Forse Orbán ha fatto un altro favore a Putin

Le istituzioni europee temono che il nuovo visto agevolato introdotto dall'Ungheria per i cittadini russi possa facilitare lo spionaggio della Russia in Europa

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán con il presidente russo Vladimir Putin, a Mosca il 5 luglio
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán con il presidente russo Vladimir Putin, a Mosca il 5 luglio (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
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Il governo ungherese, che è il più filorusso tra quelli dei paesi dell’Unione Europea, ha esteso ai cittadini russi e bielorussi la possibilità di chiedere un permesso agevolato per l’ingresso in Ungheria. Questa decisione ha fatto preoccupare diverse persone nelle istituzioni europee: Manfred Weber, presidente del Partito Popolare Europeo (che ha il maggior numero di seggi al Parlamento Europeo), ha detto che i permessi ungheresi sono un problema «per la sicurezza nazionale» degli stati europei, perché potrebbero favorire «le attività di spionaggio» della Russia.

Weber ha scritto una lettera a Charles Michel, il presidente del Consiglio Europeo (l’organo che rappresenta i governi dei 27 stati dell’Unione), per denunciare questo rischio. Quando la lettera è stata diffusa dai media, anche la Commissione Europea (l’organo esecutivo dell’Unione) ha chiesto chiarimenti al primo ministro ungherese Viktor Orbán. Nelle ultime settimane Orbán aveva già creato scompiglio per le sue iniziative diplomatiche non autorizzate e la Commissione aveva deciso di boicottare parzialmente il turno ungherese alla presidenza dell’Unione Europea, che finirà a dicembre.

La misura contestata si chiama «carta nazionale». È stata introdotta da poco ed è un permesso che consente di vivere e lavorare in Ungheria per un massimo di due anni. La carta nazionale è più facile e veloce da ottenere rispetto al normale visto. Prima era riservata a cittadini di Ucraina e Moldavia, e a quelli di stati dei Balcani che non fanno parte dell’area Schengen, la zona di libera circolazione che coinvolge la maggior parte dei paesi europei.

Anche se il permesso di residenza è valido solo in Ungheria, consente di visitare per 90 giorni senza un visto gli altri 28 paesi dell’area Schengen, cioè tutti quelli dell’Unione Europea tranne Irlanda e Cipro, più Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein. Gli altri paesi possono comunque negare l’ingresso a chi ha la carta nazionale per ragioni di sicurezza.

Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, ai cittadini russi non è stato vietato di viaggiare nell’area Schengen, ma sono aumentati sia i controlli che la percentuale di richieste respinte: nel 2021 erano il 3,2 per cento del totale, l’anno scorso sono state il 10,6 per cento.

L’Ungheria ha diversi precedenti di infiltrazioni russe. Per esempio, si è scoperto che negli scorsi anni Andrey Naryshkin, figlio del capo del servizio estero dell’intelligence militare russa (SVR), aveva abitato a casa di un imprenditore amico del capo di gabinetto di Orbán. Anche per questo, un permesso che dà a cittadini di Russia e Bielorussia, due regimi ostili all’Unione Europea, la possibilità di muoversi all’interno dell’Unione potrebbe effettivamente favorire lo spionaggio. Le istituzioni europee temono insomma che i servizi segreti russi possano cercare di far passare i loro agenti tra i 65mila beneficiari del permesso che il governo ungherese prevede ci saranno nel 2024.

L'ambasciata russa a Vienna dove, come in quella di Budapest, sarebbero stati spostati gli agenti sotto copertura espulsi dagli altri paesi europei

L’ambasciata russa a Vienna dove, come in quella di Budapest, sarebbero stati spostati gli agenti sotto copertura espulsi dagli altri paesi europei (AP Photo/Ronald Zak)

Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, diverse inchieste giornalistiche hanno segnalato un incremento del personale diplomatico russo in Ungheria, dove il governo di Orbán è vicino a quello del presidente russo Vladimir Putin al punto da aver ostacolato a più riprese le sanzioni dell’Unione Europea. Questo aumento, di un terzo dell’organico, sarebbe dovuto anche al trasferimento a Budapest degli addetti espulsi da altri paesi europei perché ritenuti spie. Nel 2022 il personale dell’ambasciata in Ungheria ha superato i 56 diplomatici: è un numero assai più alto di quello registrato in paesi simili o più grandi, per esempio la Russia ne ha sei a Praga e tredici a Varsavia.

È piuttosto comune che gli agenti segreti, anche quelli dei paesi occidentali, operino sotto una copertura diplomatica. Secondo le inchieste, agli agenti russi non interessa particolarmente spiare l’Ungheria, che li ospita (anche se lo hanno fatto per anni). È invece probabile che il paese venga usato come «centro logistico regionale» per condurre poi operazioni all’estero. Negli ultimi due anni in diversi paesi europei ci sono stati sabotaggi o tentati sabotaggi che secondo le autorità sono riconducibili alla Russia, che spesso li ha appaltati a gruppi criminali.

Il post con cui il portavoce del governo ungherese ha risposto alle critiche sul nuovo permesso

Una strategia simile ha riguardato l’Austria. La sua capitale, Vienna, viene spesso definita dai giornali “un nido di spie”, una formula dei tempi della Guerra fredda. Questa reputazione si deve al fatto che l’Austria è rimasta neutrale e ha una legislazione particolare, che il governo uscente non è riuscito a cambiare: è illegale solo lo spionaggio ai danni dell’Austria, mentre è consentito quello rivolto agli altri paesi o alle organizzazioni internazionali. Anche qui nel 2022 il personale dell’ambasciata russa era aumentato (si è poi ridotto l’anno scorso): secondo fonti d’intelligence dei media, un centinaio dei 258 addetti erano in realtà agenti sotto copertura.

Per questa ragione, a giugno i ministri degli Esteri di otto paesi dell’Unione Europea hanno chiesto di non consentire più ai diplomatici russi di spostarsi fuori dal paese dove sono accreditati. La richiesta è stata fatta dai governi di Repubblica Ceca, Danimarca, Paesi Bassi, Polonia, Romania e delle tre repubbliche baltiche, Lituania, Lettonia ed Estonia. Per quanto riguarda il nuovo permesso ungherese, le istituzioni europee hanno pochi strumenti: i permessi lavorativi sono competenza degli stati membri, ma in teoria la Commissione Europea potrebbe sospendere un paese dall’area Schengen: finora non è mai stato fatto.

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