Da dove viene la “cerimonia del Ventaglio”

Il rituale incontro dei presidenti delle camere e della Repubblica con la stampa iniziò nel 1893, quando i deputati si riunivano in un'aula assai meno confortevole di oggi

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il presidente dell'Associazione Stampa Parlamentare, Sergio Amici, e la vincitrice del concorso Cristina Panarese, in occasione della cerimonia di consegna del Ventaglio, il 26 luglio 2017 (Paolo Giandotti/LaPresse)
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il presidente dell'Associazione Stampa Parlamentare, Sergio Amici, e la vincitrice del concorso Cristina Panarese, in occasione della cerimonia di consegna del Ventaglio, il 26 luglio 2017 (Paolo Giandotti/LaPresse)
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La sera del 6 luglio 1893, durante un animato dibattito sulla legge che avrebbe portato all’istituzione della Banca d’Italia, il presidente della Camera Giuseppe Zanardelli ricevette un plico da uno dei commessi. Lo aprì, e al suo interno trovò un piccolo ventaglio di carta. «Siamo noi giornalisti della tribuna della stampa che ci permettiamo di inviarglielo per ristorarlo alquanto dal calore della stagione e della discussione bancaria», si legge in un trafiletto del Messaggero del giorno seguente. Zanardelli comprese, apprezzò, sorrise all’indirizzo dei giornalisti. «Dalla tribuna della stampa si applaude all’indirizzo del presidente che ha usato il ventaglio donatogli dai giornalisti», riporta il resoconto stenografico di quella seduta.

Il regalo aveva un po’ il gusto dello scherzo, ma fu comunque gradito. La sera precedente al dibattito, il 5 luglio, conversando con alcuni cronisti presenti alla Camera Zanardelli aveva fatto una battuta sul caldo: «Voi altri avete almeno un ventaglio che io vedo costantemente agitare». Da lì nacque l’idea di regalargli un piccolo ventaglio di carta, sul quale avevano messo la firma tutti i corrispondenti e rappresentanti di giornali della tribuna stampa: e da allora è diventata abitudine ripetere questo regalo.

Ogni anno, quasi sempre tra luglio e agosto, con una cerimonia che è evoluta nel corso dei decenni e si è fatta sempre più solenne, i giornalisti parlamentari regalano un ventaglio al presidente della Camera, che in quell’occasione tiene un discorso pubblico o una breve conferenza stampa. Negli anni si cominciò a farlo anche con il presidente del Senato, e dal 1992 con il presidente della Repubblica. Le cerimonie hanno assunto una certa rilevanza mediatica perché offrono alle tre più alte cariche dello Stato occasione di fare discorsi che valgono un po’ come chiusura della stagione politica e parlamentare prima della pausa di agosto.

Per esempio durante l’ultima “cerimonia del Ventaglio”, il 24 luglio, Sergio Mattarella ha preso in giro la proposta presentata da un senatore della Lega per vietare l’utilizzo del femminile nell’indicare le cariche pubbliche. E ha anche fatto un solenne richiamo a rispettare la libertà di stampa, il giorno dopo che il presidente del Senato Ignazio La Russa, nella cerimonia analoga a Palazzo Madama, aveva invece espresso dubbi sulla condotta del cronista della Stampa aggredito da alcuni manifestanti di CasaPound il 20 luglio a Torino.

Venerdì è stata la volta di Lorenzo Fontana, a Montecitorio. Sollecitato dai cronisti, il presidente della Camera ha parlato di vari temi politici, sia italiani che europei, secondo una tradizione che s’è andata affermando negli anni per cui i presidenti delle camere, oltre a tenere un breve discorso generale, accettano poi anche di rispondere alle domande dei giornalisti.

Per comprendere il valore dell’aneddoto che ha originato questa tradizione vecchia di oltre centotrent’anni, sospesa soltanto durante gli anni della dittatura fascista, bisogna ricordare le condizioni un po’ precarie in cui si svolgeva l’attività parlamentare alla fine dell’Ottocento. Dopo la presa di Roma e il completamento dell’unità d’Italia, nel 1870, si decise di affrettare il trasferimento della sede delle istituzioni nazionali da Firenze a Roma, appunto. Ci furono molte discussioni e alla fine venne scelto Palazzo Montecitorio per la Camera. Il 23 dicembre del 1870 fu anche indicata una data entro la quale questo trasloco sarebbe dovuto avvenire: non oltre la fine di giugno dell’anno seguente.

I lavori – che comunque si prolungarono fino al 27 novembre del 1871, quando la nuova aula fu finalmente inaugurata – imponevano procedure rapide, e all’ingegnere piemontese Paolo Comotto fu affidato il compito di costruire un’aula provvisoria, che sarebbe poi dovuta essere migliorata negli anni. Comotto scelse di costruirla nel cortile utilizzando legno per la struttura e zinco per la copertura, con un grande lucernaio al centro. L’acustica era pessima, ma soprattutto non vennero messi impianti per riscaldamento o ventilazione. E così l’aula si rivelò fin dall’inizio terribilmente fredda. Antonio Mordini, vicepresidente della Camera, rivolgendosi ai deputati che per la prima volta si riunivano nella nuova aula propose «di tenere il cappello in testa» violando le regole della Camera: «Fintantoché non avremo la sala riscaldata».

Ma oltre al freddo d’inverno, c’era il problema del caldo d’estate. Fu anche disposto che alcuni funzionari bagnassero con dei getti d’acqua il tetto dell’aula, ma senza che questo desse davvero sollievo ai deputati. In questo contesto si svolse lo scambio tra i giornalisti e Zanardelli, che era un politico di orientamento progressista e autore, da ministro della Giustizia, di un codice penale notevolmente innovativo che tra l’altro soppresse la pena di morte. Nel biglietto di ringraziamento per il ventaglio, Zanardelli scrisse: «Ringrazio vivamente del ricordo di questi giorni, ultimi della mia presidenza, i collaboratori carissimi della stampa. Lo terrò fra le care memorie».

L’abitudine di regalare al presidente della Camera il ventaglio si consolidò subito, assumendo un valore simbolico che andava oltre l’utilità dell’oggetto. Rimase in vigore anche quando, nel novembre del 1899, l’aula Comotto fu dichiarata inagibile per il rischio di crolli e incendi, e si trovarono soluzioni alternative fino all’inaugurazione della nuova aula nel novembre del 1918.

Nel corso degli anni, i ventagli assunsero una fattura sempre più ricercata. Alcuni dei giornalisti con abilità o velleità artistiche cominciarono a disegnarlo e colorarlo. Tra i più celebri, ci fu il ventaglio che il 19 giugno del 1912 venne consegnato al presidente Giuseppe Marcora, della sinistra radicale, e che intendeva celebrare la vittoria militare dell’esercito italiano nella guerra che stava combattendo in quel periodo contro l’Impero Ottomano, in Libia.

Fu disegnato dal cronista Carlo Montani, giornalista satirico, vignettista e pittore di una certa fama: era decorato con un’immagine dei giornalisti parlamentari schierati sulla spiaggia libica con Marcora che li passava in rassegna, in sella a un cammello e in divisa da garibaldino, in ricordo della sua partecipazione alla “Spedizione dei Mille”. Marcora, colpito dalla pregevolezza del ventaglio e divertito dall’immagine, ruppe il protocollo salendo in tribuna stampa per ringraziare personalmente i cronisti. E da allora la consegna del ventaglio è diventata una cerimonia a tutti gli effetti, che prevede un incontro più o meno formale del presidente della Camera coi cronisti.

Ignazio La Russa riceve il ventaglio nella cerimonia del Senato, il 26 luglio 2023 (Roberto Monaldo/LaPresse)

In tempi più recenti, invece, si è affermata la prassi di far realizzare i ventagli ad artisti o ad allievi di scuole d’arte: l’Associazione della stampa parlamentare, il cui presidente consegna fisicamente i ventagli ai presidenti delle camere e della Repubblica, indice ogni anno dei bandi di concorso aperti a tutti gli studenti e le studenti delle accademie italiane.