Ma il tennis alle Olimpiadi è importante?
Dipende da molte cose: dal luogo in cui si gioca, da chi gioca e dal motivo per cui sceglie di farlo
Questo weekend finiranno i tornei di tennis alle Olimpiadi, che sono cinque in tutto: femminile, maschile e poi i doppi femminile, maschile e misto. Nei vari tabelloni giocano, o hanno giocato, molti dei migliori tennisti e molte delle migliori tenniste al mondo (non c’erano però il numero 1 Jannik Sinner e la numero 3 Aryna Sabalenka), ma l’importanza del tennis alle Olimpiadi è spesso discussa e la sua percezione, da parte del pubblico e dei giocatori stessi, cambia a seconda di diversi fattori. Dipende per esempio da dove si svolge il torneo, ma anche da chi ci gioca e dal momento della carriera che i principali tennisti e tenniste stanno vivendo.
In queste Olimpiadi si sta giocando al Roland Garros, l’impianto dove ogni anno si tiene l’omonimo torneo, tra i principali del tennis mondiale (uno dei quattro Slam), e già questo aiuta ad aumentare la rilevanza e il prestigio del torneo, come accadde nel 2012, quando per le Olimpiadi di Londra si giocò a Wimbledon. In altre occasioni invece, come a Rio de Janeiro e a Tokyo, su campi non molto conosciuti e poco apprezzati dagli appassionati di tennis, c’era meno attenzione sul torneo di tennis.
Molto però dipende da chi gioca (un fattore che è a sua volta influenzato, appunto, anche da dove si svolge il torneo). Non sempre i tennisti puntano molto sulle Olimpiadi e in certi casi scelgono di rinunciarvi, perché la stagione tennistica è già molto intensa e piena di impegni. Quando decidono di prediligere altri tornei è principalmente perché le Olimpiadi non danno punti per il ranking, e quindi non contribuiscono alle classifiche mondiali: per un tennista medio è una questione molto importante, perché rimanere in certe posizioni di classifica (per esempio tra i primi 50, o tra i primi 100) può cambiare la sostenibilità economica di un’intera stagione; per un tennista forte invece è più una questione di ambizioni e calcoli per restare in alto in classifica.
Inoltre le Olimpiadi non danno soldi: o meglio, danno i soldi che eventualmente i paesi decidono di dare ai propri medagliati, ma che sono imparagonabili ai montepremi dei principali tornei dei circuiti ATP (maschile) e WTA (femminile).
Un altro fattore che incide sullo scarso prestigio delle Olimpiadi per il tennis è che ha una storia relativamente giovane come sport olimpico: tornò nel 1988 a Seul, dopo esserci stato tra il 1896 e il 1924. È probabile che con il passare del tempo e l’accumularsi di record e storie possa diventare più attraente per gli atleti.
Anche a un livello più istituzionale, i principali organi del tennis non hanno alcun interesse a promuovere le Olimpiadi e a spingere i tennisti a partecipare. Come altri sport molto seguiti, il tennis è abbastanza popolare da non aver bisogno di un evento come le Olimpiadi per farsi conoscere e cercare di attirare nuovo pubblico. Al tennis come movimento, insomma, il tennis olimpico non interessa così tanto: questo però può cambiare quando alcuni dei migliori tennisti e delle migliori tenniste al mondo si mettono in testa per qualche motivo di voler vincere le Olimpiadi, o comunque di andarci per realizzare qualcosa di notevole.
Per Andy Murray per esempio vincere il torneo olimpico di Londra nel 2012 fu molto significativo per una serie di motivi, a partire dal fatto che in quanto britannico giocava in casa e nel circolo più prestigioso al mondo, cioè a Wimbledon. Murray peraltro è scozzese, e prima che cominciasse a farsi apprezzare da tutto il pubblico britannico (soprattutto dagli inglesi) ci volle molto tempo: certamente quella vittoria alle Olimpiadi ebbe un ruolo. Vinse poi in finale contro Roger Federer, considerato uno dei tennisti più forti di sempre (se non il più forte in assoluto) sull’erba, la superficie di Wimbledon. Da quel momento vinse tre tornei del Grande Slam, che prima non aveva mai vinto, probabilmente anche perché in un periodo di grande fiducia dopo quella vittoria (il primo fu poche settimane dopo le Olimpiadi del 2012). Nel 2016 vinse di nuovo le Olimpiadi diventando il primo di sempre a vincerne due consecutive.
Per la tennista tedesca Steffi Graf, una delle più forti e vincenti di sempre, le Olimpiadi furono importanti invece perché con la vittoria di Seul nel 1988 completò il cosiddetto “Golden Slam”, la vittoria nello stesso anno dei quattro tornei del Grande Slam e delle Olimpiadi: per il momento è riuscito solo a lei.
A queste Olimpiadi ci sono diverse storie che hanno reso il torneo molto atteso e più interessante da seguire rispetto ad altri. C’è Novak Djokovic, che è già il tennista più vincente di tutti i tempi, ma non ha mai vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi (fu bronzo nel 2008): a 37 anni, questa potrebbe essere l’ultima occasione per farlo, per cui c’è molta attenzione mediatica sulla sua presenza. C’era Rafael Nadal, che ha vinto il torneo del Roland Garros per l’incredibile numero di 14 volte. Nadal ha giocato sia nel singolare sia nel doppio con Carlos Alcaraz, formando così un doppio composto dal miglior tennista spagnolo di sempre e da quello che sta provando a diventarlo, con 17 anni di differenza tra loro: tutte cose che hanno contribuito a far appassionare molti alla loro partecipazione.
Alcaraz, che ha vinto gli ultimi due tornei del Grande Slam tra giugno e luglio (Roland Garros e Wimbledon), è in finale nel torneo singolare (dove affronterà uno tra Djokovic e l’italiano Lorenzo Musetti). C’era anche Andy Murray, che giovedì ha perso nel doppio e ha così concluso a queste Olimpiadi la sua carriera. C’era poi nel femminile singolare Iga Swiatek, la numero 1 al mondo, che sui campi del Roland Garros non perdeva dal 2021 ma è uscita in semifinale contro la cinese Qinwen Zheng.
Era molto atteso anche Jannik Sinner, perché sarebbe arrivato a Parigi da numero uno del mondo e con scontate possibilità di giocarsi una medaglia, e anche per questo la decisione di saltare i Giochi a causa di una tonsillite ha generato molte discussioni, soprattutto in Italia, dove le aspettative e le pressioni su di lui sono da tempo decisamente alte. Nonostante l’assenza di Sinner, in Italia il torneo è molto seguito e raccontato perché è un momento particolarmente buono per il tennis italiano, che infatti ha già raggiunto risultati notevoli. Con Sara Errani e Jasmine Paolini nel doppio femminile l’Italia per la prima volta ha raggiunto una finale olimpica, mentre prima di Lorenzo Musetti solo un tennista era riuscito ad arrivare in semifinale nel singolare maschile, Uberto De Morpurgo nel 1924.
Il doppio alle Olimpiadi ha una storia a sé. Durante l’anno è molto meno seguito del singolare, anzi spesso nei tornei gli organizzatori vendono con un biglietto unico la possibilità di vedere una partita di doppio e una di singolare, per cercare di portare pubblico anche nel doppio (anche i montepremi sono molto più bassi); alle Olimpiadi però la medaglia che ricevono i vincitori è la stessa e nella percezione del pubblico ha più o meno lo stesso valore.
Alle Olimpiadi c’è poi anche il doppio misto (giocato da un uomo e una donna), che durante l’anno esiste solo nei tornei del Grande Slam e non è quasi mai frequentato da tenniste e tennisti importanti, mentre alle Olimpiadi è molto partecipato e le partite spesso sono decisamente divertenti (non capita tutti i giorni di vedere Sara Errani fare un servizio vincente contro Daniil Medvedev).
Siccome le possibilità di vincere una medaglia d’oro nel tennis sono poche (difficilmente anche i tennisti particolarmente costanti e longevi giocheranno più di tre, quattro volte alle Olimpiadi), spesso i più forti singolaristi decidono di giocare anche nel doppio, per raddoppiare le possibilità di vittoria. Come Djokovic, Roger Federer non ha mai vinto l’oro olimpico nel singolare, ma è riuscito a vincere comunque una medaglia d’oro nel doppio con un altro tennista svizzero molto forte, Stanislas Wawrinka, a Pechino nel 2008, l’anno in cui Nadal vinse nel singolare (Nadal ha vinto un oro anche nel doppio, nel 2016 con Marc López). Nel 2016 Federer avrebbe dovuto giocare in un doppio misto molto atteso a Rio de Janeiro con Martina Hingis, tennista svizzera molto forte e vincente sia nel singolare sia nel doppio, ma lo saltò a causa di un infortunio al ginocchio.