Google ha perso un importante processo sulla concorrenza

Secondo una storica sentenza con possibili ricadute importanti, l’azienda ha abusato del proprio monopolio

(AP Photo/Alastair Grant, File)
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Lunedì, in una sentenza molto attesa, un giudice federale degli Stati Uniti ha stabilito che Google ha abusato della propria posizione dominante nel settore della ricerca online, cioè il suo servizio più famoso e utilizzato, per violare la legge sulla concorrenza e impedire ad altre aziende di sviluppare la propria tecnologia.

È una sentenza storica, che potrebbe avere grosse ricadute sul modo in cui funziona uno dei motori di ricerca più utilizzati al mondo, e più in generale su tutto il settore: Google, comunque, farà quasi certamente appello e il caso potrebbe finire alla Corte Suprema. Nel caso in cui la sentenza dovesse venire confermata, Google potrebbe dover ridimensionare in modo radicale alcuni meccanismi alla base del successo del proprio motore di ricerca.

Il processo era iniziato a settembre del 2023. Ha un’enorme rilevanza pratica e simbolica: è il primo processo antitrust – cioè legato alla concorrenza sul mercato – avviato dal governo degli Stati Uniti contro una grande azienda tecnologica dai tempi di quello contro Microsoft del 1998, che portò enormi cambiamenti in tutto il settore.

Il dipartimento di Giustizia, che aveva preparato il caso per oltre tre anni, sosteneva che Google avesse abusato del proprio monopolio nella ricerca online per danneggiare la concorrenza e di fatto eliminare possibili innovazioni di cui i consumatori avrebbero potuto beneficiare. Secondo la legge statunitense non è illegale di per sé avere il monopolio di un settore dell’economia: il problema, secondo il dipartimento di Giustizia, è che Google avrebbe ottenuto questo monopolio infrangendo la legge, e poi l’avrebbe mantenuto con metodi illegali.

Il caso, ha scritto Associated Press, ha ritratto Google come un «bullo tecnologico» che ha sistematicamente ostacolato la concorrenza per proteggere un motore di ricerca che garantisce all’azienda enormi entrate legate alle inserzioni pubblicitarie, circa 240 miliardi di dollari solo lo scorso anno.

Secondo l’accusa, grazie al proprio monopolio Google ha potuto far pagare agli inserzionisti prezzi molto alti, assicurandosi enormi guadagni senza dover investire tempo e risorse nel miglioramento della qualità del proprio sistema di ricerca online: la sentenza, che ha confermato queste accuse, è ancora più rilevante tenendo conto del fatto che la società che possiede Google, Alphabet, ha sempre sostenuto che la popolarità di Google derivasse dall’altissima qualità del proprio sistema di ricerca e dal fatto che consumatori e consumatrici lo preferissero ad altri sistemi per come funzionava.

Google investe ogni anno miliardi di dollari perché il suo motore di ricerca sia impostato come predefinito sui telefoni cellulari e su altri dispositivi, ostacolando la concorrenza: secondo la sentenza, solo nel 2021 ha speso oltre 26 miliardi di dollari per stringere questo tipo di accordi. Il motore di ricerca online di Google elabora ogni giorno circa 8 miliardi e mezzo di richieste, un numero raddoppiato rispetto a 12 anni fa, secondo dati pubblicati dalla società di investimento Bond.