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  • Giovedì 1 agosto 2024

Perché nella marcia è importante anche “marciare bene”

Un ripasso delle regole di uno sport in cui bisogna arrivare primi, ma in cui andare semplicemente più veloci degli altri non basta

(Adam Pretty/Getty Images)
(Adam Pretty/Getty Images)
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Nella mattina di giovedì 1 agosto ci sono le due gare individuali della 20 chilometri di marcia alle Olimpiadi, alle 7:30 quella maschile e alle 9:20 quella femminile: l’Italia è campione olimpica in carica di entrambe, con Massimo Stano e Antonella Palmisano, e tutti e due sono in gara a Parigi per provare a ripetersi. Il 7 agosto alle 7:30 ci sarà invece la staffetta mista, una nuova specialità introdotta per queste Olimpiadi, in cui un marciatore e una marciatrice gareggiano a turno su un percorso della lunghezza della maratona (42 chilometri e 195 metri: fanno due frazioni da circa 10 chilometri e mezzo a testa, alternandosi). Non ci sarà più invece la 50 chilometri di marcia maschile.

La marcia è una disciplina che fa parte dell’atletica leggera e sostanzialmente consiste in una camminata veloce; invece di correre, come ci si aspetterebbe in una gara in cui l’obiettivo è arrivare prima degli altri, atlete e atleti camminano con un gesto atletico apparentemente innaturale, ancheggiando molto e muovendo le gambe con un ritmo costante e cadenzato, in un modo che risulta fluido e armonico visto da fuori.

Ci sono due regole fondamentali da seguire per i marciatori: la prima è che devono sempre mantenere il contatto con il terreno, quindi quando stanno per sollevare un piede devono già aver appoggiato l’altro. La seconda è che il ginocchio della gamba che avanza deve essere esteso quando il piede tocca per la prima volta il terreno e rimanere esteso fino a quando la gamba è passata oltre la verticale del tronco.

Per rispettare le regole e allo stesso tempo muoversi il più velocemente possibile, i marciatori usano una tecnica in cui ruotano i fianchi e sembrano quasi “lanciare” le gambe in avanti, aiutandosi anche con il movimento alternato delle braccia. E quando stanno per staccare dal terreno la punta del piede posteriore hanno già appoggiato il tacco di quello che avanza: è il modo migliore per massimizzare la velocità di marcia ed è il motivo per cui i marciatori sono anche chiamati “specialisti del tacco e punta”.

Meglio farlo spiegare direttamente a una campionessa olimpica forse

Tutte queste regole fanno sì che nella marcia non basti solo essere più veloci degli avversari: bisogna anche marciare bene. È un concetto che si sente ripetere spesso dagli atleti, che tengono tantissimo alla propria tecnica di marcia, ci lavorano moltissimo e ci stanno molto attenti durante le gare, anche perché se non eseguono bene i movimenti vengono squalificati.

Il modo in cui le eventuali irregolarità vengono verificate è particolare almeno quanto la tecnica di marcia: ci sono nove giudici disposti lungo il percorso (che è un circuito, e ripassa quindi negli stessi punti) che in tempo reale e a occhio nudo, senza l’aiuto di replay o altre immagini, valutano il modo di marciare degli atleti e possono decidere se sanzionarli.

Le sanzioni sono di due tipi: il cartellino giallo, che è solo un avvertimento, e il rosso, che invece è una cosiddetta “proposta di squalifica”: se riceve tre proposte, il marciatore viene sanzionato con due minuti di penalità; alla quarta viene squalificato. Un giudice però non può dare più di una proposta di squalifica allo stesso atleta, quindi occorrono tre cartellini rossi da tre giudici diversi per essere squalificati.