Sono stati revocati gli arresti domiciliari per l’ex presidente della Liguria Giovanni Toti 

Pochi giorni dopo le sue dimissioni, con cui secondo la procura è venuto meno il rischio di reiterazione del reato

Toti nella sua abitazione di Ameglia, La Spezia, accompagnato da un assessore una collaboratrice, 1 agosto 2024 (ANSA/LUCA ZENNARO)
Toti nella sua abitazione di Ameglia, La Spezia, accompagnato da un assessore una collaboratrice, 1 agosto 2024 (ANSA/LUCA ZENNARO)
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Giovedì la giudice per le indagini preliminari (GIP) del tribunale di Genova, Paola Faggioni, ha revocato gli arresti domiciliari per l’ex presidente della Liguria Giovanni Toti, arrestato lo scorso 7 maggio perché accusato di corruzione. Toti era agli arresti domiciliari da allora, e si era dimesso da presidente della Liguria lo scorso 26 luglio.

La richiesta di revoca degli arresti domiciliari era stata presentata dall’avvocato di Toti, Stefano Savi, ed è stata accolta dalla GIP dopo il parere favorevole espresso dalla procura, secondo cui il rischio di reiterazione del reato era venuto meno con le dimissioni di Toti dal proprio incarico.

L’avvocato di Toti aveva già chiesto la revoca degli arresti domiciliari al tribunale del Riesame, che si occupa dei ricorsi contro le misure cautelari: il tribunale le aveva però respinte. Toti aveva iniziato a valutare più seriamente le dimissioni da allora: non solo per ragioni politiche, ma anche perché con le dimissioni avrebbe avuto maggiori possibilità di veder revocare gli arresti domiciliari, come infine è successo.

Secondo la procura di Genova, Toti avrebbe ricevuto tangenti in cambio di favori, in particolare la concessione di spazi del porto di Genova all’azienda di servizi portuali dell’imprenditore Aldo Spinelli. Insieme a Toti, lo scorso maggio, erano state arrestate anche altre persone, tra cui lo stesso Spinelli e Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’autorità portuale che gestisce il porto di Genova. Toti da allora ha sempre respinto le accuse e sostenuto di aver agito in modo trasparente.

I magistrati accusano Toti di aver accettato finanziamenti per 74.100 euro (40mila nel dicembre del 2021, 30mila nel 2022, 4.100 nel 2023) attraverso il suo comitato elettorale a fronte di diversi impegni. Il più rilevante riguarda il rinnovo per 30 anni della concessione del terminal chiamato Rinfuse (i terminal sono le aree del porto concesse alle aziende per gestire l’arrivo e la spedizione delle merci) a un’azienda partecipata dal gruppo Spinelli. La pratica di rinnovo era bloccata dall’Autorità di sistema portuale del mar ligure occidentale.

Nell’indagine è stato coinvolto anche il capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani, che secondo la procura avrebbe accettato un finanziamento da Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, per il pagamento di alcuni spazi pubblicitari destinati alla campagna elettorale. Moncada avrebbe pagato la pubblicità elettorale in cambio dell’impegno di sbloccare due pratiche per l’apertura di due punti vendita a Sestri Ponente e Savona ferme negli uffici della Regione Liguria.