Le grandi proteste contro i brogli elettorali in Venezuela
A cui ha partecipato anche la leader dell'opposizione María Corina Machado, benché rischi di essere arrestata dal regime di Maduro
Sabato migliaia di persone sono scese in strada in varie città del Venezuela per protestare contro i brogli elettorali che domenica scorsa hanno portato alla vittoria di Nicolás Maduro, il presidente autoritario del paese che secondo i conteggi indipendenti avrebbe in realtà perso le elezioni con grande distacco. Alle proteste a Caracas, la capitale, ha partecipato anche María Corina Machado, la leader dell’opposizione, affrontando il rischio di essere arrestata dal regime. Tra le altre cose, uno degli slogan dei manifestanti è stato: «No tenemos miedo», cioè «Non abbiamo paura».
Negli ultimi giorni, ha scritto lei stessa in un articolo per il Wall Street Journal, Machado ha vissuto «in clandestinità, temendo per la mia vita», dopo che il regime di Maduro ha arrestato nell’ultima settimana centinaia di persone legate all’opposizione, la polizia ha ucciso almeno 11 manifestanti e un gruppo di persone mascherate è entrato nella sede dell’opposizione e l’ha distrutta. Nonostante questo, sabato Machado ha partecipato alle manifestazioni dell’opposizione, ha sventolato una bandiera venezuelana e ha detto: «Il regime non è mai stato così debole!».
Machado non è la candidata alla presidenza, pur essendo la leader carismatica e riconosciuta dell’opposizione: mesi fa il regime di Maduro le impedì di candidarsi alle elezioni, e per questo l’opposizione fu costretta a scegliere al suo posto Edmundo González Urrutia, un diplomatico 74enne. Machado rimane tuttavia la figura più amata ed esposta di tutta l’opposizione.
Alla manifestazione di sabato hanno partecipato migliaia di persone, e non ci sono stati scontri: la polizia e i “motorizados” (gruppi di sostenitori di Maduro che si muovono in motocicletta e che molto spesso sono i picchiatori non ufficiali del regime) erano presenti durante la marcia, ma non sono intervenuti.
«Oggi è un giorno molto importante. Dopo sei giorni di repressione brutale pensavano che ci avrebbero fatti tacere e che ci avrebbero paralizzati. Andremo fino in fondo», ha detto Machado ai partecipanti.
Nel frattempo, la repressione del regime sta diventando sempre più pesante. In questi giorni Maduro ha definito i membri dell’opposizione «terroristi» e «traditori», ha detto che le persone arrestate per aver protestato contro il regime subiranno la «massima punizione» e che Machado e González dovrebbero essere «dietro le sbarre».
Secondo il regime, Maduro avrebbe vinto le elezioni con il 51,2 per cento dei voti, davanti a Edmundo González Urrutia, che avrebbe preso il 44 per cento. Il Consiglio elettorale nazionale, l’organo elettorale dominato dal regime, non ha mai reso pubblici i documenti che proverebbero questa vittoria, sostenendo che ci sarebbe stato un attacco informatico. L’opposizione però è riuscita a ottenere le copie di molti documenti elettorali, e a mostrare che González ha probabilmente vinto le elezioni con ampio margine.
Sabato c’è stata anche una manifestazione di sostenitori del regime, organizzata dal governo, in cui Maduro ha tenuto un lungo e minaccioso discorso contro l’opposizione, e ha detto che le persone arrestate negli ultimi giorni sono «più di duemila».