubblicamente di essere stata una delle ginnaste abusate sessualmente dall’ex medico della nazionale statunitense di ginnastica Larry Nassar. Quello contro Nassar fu un caso mediatico e giudiziario enorme negli Stati Uniti: dopo essere stato accusato di violenze da centinaia di ginnaste, fu condannato a una pena dai 40 ai 175 anni di carcere (la pena precisa in teoria sarebbe ancora da stabilire, ma visto che ha 60 anni e un’altra condanna da scontare fino al 2068, i giudici hanno deciso che non è necessario). Molte ginnaste che testimoniarono contro Nassar dissero che la maggior parte degli abusi avvenne durante i ritiri che facevano nella fattoria di Martha e Bela Karolyi, una coppia di allenatori rumeni che erano stati assunti dalla US Gymnastics per portare negli Stati Uniti i metodi di allenamento severi e militari della ginnastica dell’Est Europa.

Biles testimoniò contro Nassar in tribunale e davanti al Senato. In una dichiarazione pubblica scrisse: «La maggior parte di voi mi conosce come una persona allegra ed energica, ma ultimamente mi sono sentita un po’ abbattuta e più ho cercato di mettere a tacere le voci che avevo nella mia testa, più forte queste urlavano». E ancora: «Per troppo tempo mi sono chiesta: “Ero troppo ingenua? Era colpa mia?” Ora conosco le risposte a queste domande: No. No, non è stata colpa mia». Biles disse allora che sarebbe tornata ad allenarsi nella struttura in cui era stata vittima di abusi.

All’inizio della sua prima gara a Tokyo, quella a squadre, Biles avrebbe dovuto eseguire al volteggio un Amanar – un salto molto complesso con due avvitamenti e mezzo –, ma riuscì a completare soltanto un avvitamento e mezzo, sbilanciandosi al momento dell’uscita e concludendo così con un atterraggio deludente, soprattutto per quello che ci si aspettava da lei. Dopo l’esercizio Biles si allontanò con l’allenatore e poco dopo fu annunciato il suo ritiro: inizialmente sembrò che avesse avuto un infortunio ma poi lei stessa disse alla stampa di aver avuto uno di quelli che in ginnastica si chiamano twisties, cioè una perdita momentanea del controllo del proprio corpo nello spazio mentre si è in aria.

Quando in una conferenza stampa motivò la propria decisione di ritirarsi da quasi tutte le competizioni di Tokyo (vinse comunque il bronzo nella trave) disse di aver avuto paura di farsi male e che non voleva rovinare con i propri errori il lavoro di tutta la squadra. Accennò anche al fatto che era difficile gareggiare lontano dai propri cari, che era stato un anno duro e che aveva preso la sua decisione anche per la propria salute mentale.

La squadra statunitense vinse comunque l’argento dopo la Russia, ma il ritiro di Biles fu molto criticato da una parte dei commentatori americani, che definirono la sua una scelta egoistica e poco coraggiosa. Un’altra grossa parte dell’opinione pubblica invece esaltò la decisione di Biles e nei mesi successivi lei divenne una specie di simbolo di un nuovo modo di pensare alla salute mentale nello sport di alto livello. Soprattutto questo discorso segnò un momento importante nella ginnastica artistica: uno sport in cui si comincia a gareggiare da giovanissime e in cui a lungo è stata data poca importanza alla gestione dello stress mentale dovuto alle pressioni e alle aspettative, ma anche all’enorme sforzo fisico che viene chiesto alle atlete.

Dopo le Olimpiadi di Tokyo Biles ha detto di essere stata molto turbata dalle dure critiche che le erano state rivolte e di aver passato un periodo di depressione. Di quel periodo ha detto soprattutto di essere riuscita ad andare avanti grazie all’aiuto del compagno, il giocatore di football americano Jonathan Owens, con cui è sposata dall’aprile del 2023. Lentamente tornò ad allenarsi in palestra, inizialmente solo per tenersi in forma ma poi sempre più intensamente: nel documentario dice che «avrei voluto mollare cinquecento volte» e che uno dei motivi per cui non lo fece è che le altre ginnaste la imploravano sempre di tornare il giorno dopo.

Per quanto sia eccezionale, il talento di Biles non è infatti un caso isolato: la squadra statunitense di ginnastica artistica è da tempo una delle più forti al mondo, con altre atlete pluripremiate come Jade Carey, Jordan Chiles e Sunisa Lee solo per citare quelle che hanno gareggiato e vinto in questi giorni a Parigi.

Biles disse poi in varie occasioni che gli episodi di disorientamento che ebbe a Tokyo e molte altre volte dopo, quando tornò ad allenarsi, erano da ricondurre al fatto che non aveva mai elaborato il trauma degli abusi sessuali subiti. Dopo essere tornata in palestra cominciò anche una terapia psicologica più regolare, incentrata tra le altre cose anche su questo. Secondo Biles è stato un bene che questo trauma sia venuto fuori perché le ha dato la possibilità di affrontarlo e di stare meglio: «ringrazio Dio per quel volteggio», ha detto una volta.

La prima gara ufficiale a cui si iscrisse dopo il ritiro dalle Olimpiadi di Tokyo fu per le classificazioni nazionali a giugno del 2023, poco più di un anno prima delle Olimpiadi di Parigi. A ottobre, ai Mondiali di Anversa, Biles fece un nuovo esercizio al volteggio che avrebbe dovuto portare per la prima volta a Tokyo, il Biles II. Il New York Times ha scritto che «si lanciò così in alto dal cavallo che le persone a terra dovettero inarcare il collo per vederla».

A Parigi ci si aspettava che Biles avrebbe vinto di nuovo tutto. Ha vinto un oro dietro l’altro nella gara a squadre (insieme a Carey, Chiles, Lee e Hezly Rivera), nell’all-around e nel volteggio, ed è arrivata lunedì alla trave e al corpo libero senza che ci fossero grandi dubbi sul fatto che avrebbe stravinto anche lì. Non ha deluso le aspettative, mostrandosi in grandissima forma, ma le gare sono state molto più combattute e imprevedibili del previsto. Biles è sorprendentemente caduta dalla trave, mostrando anche un certo disappunto, ed è uscita più volte dal tappeto durante il corpo libero: un tipo di sbavatura che solitamente non le si vede fare, visto che anzi i suoi atterraggi sono una delle cose che rendono perfette le sue esecuzioni.

Biles è alla fine arrivata quinta alla trave (una gara in cui le italiane Alice D’Amato e Manila Esposito hanno vinto un oro e un bronzo) e ha vinto l’argento al corpo libero dopo la brasiliana Rebeca Andrade. L’impressione è stata però che Biles abbia voluto in qualche modo celebrare questo finale imperfetto, in cui per la prima volta l’attenzione che fino a quel momento era sempre stata ossessivamente su di lei si è distribuita più equamente anche su altre.

Quando la compagna di squadra Jordan Chiles ha scoperto di aver vinto il bronzo dopo un riconteggio Biles l’ha festeggiata con più entusiasmo di quello che aveva mostrato per sé. Ma il momento di maggior solidarietà si è visto quando insieme a Chiles si è inginocchiata sul podio per rendere omaggio ad Andrade, di cui da giorni si parlava come della ginnasta destinata a rimanere per sempre seconda dietro di lei, in una foto che è già diventata celebre. Appena pochi giorni fa Biles aveva commentato di non aver mai avuto una ginnasta «così vicina», e aveva detto che questo era per lei un forte stimolo a dare il massimo. Biles ha anche detto di essere stata molto contenta per il fatto che fosse un podio di sole ginnaste nere: «è stato molto emozionante per noi».

La foto di Biles che si inginocchia insieme a Chiles sul podio per rendere omaggio ad Andrade

(Elsa/Getty Images)

Dopo aver vinto l’oro nel volteggio, Biles ha risposto a una domanda di USA Today sulle sue intenzioni rispetto alle Olimpiadi del 2028, quando avrà 31 anni. «Mai dire mai», ha detto, «le prossime Olimpiadi sono in casa (a Los Angeles, ndr), quindi chi lo sa. Anche se sto diventando vecchia».