Chi fu l’abbé Pierre, il celebre prete francese ora accusato di aggressione sessuale
Una specie di "mostro sacro" in Francia, al servizio dei poveri e con posizioni progressiste: anche per questo le accuse nei suoi confronti sono state a lungo taciute
Véronique Margron, teologa, presidente della Conferenza dei religiosi e delle religiose di Francia e attiva nella Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (CIASE), è stata la prima a raccogliere la testimonianza di una donna che ha dichiarato di essere stata aggredita sessualmente dall’abbé Pierre, noto prete francese morto nel 2007. Margron è anche colei che ha portato la questione davanti alla Emmaus International, l’associazione che riunisce i gruppi Emmaus nel mondo creati dall’abate nel 1949 come strumento di lotta contro la povertà e che ha di conseguenza deciso di avviare un’indagine indipendente sul proprio fondatore.
Mercoledì 17 luglio l’indagine è stata resa pubblica e contiene il racconto di sette donne che hanno detto di aver subìto abusi e violenze sessuali dall’abate tra il 1970 e il 2005. Una di loro, all’epoca dei fatti, era minorenne. Da lì in poi la vicenda ha ricevuto enormi attenzioni in Francia, ma non solo: perché, come riassume il quotidiano Le Monde, quelle testimonianze hanno finalmente «messo fine a un’omertà vecchia tre quarti di secolo» che per altrettanto tempo «ha protetto tanto un personaggio idolatrato quanto le istituzioni a cui era legato».
L’abbé Pierre, il cui vero nome era Henri Grouès, è una specie di «mostro sacro per la Francia», dice sempre Le Monde, soprattutto per il suo impegno nella lotta alla povertà e al diritto alla casa.
Nato a Lione il 5 agosto del 1912 in un’agiata famiglia attiva nel commercio della seta, Henri Grouès cominciò, fin da piccolo, a fare volontariato nei quartieri più poveri della sua città. Studiò con i gesuiti, da adolescente entrò nel movimento scout e nel 1928, all’età di sedici anni, decise di aderire all’ordine francescano dei frati. Nel 1931 prese i voti rinunciando alla sua parte di patrimonio familiare per distribuirlo ai poveri e nel 1938 venne ordinato sacerdote. L’anno dopo fu costretto ad abbandonare la rigida vita francescana per motivi di salute ricoprendo vari incarichi come cappellano. Alcuni mesi prima dell’invasione della Polonia e dell’inizio della Seconda guerra mondiale divenne viceparroco presso la diocesi della cattedrale di Grenoble, che da lì a poco sarebbe diventato uno dei maggiori centri della resistenza francese.
Dopo l’inizio della guerra Henri Grouès fu arruolato nell’esercito e a partire dal 1942 aiutò alcuni ebrei e numerosi perseguitati politici a scappare in Svizzera e in Algeria diventando uno dei principali leader e simboli della resistenza francese al nazifascismo. In clandestinità assunse vari pseudonimi, l’ultimo dei quali lo identificherà per il resto della vita: “abbé Pierre”.
Dopo la guerra, con l’approvazione dell’arcivescovo di Parigi, l’abbé Pierre venne eletto deputato e partecipò a due assemblee costituenti impegnandosi nel movimento pacifista per il disarmo nucleare mondiale. Nel 1949 presentò all’Assemblea nazionale un disegno di legge per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza e nel 1951, prima della fine del suo mandato, decise di abbandonare l’attività parlamentare ma non la politica: non smise mai di prendere posizione sulle questioni di attualità e usò varie pratiche di lotta non violenta, la sua popolarità e il suo rapporto privilegiato con i media per portare l’attenzione sulle cause che lui stesso difendeva.
Alla fine degli anni Quaranta, con l’indennità ricevuta in qualità di deputato, l’abbé Pierre acquistò una grande casa abbandonata a Neuilly-Plaisance, poco lontano da Parigi, trasformandola in un luogo di ritrovo per giovani: quella casa diventò la prima base di Emmaus, nome che si riferiva al villaggio della Palestina dove, secondo il vangelo di Luca, due discepoli ospitarono Gesù senza averlo riconosciuto poco dopo la resurrezione.
Successivamente, da comunità di accoglienza per giovani, Emmaus divenne un’associazione caritatevole per poveri, senzatetto, sfrattati e persone bisognose che cominciarono a essere ospitate nelle piccole case, spesso sfitte e in rovina, che l’abate cominciò ad acquistare. Dalla fine degli anni Sessanta Emmaus si organizzò anche per accogliere i giovani interessati a fare un’esperienza di vita comunitaria avviando campi di lavoro estivi in diverse regioni della Francia, ma anche all’estero.
Il 1954, per Emmaus, fu un anno fondamentale. Dopo aver ricevuto la notizia che una donna era morta assiderata durante la notte con in mano la lettera con cui era stata sfrattata perché non poteva permettersi l’affitto, l’abate decise di lanciare un appello alla radio per chiedere coperte, tende e generi di conforto per le tante persone che, anche a causa della mancata approvazione di un provvedimento sugli alloggi da parte del parlamento, si erano ritrovate a vivere per la strada. Il suo celebre discorso a Radio Luxembourg dell’11 febbraio del 1954, trascritto e pubblicato anche sul giornale «letto dai potenti», come disse l’abate, cioè Le Figaro, ricevette riscontri che superarono ogni aspettativa. La reazione dei francesi, conosciuta come “l’insurrezione della bontà”, portò a una straordinaria quantità di donazioni e a un’enorme mobilitazione di volontari che, da tutto il paese, decisero di unirsi a Emmaus. Fu a quel punto che l’abbé Pierre, ormai divenuto una celebrità, riorganizzò quella prima associazione creando, il 23 marzo del 1954, le “comunità di Emmaus” che si diffusero prima in tutta la Francia e poi in molti paesi del mondo.
Tra gli anni Ottanta e Novanta l’abate non smise mai di lottare e prendere posizioni su questioni politiche internazionali, a organizzare raccolte fondi, iniziative caritatevoli, a incontrare politici e rappresentanti istituzionali di mezzo mondo avviando, negli anni Novanta durante l’assedio di Sarajevo, Emmaus International, attiva fuori dalla Francia e soprattutto nelle zone di guerra.
L’abbé Pierre fu uno dei maggiori sostenitori della cosiddetta “dottrina Mitterrand”, pratica introdotta negli anni Ottanta dall’allora presidente François Mitterrand con cui furono concesse sul territorio francese ospitalità e sicurezza a cittadini italiani responsabili di violenza politica, purché non avessero più legami con la lotta armata. Si batté anche contro le condizioni di prigionia di molti brigatisti rossi estradati in Francia e fu un sostenitore della causa palestinese venendo accusato di solidarietà con gli ambienti dell’estremismo di sinistra e anche di antisemitismo. E poi criticò vari papi, prese spesso posizione contro il Vaticano, si pronunciò a favore della possibilità di ordinare sacerdoti anche le donne e gli uomini sposati, sostenne il diritto delle persone omosessuali ad avere dei figli e difese l’uso dei contraccettivi diventando molto impopolare negli ambienti più conservatori anche del clero.
L’abbé Pierre morì il 22 gennaio del 2007 a Parigi a causa di un’infezione polmonare. Aveva 94 anni.
La donna che per prima ha raccontato a Véronique Margron gli abusi che subì dall’abbé Pierre ha anche detto di essere rimasta in silenzio così a lungo per timore di indebolire l’impegno di Emmaus contro la povertà: in effetti l’abbé Pierre, ha raccontato Margron, «era un personaggio mitico, con il rischio di credersi fuori dal mondo comune e dalle sue leggi elementari, morali e giuridiche». Eppure, come ha dimostrato Le Monde in varie e recenti inchieste, dentro Emmaus «le vicende sessuali dell’abbé Pierre erano un segreto di Pulcinella» e risalivano già agli anni Cinquanta. Ci sono infatti prove e testimonianze di suoi comportamenti inappropriati e molesti verso le donne durante un viaggio fatto nell’aprile del 1955 negli Stati Uniti e poi in Canada di cui le gerarchie ecclesiastiche, scrive Le Monde, sarebbero state a conoscenza e che le avrebbero portate a decidere di limitare i viaggi e gli interventi pubblici dell’abate: misure che lui non sempre rispettò, forte dell’ottima reputazione che si era creato nella società.
Il quotidiano di Lione Le Progrès dice che dalla pubblicazione dell’inchiesta sono arrivate altre dieci nuove testimonianze di vittime dichiarate: da Emmaus France hanno fatto sapere di aver attivato un servizio di ascolto proprio perché «alla luce dei primi elementi raccolti» sembra molto probabile che possano esserci «altre donne coinvolte». I nuovi racconti «verranno analizzati» e verranno presto «organizzati dei colloqui con le persone che li desiderano».