La scomparsa degli avvoltoi in India ha causato la morte di centinaia di migliaia di persone
Negli anni Duemila un farmaco somministrato al bestiame ne decimò la popolazione, che era fondamentale per il contenimento delle malattie
All’inizio degli anni Novanta in alcune regioni dell’India ci fu una moria improvvisa di avvoltoi di cui, per almeno dieci anni, non si riuscì a capire la causa. Solo nel 2004 alcuni ricercatori la collegarono all’uso di un antinfiammatorio sul bestiame negli allevamenti. Nutrendosi delle carcasse degli animali, gli avvoltoi assumevano indirettamente il medicinale, il diclofenac, che causava loro un’insufficienza renale letale.
Quella che allora sembrò una questione relativa solo agli avvoltoi ha avuto in realtà conseguenze molto gravi anche sulla popolazione indiana che vive nelle aree interessate dalla moria di questi uccelli: secondo uno studio pubblicato sull’American Economic Review, a causa della scomparsa degli avvoltoi dal 2000 al 2005 sono morte circa centomila persone in più all’anno.
Nello studio, che si intitola I costi sociali del collasso delle specie chiave: prove dal declino degli avvoltoi in India, Eyal Frank, professore associato di Economia ambientale dell’Università di Chicago, e Anant Sudarshan, professore associato del dipartimento di Economia dell’Università di Warwick, hanno collegato la scomparsa degli avvoltoi all’aumento di malattie e infezioni di vario genere. Questi uccelli sono infatti considerati degli “spazzini”: nutrendosi delle carcasse degli animali evitano che queste rimangano per molto tempo all’aria a decomporsi e possano diffondere malattie o infettare l’acqua.
Con la scomparsa degli avvoltoi sono aumentate invece altre specie, come i cani randagi e i ratti, che diffondono la rabbia — una malattia che gli animali attaccano all’essere umano tramite la saliva e che è mortale se non curata tempestivamente o prevenuta — e che quindi hanno causato un maggior numero di morti rispetto alla media.
Come scrive BBC News, Frank e Sudarshan hanno fatto un confronto tra la mortalità nei distretti dove un tempo c’erano gli avvoltoi e in quelli dove invece storicamente ce n’erano meno, calcolando anche il numero di vaccini antirabbici somministrati alla popolazione locale, il numero di cani randagi presenti e i livelli di agenti patogeni rilevati nella rete idrica. La stima che ne hanno ricavato è che tra il 2000 e il 2005 siano morte centomila persone in più all’anno, e che il costo economico associato alle morti premature sia stato di 69 miliardi di dollari all’anno.
Nello studio si specifica però che le statistiche sulle morti in India non sono sempre precise e che quindi può esserci un ampio margine di errore. I ricercatori hanno scoperto inoltre che l’effetto era maggiore nelle aree urbane con grandi allevamenti, dove sono presenti molte carcasse di animali.
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Il declino degli avvoltoi in India, secondo Frank e Sudarshan, è stato il più veloce mai registrato per una specie di uccelli e il secondo per entità dopo quello del piccione viaggiatore negli Stati Uniti. Dal 2006 l’uso del diclofenac fu vietato sul bestiame e la popolazione di avvoltoi ha lentamente iniziato a riprendersi, ma alcune specie hanno subito delle perdite troppo gravi, anche del 90-98 per cento, e prima che possano crescere servirà ancora del tempo.
Gli avvoltoi infatti non cominciano a riprodursi prima di aver compiuto cinque o sei anni e depongono un solo uovo all’anno: per questo l’aumento naturale della popolazione è molto lento. L’uso degli antibiotici sul bestiame è ancora considerato pericoloso per la popolazione di questi uccelli e i provvedimenti presi per aumentarne il numero non sono ancora sufficienti.