A Andy Murray il tennis «non è mai piaciuto»

Lo ha detto lui stesso dopo l'ultima partita della sua carriera alle Olimpiadi di Parigi, in un commento un po' ironico ma anche molto rivelatore

Il tennista scozzese Andy Murray durante l'ultima partita della sua carriera, l'1 agosto 2024 (Julian Finney/Getty Images)
Il tennista scozzese Andy Murray durante l'ultima partita della sua carriera, l'1 agosto 2024 (Julian Finney/Getty Images)

Giovedì il tennista scozzese Andy Murray, uno dei più forti della sua generazione, ha giocato la sua ultima partita da professionista: nel torneo del doppio maschile alle Olimpiadi, insieme all’inglese Dan Evans, e contro la coppia statunitense composta da Taylor Fritz e Tommy Paul, che alla fine ha vinto in due set (6-2, 6-4). Al termine della partita Murray è stato applaudito da tutti gli spettatori in un momento di grande commozione collettiva. Più tardi Murray ha commentato il suo ritiro con un messaggio su X (Twitter):

«Che poi a me il tennis non è mai piaciuto».

È una frase con un evidente intento ironico, ma che dice anche qualcosa di vero su come è stata la carriera di Murray: per lunghissimo tempo molto faticosa, nel tentativo che è sembrato a tratti quasi disperato di raggiungere il livello dei tre migliori tennisti della sua generazione e forse di tutti i tempi, cioè Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. Murray non aveva un talento assoluto alla loro altezza, ma grazie a un lavoro meticolosissimo su se stesso e sul suo modo di giocare è riuscito per lungo tempo a competere al loro stesso livello, arrivando anche a essere il numero 1 del mondo.

Gli sforzi che faceva però erano molto evidenti in campo: è stato un giocatore molto sgraziato, che mostrava in modo evidente i segni della fatica e si disperava e imprecava per ogni errore in modo sguaiato. I suoi modi erano molto diversi dalla classe mostrata spesso anche nelle situazioni più avverse da giocatori come Federer e Nadal. A molti, insomma, è sembrato davvero che non gli piacesse giocare a tennis.

«Ho dato tutto quello che potevo durante la mia carriera», ha detto Murray dopo l’eliminazione dal torneo olimpico. «Mi dispiace di dover smettere, ma le ultime due settimane sono state fantastiche. Mi sono divertito molto a stare con la squadra».

Dopo la partita finale giovedì sera, la LTA (Lawn Tennis Association, l’associazione che gestisce le competizioni di tennis nel Regno Unito) ha annunciato che, a partire dal 2025, il campo centrale del Queen’s Club di Londra (la struttura che ospita l’annuale torneo di tennis sull’erba maschile dei Queen’s Club Championships, uno dei più importanti al mondo sull’erba) si chiamerà Andy Murray Arena: Murray ha vinto il torneo 5 volte.

Murray, che aveva annunciato il suo ritiro prima dell’inizio delle Olimpiadi, ha 37 anni e negli ultimi sette anni la sua carriera è stata pesantemente condizionata dagli infortuni, tanto che già nel 2019, dopo due anni in cui quasi non aveva giocato per un problema all’anca, aveva annunciato che si sarebbe ritirato. Alla fine non lo fece e anzi il suo ritorno fu raccontato come una storia di sport abbastanza eccezionale.

Una foto del ritiro di Andy Murray nel centro di Parigi (Ryan Pierse/Getty Images)

Prima degli infortuni, Murray era diventato uno dei migliori tennisti al mondo, al punto che si cominciò a parlare di Big four del tennis (“i quattro grandi”), invece che di Big three (“i tre grandi” del tennis, come sono tuttora spesso chiamati Federer, Nadal e Djokovic). I suoi migliori successi furono la vittoria dello US Open nel 2012 e le due vittorie a Wimbledon nel 2013 e nel 2016, ma anche i due ori olimpici consecutivi, quello del 2012 (sempre sul campo di Wimbledon, per le Olimpiadi di Londra) e quello di Rio de Janeiro del 2016.