La finale olimpica dei 100 metri più equilibrata e competitiva di sempre
Noah Lyles ha vinto l'oro per soli 5 millesimi di secondo davanti a Kishane Thompson, in una gara dove il più “lento” ha corso in 9,91 secondi
La finale dei 100 metri maschili alle Olimpiadi di Parigi è stata equilibrata come non se ne erano mai viste: tra il primo velocista in gara e l’ottavo (l’ultimo) c’è stato un distacco di soli 12 centesimi, il più piccolo di sempre in una finale dei 100 metri. Ma soprattutto, questo distacco minimo si è avuto in una gara eccezionalmente competitiva, in cui tutti hanno corso su tempi potenzialmente validi per una medaglia: ha vinto lo statunitense Noah Lyles in 9,79 secondi, davanti al giamaicano Kishane Thompson (9,79) e allo statunitense Fred Kerley (9,81). L’italiano campione olimpico a Tokyo 2021, Marcell Jacobs, è arrivato quinto con un ottimo tempo di 9,85 secondi. L’ultimo, il giamaicano Oblique Seville, ha corso in 9,91 secondi.
La prima cosa che si nota è che a guardare solo i centesimi il primo e il secondo sembrano aver fatto lo stesso tempo: in realtà Lyles è arrivato prima di Thompson per cinque millesimi di secondo, 9,784, contro 9,789. All’arrivo non è stato chiaro praticamente a nessuno chi avesse vinto, né a chi guardava da casa, né ai commentatori televisivi di mezzo mondo, né tantomeno ai giudici e ai corridori: ci sono voluti diversi secondi e l’esito del fotofinish, un sistema che scatta foto con precisione di un millesimo di secondo e che ha chiarito come Lyles fosse avanti all’arrivo.
Lo stesso Lyles subito dopo la gara ha detto che pensava di non aver vinto, e si era persino complimentato con Thompson. I telecronisti italiani di Eurosport avevano annunciato Thompson come vincitore e non riuscivano a capire nemmeno in che posizione fosse arrivato Marcell Jacobs, se quarto o quinto. Il momento dell’attesa subito dopo la gara mostra bene l’incertezza che avevano un po’ tutti:
Un distacco piccolo come quello tra Lyles e Thompson si era avuto forse solo un’altra volta, alle Olimpiadi di Mosca nel 1980, quando il britannico Allan Wells e il cubano Silvio Leonard avevano corso entrambi in 10,25 secondi: forse, perché all’epoca non c’erano sistemi di misurazione capaci di andare oltre i centesimi di secondo. La vittoria fu assegnata dai giudici a Wells perché arrivava in rimonta.
Non è stata la finale olimpica più veloce di sempre per quel che riguarda il vincitore, perché a Pechino nel 2008 Usain Bolt vinse in 9,69 secondi, e a Londra 2012 in 9,63 (che è tuttora il record olimpico): è stata però la finale di più alto livello di sempre se si guardano tutti gli 8 partecipanti. Era già stato ipotizzato prima che cominciasse, visto che per la prima volta nella storia tutti i finalisti si erano qualificati facendo un tempo inferiore ai 10 secondi in semifinale.
Nessuno dei velocisti in gara si è avvicinato al record del mondo di Usain Bolt, di 9,58 secondi, ma questa finale ha mostrato che i migliori corridori del mondo sono al momento tutti estremamente vicini, se presi al loro miglior livello: questo da una parte l’ha resa molto avvincente anche senza la possibilità di nuovi record, e dall’altra ha mostrato quanto i record di Bolt siano ancora eccezionali e apparentemente inarrivabili.
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