L’estrema destra che sta aizzando le rivolte anti migranti nel Regno Unito
Include diversi gruppi che hanno come leader influencer politici e che usano slogan simili a quelli di Nigel Farage
Negli ultimi sei giorni in diverse parti del Regno Unito ci sono state violente rivolte anti immigrazione, a cui hanno partecipato centinaia di persone: da quando sono cominciate ci sono stati più di 420 arresti, di cui oltre 150 solo durante gli scontri con la polizia dello scorso fine settimana. I principali gruppi di estrema destra britannici hanno usato come pretesto l’uccisione di tre bambine lunedì scorso a Southport per condurre una campagna di disinformazione online – sostenendo falsamente che il diciassettenne accusato del pluriomicidio fosse arrivato nel paese con un barcone (invece è nato in Galles da genitori provenienti dal Ruanda) – e per tentare di far degenerare gli eventi pacifici, come le veglie funebri, che erano stati organizzati in molte città.
I gruppi sono stati aiutati dalle dichiarazioni di alcuni politici di Reform UK, l’ultimo partito sovranista di Nigel Farage che ha fatto eleggere cinque deputati alle elezioni di un mese fa. Gli esperti di estremismo politico britannico hanno concluso che l’estrema destra, che ha un numero di militanti poco consistente, non ha organizzato direttamente le rivolte, ma si è infiltrata in quelle nate a livello locale. Le rivolte hanno inoltre mostrato qual è l’attuale struttura dell’estrema destra: dispersa in una serie di fazioni, ma aggregata attorno ad alcuni leader che comunicano come influencer e fanno attivismo politico sui social network.
Questo assetto è evidente guardando a cosa resta dell’English Defence League (EDL), il gruppo di estrema destra a cui la polizia del Merseyside (la contea in cui si trova Southport) ha attribuito un ruolo decisivo negli scontri. In questi giorni la vice prima ministra dei Laburisti, Angela Rayner, ha anche ipotizzato di mettere fuori legge l’EDL, ma il gruppo – almeno nella sua forma iniziale – non esiste più da diversi anni.
Fondata nel 2009, l’EDL ha raggiunto i maggiori consensi tra il 2010 e il 2013 prima di sparire, di fatto, dopo una serie di episodi gravissimi: nel 2011 due suoi sostenitori furono condannati perché stavano pianificando un attentato in una moschea ed emerse che il gruppo aveva legami con Anders Behring Breivik, il responsabile della strage di Utøya che uccise 77 persone. Nel 2017 a una marcia dell’EDL si presentarono solo sei persone e il gruppo venne considerato finito. Da allora il suo leader, Stephen Yaxley-Lennon, anche noto come Tommy Robinson, si è dato all’attivismo online: oggi ha 800mila followers su X dopo che la piattaforma gli ha riattivato il profilo, che nel 2018 era stato sospeso per incitamento all’odio.
BBC News ha scritto che, anche se l’EDL non esiste più formalmente, «le sue idee di base – in particolare l’opposizione all’immigrazione illegale, mescolata a un odio prevalentemente diretto ai musulmani – sono ancora vive e vegete, e diffuse largamente tra i simpatizzanti online». Dopo l’accoltellamento di Southport, Yaxley-Lennon ha pubblicato un video in cui propalava falsità sul diciassettenne accusato del pluriomicidio: la principale era che fosse arrivato nel Regno Unito con un barcone. Il video di Yaxley-Lennon, che la settimana scorsa ha lasciato il Regno Unito per non presentarsi all’udienza di un processo in cui è coinvolto, è stato visto più di un milione di volte.
Le stesse teorie sono state amplificate su internet dagli altri principali attivisti di estrema destra britannici. Tra loro Matthew Hankinson, un ex membro del gruppo neonazista National Action, sciolto dopo essere stato dichiarato organizzazione terroristica nel 2016. Hankinson, che ha scontato sei anni di carcere per la sua militanza in National Action, è andato a Southport e ha iniziato a pubblicare sui social dei video in cui denunciava la presunta «oppressione della polizia» ai danni dei «manifestanti pacifici preoccupati per l’assassinio di bambine bianche».
Un altro gruppo minoritario – Patriotic Alternative, il cui leader più riconoscibile è David Miles – ha invocato rivolte nazionali, come hanno fatto Yaxley-Lennon e Hankinson. Nonostante il gruppo sia meno noto di quanto fu l’EDL, il suo slogan Enough is Enough (“quando è troppo è troppo”) è stato citato più di 60mila volte solo su X. Poche ore dopo l’accoltellamento, poi, su Telegram è stato creato un canale: inizialmente era rivolto alla comunità di Southport, poi gli attivisti di estrema destra l’hanno riempito di falsità e messaggi polarizzanti.
Secondo Hope not Hate, un centro di ricerca antirazzista britannico, le rivolte hanno come detto mostrato la struttura dell’estrema destra e il suo funzionamento: «Non c’è un organizzatore centrale. […] Se i fatti di Southport sono stati l’innesco, molti degli eventi esprimono una più ampia ostilità al multiculturalismo, un pregiudizio anti-islamico e anti-migranti, oltre a una viscerale striatura di sentimenti anti-establishment populisti».
L’estrema destra britannica è cambiata durante gli anni della pandemia, come ha spiegato una ricerca della London School of Economics and Political Science. Oltre ad adottare un’apertura di facciata verso la comunità LGBTQI+, che in realtà è un espediente per sembrare più presentabili, gruppi come quello di Yaxley-Lennon si sono spostati su teorie cospirazioniste varie. In particolare dalla “Grande sostituzione” (Great Replacement), che sostiene che gli immigranti prenderanno il posto degli europei bianchi, si è passati al Grande Reset (Great Reset), in cui una fantomatica “élite globalista” controllerebbe il mondo.
Negli anni del Covid-19, l’estrema destra britannica ha sposato posizioni no-vax e oggi accusa pretestuosamente il governo Laburista di reprimere le manifestazioni in modo autoritario. Discorsi xenofobi come quelli della prima EDL hanno nel tempo trovato un certo spazio nelle istituzioni. Per esempio l’ex ministra dell’interno dei Conservatori, Suella Braverman, parlò degli sbarchi attraverso il canale della Manica come di un’«invasione».
Lunedì Farage ha detto che il governo non dovrebbe escludere di schierare l’esercito per contenere le violenze, ma ha come al solito dato la colpa della situazione all’«immigrazione incontrollata di massa». La settimana scorsa, peraltro, Farage aveva ridiffuso sui social le teorie complottiste sull’accoltellamento di Southport, chiedendosi se la polizia «stesse nascondendo qualcosa» sull’identità dell’assalitore e dicendo che le rivolte erano una «reazione alla paura, al disagio e alla tensione che là fuori sono condivise da milioni di persone».
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