Le molte preoccupazioni per i ritardi nella riapertura della ferrovia del Frejus

Dopo la frana dello scorso agosto la ferrovia è ancora interrotta con enormi problemi per i commerci tra l'Italia e gli altri paesi europei, e c'è appena stato un nuovo rinvio

La frana al Frejus 
(ANSA/ FRANCESCO ARRIGONI)
La frana al Frejus (ANSA/ FRANCESCO ARRIGONI)
Caricamento player

Dopo la frana che lo scorso agosto ha interrotto il traforo del Frejus – uno dei più importanti per il traffico di persone e merci tra l’Italia e la Francia, al confine tra il Piemonte e la Savoia francese – la circolazione non è mai ripresa del tutto. La frana avvenne nel comune di Saint-André e occupò i binari della ferrovia e un tratto dell’autostrada A43, che collega la Francia all’Italia: in qualche settimana fu ripristinata l’autostrada, sia per le auto che per i camion, ma la ferrovia è ancora chiusa, con grossi disagi per l’alta velocità tra l’Italia e la Francia e soprattutto per il trasporto merci, che non può avvalersi di uno dei canali più importanti per il commercio tra l’Italia e il resto dei paesi europei.

È da tempo che le associazioni di categoria e il governo italiano, preoccupati delle conseguenze sul commercio e sul turismo, chiedono alle autorità francesi di velocizzare i lavori di ripristino: dopo vari rinvii la ferrovia doveva essere riaperta a dicembre di quest’anno, ma nei giorni scorsi il dipartimento della Savoia ha fatto sapere che la riapertura è posticipata nuovamente, a un momento indefinito nel primo trimestre del 2025.

Secondo le autorità francesi, che hanno messo a disposizione una pagina per seguire l’avanzamento dei lavori, la messa in sicurezza dell’area sta risultando più difficoltosa del previsto, sia per la gravità del crollo che per la gestione dei lavori.

La frana interessò la falesia del Praz, nella valle della Moriana, da cui vennero giù circa 15 mila metri cubi di roccia, che staccandosi dalla falesia l’hanno resa molto instabile. Nello scorso autunno sono state effettuate una serie di spettacolari esplosioni per favorire il distacco del grosso dei massi pericolanti.

Nelle ultime settimane però, stando a quanto ha comunicato il dipartimento della Savoia, sono state trovate nuove instabilità nella parte centrale della falesia, che con ogni probabilità richiederanno nuove esplosioni.

I lavori sono poi particolarmente complicati per via della ripidità e dell’instabilità della falesia. Ci stanno lavorando decine di operai specializzati nel lavoro in quota, appesi a funi a più di 200 metri di altezza, che si alternano 7 giorni a settimana, dalle 6 alle 20.

I costanti ritardi nei lavori e l’incertezza sulla loro fine stanno causando molte preoccupazioni tra le aziende esportatrici e le aziende di trasporto. I valichi di montagna sono il collegamento più importante che l’Italia ha per far arrivare le sue merci al resto dei paesi europei: ogni anno partono circa 266 milioni di tonnellate di merci, di cui 160 milioni (circa il 60 per cento del totale) passano dalle Alpi. Il 66 per cento del volume complessivo delle importazioni e delle esportazioni tra l’Italia e i paesi europei viaggia su strada, con i camion, mentre il 34 per cento sulle linee ferroviarie.

Venerdì c’è stata una riunione tra il presidente della regione Piemonte Alberto Cirio e il presidente dell’Unione Industriali di Torino Marco Gay, a cui si è collegato anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: la riunione aveva al centro proprio le grosse preoccupazioni degli industriali sui ritardi.

La situazione è poi estremamente complicata da una serie di lavori che hanno interessato gli altri passaggi. I principali valichi alpini da cui passano le merci italiane sono sette: Ventimiglia, Monte Bianco, Frejus, Sempione, San Gottardo, Brennero e Tarvisio. Il valico del Monte Bianco è soltanto autostradale, mentre gli altri sei si possono percorrere sia con i camion che con i treni: nell’ultimo anno, oltre all’evento imprevisto al Frejus, era stata prevista una serie di lavori e interruzioni, che sono stati in qualche modo rimodulati, ma che comunque hanno ulteriormente complicato la situazione.

Mentre il trasporto ferroviario delle merci è sostanzialmente bloccato, per quello dei passeggeri è stata trovata una soluzione che consente di superare l’interruzione al Frejus. Da gennaio la linea del TGV che collega ad alta velocità Milano e Parigi è ripartita, grazie a un sistema di autobus sostitutivi che aggira l’interruzione, seppur con tempi molto allungati rispetto a un tempo e maggiori scomodità.

– Leggi anche: Dai valichi alpini dipende la maggior parte delle esportazioni italiane