Almeno undici persone sono state uccise durante tre diverse operazioni militari israeliane in Cisgiordania
Martedì il ministero della Sanità palestinese ha detto che almeno 11 persone sono state uccise in tre diverse operazioni militari israeliane nella zona di Jenin e di Tubas, due città della Cisgiordania, il territorio che Israele occupa dal 1967 e che i palestinesi rivendicano come proprio (l’esercito israeliano ha sostenuto che queste operazioni militari servissero a catturare alcuni «terroristi»).
A Jenin sono state uccise in due diversi attacchi con droni cinque persone, che secondo le autorità israeliane erano coinvolte in una sparatoria con dei soldati che stavano compiendo un attacco di qualche tipo via terra.
Nel villaggio di Kafr Qud, sempre vicino a Jenin, sono state uccise altre due persone (tre secondo Al Jazeera). Nella zona di Tubas, e più precisamente nella città di Aqqaba, altre quattro persone sono invece state uccise dalla polizia di frontiera israeliana, che stava conducendo un’operazione sotto copertura per arrestare una persona sospettata di essere un terrorista.
Nei nove mesi dopo l’invasione della Striscia di Gaza, Israele ha compiuto più di 60 attacchi aerei in Cisgiordania, uccidendo oltre 590 persone, secondo il ministero della Sanità palestinese. In questo contesto sono anche molto aumentate le violenze da parte dei coloni israeliani e della polizia nei confronti della popolazione palestinese.
Sempre martedì il gruppo paramilitare libanese Hezbollah, sostenuto dall’Iran, ha compiuto un attacco con droni su Nahariya, una città nel nord di Israele, in cui secondo i giornali israeliani sono stati feriti almeno 19 civili, di cui uno in modo grave. Almeno uno di questi feriti sarebbe dovuto al malfunzionamento di un missile della contraerea dell’Iron Dome (“cupola di ferro”), il più noto sistema difensivo israeliano, che invece di abbattere uno dei droni si è schiantato a terra.
In questi giorni sono cresciuti i timori di una risposta militare dell’Iran, con il coinvolgimento di Hezbollah, dopo che le forze armate israeliane avevano ucciso il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran e il capo del progetto missilistico di precisione di Hezbollah, Muhsin Shukr, a Beirut.
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