La prima ministra del Bangladesh si è dimessa e ha lasciato il paese
Dopo settimane di proteste antigovernative: secondo diversi giornali Sheikh Hasina sarebbe atterrata in India, ma non ci sono conferme
Lunedì la prima ministra del Bangladesh, Sheikh Hasina, si è dimessa dopo settimane di intense proteste antigovernative e dopo che lunedì mattina migliaia di manifestanti avevano assaltato la sua residenza ufficiale nella capitale Dacca. Hasina, che era al potere dal 2009, ha lasciato il paese a bordo di un elicottero militare insieme alla sorella: sia secondo India Today che secondo l’agenzia di stampa indiana ANI è atterrata a New Delhi, in India, dove avrebbe incontrato il consigliere per la sicurezza nazionale del paese, Ajit Doval, ed è probabile che dopo una breve sosta andrà a Londra.
Il capo di stato maggiore, Waker Uz Zaman, ha detto che ora verrà formato un governo ad interim. Moltissimi manifestanti sono scesi in piazza a Dacca per festeggiare le sue dimissioni e hanno anche dato fuoco alla sede del suo partito, la Lega Awami. L’aeroporto internazionale della città, quello di Shahjalal, è stato chiuso per sei ore; in serata è stata attaccata la principale sede della polizia a Dacca così come alcune centrali in altre città del paese.
L’esercito, che nelle ultime settimane aveva represso le proteste su ordine del regime, molto probabilmente avrà un ruolo cruciale nel futuro politico del paese. Per decenni le forze armate avevano attivamente organizzato colpi di stato, o li avevano sventati: oggi sono rimaste comunque molto influenti.
Hasina ha 76 anni ed è stata la prima ministra più longeva della storia del Bangladesh, che aveva già governato tra il 1996 e il 2001. Nel tempo la sua figura è diventata molto controversa: nonostante abbia sempre combattuto le dittature militari e si sia impegnata a promuovere politiche a favore delle donne e delle fasce più povere della popolazione, nel tempo il suo governo era diventato sempre più autoritario.
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Le proteste in Bangladesh erano cominciate a inizio luglio come mobilitazioni studentesche pacifiche contro il sistema di quote degli impieghi pubblici riservate ai familiari dei reduci della guerra di indipendenza dal Pakistan del 1971, ritenuto da molti discriminatorio in un paese dove i posti di lavoro pubblici sono pochi e molto ambiti. Nonostante a fine luglio la Corte Suprema del Bangladesh avesse ridimensionato e modificato il sistema contestato, le proteste si erano poi allargate estendendosi ad altre fasce della popolazione e si sono rapidamente trasformate in una rivolta contro il governo.
Domenica il suo governo aveva ordinato – per la seconda volta dall’inizio delle manifestazioni – l’interruzione della connessione a internet mobile (cioè quella per gli smartphone, usata dalla stragrande maggioranza della popolazione) e poi del segnale telefonico e ai provider di impedire l’accesso ai social network, sempre per cercare di ostacolare le proteste. Dopo gli scontri di domenica, in cui sono stati uccisi quasi 100 manifestanti, le autorità avevano imposto il coprifuoco, che lunedì è stato ampiamente violato. Dall’inizio delle proteste il governo ha fatto arrestare 11mila persone, tra cui alcuni leader degli studenti.
Il figlio di Hasina, Sajeeb Wazed Joy, che finora era anche stato suo consigliere, ha detto alla BBC che la madre stava valutando di dimettersi da domenica, in seguito alle nuove proteste, e che ha deciso di lasciare il paese per la sua incolumità e per le pressioni della sua famiglia. Non ha dato dettagli su dove si trovi al momento, ma ha negato che il suo governo abbia represso il dissenso con la violenza. Nelle proteste del fine settimana sono state uccise circa 250 persone, almeno venti delle quali lunedì, stando a quanto ha detto la polizia.