Lisbona, i tuk-tuk e il turismo
I taxi a tre ruote sono assai diffusi nella capitale portoghese, e nel tempo sono diventati un simbolo degli effetti negativi provocati dal turismo eccessivo
La città di Lisbona ha iniziato a discutere questa settimana l’approvazione di nuove regole sulla circolazione dei tuk-tuk, i taxi a tre ruote il cui aspetto ricorda un po’ quello di un’Ape fabbricata dalla Piaggio, riadattata al trasporto di passeggeri. I tuk-tuk sono molto popolari nel sud est asiatico, ma in Europa sono molto meno diffusi, tranne appunto in Portogallo e soprattutto a Lisbona, dove nel corso dell’ultimo decennio si sono affermati sempre di più come veicolo per turisti.
Al momento ci sono circa mille tuk-tuk a Lisbona. Il numero può sembrare piuttosto contenuto, viste le dimensioni di Lisbona e la sua popolazione (l’area metropolitana di Lisbona ha una popolazione di 2,8 milioni di persone): i tuk-tuk però vengono usati soprattutto in un’area ristretta del centro della città, e Lisbona è una città che ha strade strette ed è tutta a saliscendi, caratteristiche che rendono più difficile la circolazione di mezzi. Così in diversi quartieri la presenza dei tuk-tuk è diventata un problema, per esempio nelle vie attorno al belvedere della Signora del Monte, a Graça, e anche in altre zone frequentate dai turisti come la piazza del Rossio, il belvedere delle Porte del Sole, Belém, e la piazza del Commercio.
«Questo era un quartiere calmo, dove si poteva vivere e non c’era rumore. A partire dal 2016, però, abbiamo assistito a un’invasione da parte dei tuk-tuk», ha raccontato a Publico Miguel Marques, un restauratore che vive vicino al belvedere della Signora del Monte e che ha il suo atelier vicino al castello di San Giorgio. È una distanza di circa tre chilometri e normalmente Marques va al lavoro a piedi. Ogni tanto però capita che debba trasportare qualcosa e quindi è obbligato a usare la macchina. In quei casi, ci mette fino a trentacinque minuti a coprire tutto il tragitto: «a causa dei tuk-tuk, la circolazione attorno al belvedere è infernale», ha detto.
Gli abitanti dei quartieri dove i tuk-tuk sono diventati un problema si lamentano generalmente del fatto che i loro conducenti tendono a non rispettare le regole stradali; che sono troppi; che fanno molto rumore e inquinano (molti tuk-tuk funzionano ancora a benzina, come le auto, e fanno un rumore paragonabile a quello di un motorino).
Negli anni scorsi, l’amministrazione di Lisbona ha approvato una serie di limitazioni alla circolazione dei tuk-tuk, per esempio vietandone l’ingresso in alcune parti della città (anche la città di Porto, che ha un problema simile, negli ultimi mesi ha adottato delle regole più severe per limitarne la circolazione). Nei fatti, però, spesso la polizia chiude un occhio: le violazioni sono frequenti e senza conseguenze.
La proposta in discussione in questo momento prevederebbe, tra le altre cose, di ridurre a 500 il numero di veicoli autorizzati a parcheggiare negli spazi pubblici della città, la metà di quello attuale. I conducenti di tuk-tuk dovrebbero anche ottenere una apposita licenza per poter parcheggiare nelle aree designate (questa licenza, secondo i piani, sarebbe poi condizionata anche al fatto di superare un corso di formazione). Secondo l’amministrazione comunale di Lisbona, «è fondamentale trovare delle soluzioni per imporre un po’ di ordine e di disciplina» nella loro circolazione.
Le origini dei tuk-tuk (o dei risciò a motore, come vengono anche chiamati) di solito vengono fatte risalire alla metà del Novecento in Giappone e in Italia, dove dopo la Seconda guerra mondiale un ingegnere della Piaggio, Corradino D’Ascanio (più famoso per avere progettato la Vespa), ideò l’Ape, il cui design è alla base del tuk-tuk. I tuk-tuk sono mezzi economici e molto maneggevoli, caratteristiche che li hanno resi popolari in alcuni paesi dell’America Latina, dell’Africa e soprattutto in diversi paesi dell’Asia, come l’India, il Bangladesh, lo Sri Lanka e la Thailandia.
In Portogallo, e soprattutto a Lisbona, i tuk-tuk hanno cominciato a diffondersi più o meno a partire dal 2014, seguendo lo sviluppo del turismo che nell’ultimo decennio è cresciuto moltissimo anche grazie alle politiche favorevoli del governo, in un momento in cui voleva rilanciare l’economia dopo la grave crisi del 2011.
La loro comparsa nelle strade della capitale fu accolta con fastidio da parte di molti residenti.
«I residenti di questa decadente città portuale […] hanno accolto a braccia aperte le ondate di turisti che negli anni recenti hanno aiutato Lisbona a superare le difficoltà economiche», scriveva per esempio il New York Times già nel 2015: «i turisti stranieri però hanno portato con sé anche una certa quota di problemi: lo sviluppo troppo rapido ha fatto aumentare gli affitti e le disparità economiche. Le strade sono più affollate, il traffico è peggiorato. E poi ci sono i tuk-tuk. I visitatori li usano in massa, mentre gli abitanti hanno cominciato a lamentarsi dell’inquinamento, delle strade più rumorose e di un generale peggioramento della qualità di vita».
– Ascolta anche: Il turismo ha cambiato le città
Il numero di turisti stranieri che visitano il Portogallo è raddoppiato nel decennio dal 2010 al 2019 e nel 2023 è stato il maggiore di sempre, con un totale di 26,5 milioni (si tratta di un aumento del 19,2 per cento rispetto al 2022 e del 7,7 per cento rispetto al 2019, l’ultimo anno prima della pandemia di Covid-19). Il Fondo Monetario Internazionale, in un rapporto del 2022, definì il Portogallo uno dei paesi europei più dipendenti dal turismo. Il settore rappresenta circa il 16,5 per cento del prodotto interno lordo del Portogallo.
Come sottolinea la giornalista Tereixa Constenla, oggi Lisbona è diventata una città più ricca, che è uscita dalla crisi di dieci anni fa ma che al tempo stesso, come tante altre città europee, deve affrontare i problemi causati dal numero eccessivo di turisti: «Lisbona sta morendo a causa del proprio successo: è diventata una mecca del turismo internazionale, ma ha pagato il suo successo con la gentrificazione e la perdita della sua autenticità».
Negli ultimi dieci anni, la crescita dei tuk-tuk a Lisbona è diventata per molti il simbolo di queste distorsioni, tra le quali la principale è l’aumento del costo delle abitazioni, che per i residenti di Lisbona è diventato un problema molto grave: tra il 2015 e il 2022, secondo l’Eurostat, il costo delle case in Portogallo è aumentato del 90 per cento, contro il 48 per cento della media dell’Unione Europea.
L’amministrazione comunale attuale ha preso delle prime misure per cercare di affrontare le conseguenze negative del turismo: in aprile, per esempio, ha deciso di aumentare la tassa turistica da due a quattro euro al giorno, e di estenderla (per la cifra di due euro) anche ai passeggeri delle crociere, che precedentemente non erano tenuti a pagarla. Il sindaco di Lisbona, Carlos Moedas, ha anche detto di volere approvare restrizioni progressive all’affitto di appartamenti privati a breve termine ai turisti (il cui numero, secondo dati forniti da Moedas, è cresciuto moltissimo dal 2010 al 2021, passando da 500 a 18mila). E poi, per l’appunto, vorrebbe cercare di regolamentare la circolazione dei tuk-tuk.
Sono però riforme piuttosto limitate, per il momento, e che devono tenere conto del fatto che il turismo è diventato una risorsa importantissima per l’economia della città: per Moedas è «un gioco di equilibrio, tra la Lisbona dei lisbonesi da una parte, e quella dei turisti dall’altra».