La caotica conferenza stampa dell’IBA su Imane Khelif
Doveva servire a chiarire alcuni dettagli su criteri ed esami che avevano portato a escluderla dai mondiali l'anno scorso, ma ha lasciato più dubbi di prima
Dopo la polemica nata per l’ammissione della pugile algerina Imane Khelif alle competizioni femminili delle Olimpiadi di Parigi, l’International Boxing Association (IBA), la controversa federazione internazionale che organizza i mondiali di boxe, ha tenuto lunedì una conferenza stampa a Parigi. L’intento sembrava quello di chiarire alcuni dettagli sulla sua decisione di non ammettere Khelif e un’altra pugile, la taiwanese Lin Yu-Ting (anche lei a Parigi), alle gare femminili dei mondiali dell’anno scorso, e sui test medici che avevano portato a una conclusione diversa da quella del Comitato Olimpico Internazionale (CIO).
Le risposte però sono state assai confuse e contraddittorie, in una conferenza stampa descritta da molti media come caotica, rumorosa, snervante per i giornalisti ed eccessivamente lunga per via delle lunghe invettive in russo del presidente Umar Kremlev contro il CIO.
Ioannis Filippatos, il ginecologo greco che nel 2023 era a capo della commissione medica dell’IBA, ha detto che per i mondiali erano stati fatti esami del sangue a quattro atlete, dopo le richieste di altre participanti che le ritenevano in qualche modo avvantaggiate per via della loro forma fisica mascolina. Il presidente Kremlev, un imprenditore vicino a Vladimir Putin che ha partecipato in videochiamata, ha detto che i test avevano dato come risultato livelli di testosterone alti: AP però ha scritto che Kremlev «non era in grado di parlare dei criteri scientifici dietro ai test dell’IBA in termini tecnici». Filippatos ha detto, al contrario, che alle atlete non erano stati esaminati i livelli di testosterone.
La risposta di Kremlev contraddice anche quello che l’IBA aveva detto il 31 luglio, secondo cui le due atlete non avevano fatto un test del testosterone. L’anno scorso Kremlev aveva detto tra l’altro ai media russi che Khelif e Lin avevano cromosomi sessuali XY, cioè maschili. Chris Roberts, segretario generale e amministratore delegato dell’IBA, la seconda persona più importante nella federazione dopo Kremlev, ha detto inizialmente che le commissioni olimpiche di Algeria e Taiwan avevano chiesto che le informazioni sulle loro atlete rimanessero riservate. Poi ha ritirato fuori il discorso sui test sui cromosomi sessuali, dicendo che avevano dato risultati incompatibili con l’ammissione alle competizioni femminili. Più volte nella conferenza stampa ha ripetuto che i giornalisti dovrebbero «leggere tra le righe», invitandoli forse a trarre conclusioni che lui non poteva esplicitare per motivi di privacy.
All’IBA è stato anche chiesto come mai Khelif e Lin fossero state giudicate non adatte a competere con le donne dopo dei test già nel 2022, ma fossero state ufficialmente escluse dalla competizione solo nel 2023. La risposta è stata che nel 2022 non c’era stato tempo per fare un secondo test di verifica e solo l’anno dopo erano riusciti a farne due.
I giornalisti hanno chiesto più volte di vedere i risultati degli esami condotti sulle atlete o altre prove concrete, ma l’IBA non ha mostrato niente del genere. Il portavoce del CIO Mark Adams aveva detto nei giorni scorsi che i risultati dei test condotti dall’IBA erano così lacunosi da essere impossibili da consultare.
Il fatto che l’IBA avesse escluso le due atlete dai mondiali e il CIO avesse invece deciso di ammetterle è stato all’origine delle forti critiche e polemiche che negli ultimi giorni hanno portato tra le altre cose molte offese online alle due atlete, entrambe arrivate alle semifinali olimpiche nella loro categoria di peso. Il caso era culminato giovedì scorso, quando Khelif si era scontrata con l’italiana Angela Carini, che aveva deciso di abbandonare l’incontro dopo meno di un minuto.
La polemica nei giorni scorsi ha portato molta attenzione anche sulla stessa IBA, che nel 2023 fu espulsa dal CIO dopo una serie di scandali e da allora è diventata un’organizzazione sempre più influenzata dalla Russia, con un’agenda non soltanto sportiva ma anche politica, e piuttosto aderente alle priorità dello stato russo.
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La conferenza stampa è stata soprattutto un’occasione per Kremlev di criticare il CIO: ha attaccato più volte il presidente Thomas Bach per le sue dichiarazioni contro l’IBA degli ultimi giorni, dicendo che farà avviare un’inchiesta contro la corruzione nel CIO e per difendere i suoi atleti. «Stiamo assistendo alla morte della boxe femminile, la corruzione dei giudici. Tutto questo succede mentre Bach è presidente», ha detto a un certo punto Kremlev.
Lunedì il CIO ha divulgato una nota in cui ha scritto che «il contenuto e l’organizzazione della conferenza stampa dell’IBA dicono tutto quello che c’è da sapere su questa organizzazione e la sua credibilità».
Giovedì scorso il CIO aveva pubblicato un comunicato in cui definiva «arbitraria» e «presa senza una procedura adeguata» la decisione di escludere Khelif e Lin dai mondiali. Aveva ribadito che Khelif e Lin rispettano i criteri per l’ammissione alle competizioni femminili delle Olimpiadi, che sono stati gli stessi fin da Tokyo 2021 e per tutte le fasi di qualificazione. Nel comunicato il comportamento dell’IBA veniva definito di «pessima governance», e si diceva che «i criteri di ammissibilità non dovrebbero essere cambiati durante le competizioni, e le loro modifiche dovrebbero seguire procedure adeguate ed essere basate sulle prove scientifiche». Si aggiungeva che «il Comitato Olimpico Internazionale è rattristato dal maltrattamento che queste due atlete stanno subendo».
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Nell’ultima settimana esponenti del governo italiano e altri commentatori hanno definito Khelif “pugile trans”, ma non risulta in nessun modo che sia così. Per motivi di privacy non sono pubblici neanche elementi per dire se Khelif rientri nello spettro dell’intersessualità, la condizione di chi presenta dalla nascita caratteristiche biologiche sia maschili sia femminili. Quest’ultima è tuttavia l’ipotesi che molti stanno dando per corretta.
La valutazione delle atlete con caratteristiche fisiche riconducibili alla maschilità, e l’eventuale esclusione dalle competizioni di quelle che potrebbero per questo avere un vantaggio competitivo sulle altre, è una questione complessa che ha una lunga storia nello sport e su cui le federazioni e i vari comitati sportivi non hanno ancora trovato una linea comune. A questo proposito il portavoce del CIO Mark Adams aveva detto al Guardian che «tutti vorremmo una risposta unica: sì, no, sì, no, ma è incredibilmente complesso».
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