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  • Lunedì 5 agosto 2024

Guida alle fichissime finali olimpiche di surf

Per la prima volta si possono seguire anche senza fare la notte in bianco, sempre che arrivino le onde giuste, e poi molto dipenderà dai “tubi”

Il francese Kauli Vaast (M. Haffey/Getty Images)
Il francese Kauli Vaast (M. Haffey/Getty Images)
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Lunedì sera, se le condizioni del mare e delle onde a Tahiti saranno buone, ci saranno le ultime gare olimpiche del surf: alle 19 e alle 20:12 le semifinali maschili e femminili, alle 21:24 e 22:05 le finali per il bronzo, alle 22:46 e 23:27 le finali per l’oro. Sono le prime gare di surf alle Olimpiadi di Parigi che si possono vedere a orari comodi anche per chi guarda dall’Europa, visto che i tornei olimpici di surf si stanno svolgendo appunto a Tahiti, nella Polinesia francese, a 15.700 chilometri dalla sede olimpica centrale.

Guardare il surf olimpico è un’esperienza un po’ strana ma che molti, con i Giochi di Parigi, hanno cominciato ad apprezzare: è infatti uno sport molto spettacolare – sia per l’ambientazione sia per le evoluzioni che fanno in acqua gli atleti – ma allo stesso tempo le gare sono fatte soprattutto di attese, di momenti in cui i due surfisti sono soli in mezzo all’oceano ad aspettare l’onda giusta, ripresi da telecamere subacquee e droni che mostrano anche la bellezza del paesaggio. L’eccezionalità del momento in cui poi arriva l’onda giusta, però, rende il tutto piuttosto avvincente.

Nelle gare olimpiche di surf si gareggia uno contro uno. Le semifinali maschili saranno Alonso Correa (Perù) contro Kauli Vaast (Francia) e Gabriel Medina (Brasile) contro Jack Robinson (Australia): Medina è il surfista che in una delle foto più celebri di queste olimpiadi levitava sull’acqua, oltre che due volte campione del mondo. Le semifinali femminili saranno Caroline Marks (Stati Uniti) contro Johanne Defay (Francia), e Tatiana Weston-Webb (Brasile) contro Brisa Hennessy (Costa Rica). Gli atleti usano una shortboard, ossia una tavola piccola, leggera e maneggevole.

Carissa Moore, degli Stati Uniti (Ed Sloane/Getty Images)

Un round di surf dura mezz’ora e in questo tempo i due surfisti possono prendere tutte le onde che vogliono: una volta a testa hanno la priorità, che permette di scegliere l’onda migliore e surfarla (anche perché farlo in due contemporaneamente sarebbe pericoloso). Se però chi ha la priorità decide di non surfare, l’avversario può prendere l’onda al suo posto. Alla fine di ogni onda i giudici assegnano un punteggio da 0,1 a 10 all’esecuzione del surfista, basandosi su vari parametri come la varietà delle manovre, la velocità, la potenza, la scorrevolezza, ma anche il commitment, cioè quanto un surfista riesce a ottenere il massimo da un certo tipo di onda.

Le onde infatti influenzano non solo la surfata e le attese, ma anche i criteri di giudizio, che variano a seconda delle condizioni del mare. A Teahupo’o per esempio, la cittadina di Tahiti in cui si stanno svolgendo le gare olimpiche, le onde sbattendo sulla barriera corallina creano spesso i cosiddetti “tubi”, si piegano cioè su loro stesse, con la cresta che tocca la base dell’onda. Un ottimo modo di fare un punteggio alto è quindi riuscire a entrare in un tubo e a uscirvi ancora in piedi sulla tavola. Il punteggio aumenta se il surfista sta dentro il maggior tempo possibile, scomparendo alla vista delle telecamere e uscendo poi all’improvviso (un momento televisivamente molto efficace e che viene sempre sottolineato dai telecronisti).

Insomma, a Teahupo’o sono importanti i tubi perché se ne creano molti, ma in un altro posto i tubi potrebbero non avere tutta questa centralità ai fini della gara. Nel surf, appunto, le onde influenzano tutto, e sta ai surfisti adattarsi.

Le onde di Teahupo’o sono fra le più note al mondo e in questa stagione la possibilità di avere condizioni per surf di alto livello è decisamente superiore rispetto alla costa francese: motivo per cui è stata scelta proprio Tahiti come sede olimpica del surf, oltre ad altre ragioni politiche. La particolare conformazione dei fondali, che raggiungono grandi profondità a una distanza relativamente bassa dalla costa, e la presenza della barriera corallina favoriscono – semplificando molto – la regolarità e la prevedibilità delle onde, che assumono grandi dimensioni e spesso costituiscono il tubo.

Nonostante qualche problema di condizioni meteorologiche che ha causato alcuni rinvii, i 24 surfisti e le 24 surfiste provenienti da 20 paesi si sono confrontati fin qui con onde spettacolari che difficilmente ci sarebbero state altrove, e la competizione è di un livello molto più alto rispetto a Tokyo 2021, quando il surf fu inserito tra gli sport olimpici per la prima volta.