Una statua dell'ex presidente venezuelano Hugo Chávez abbattuta a Valencia, in Venezuela, 31 luglio 2024 (AP Photo/Jacinto Oliveros)

Le statue di Hugo Chávez abbattute in Venezuela nelle proteste antiregime

Il predecessore del presidente Maduro, morto nel 2013, è il simbolo del regime socialista del paese, che ha perso buona parte della sua popolarità

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Durante le proteste in corso da giorni contro i probabili brogli alle elezioni di domenica scorsa, in Venezuela i manifestanti hanno abbattuto alcune statue dell’ex presidente Hugo Chávez, il fondatore dell’attuale regime socialista guidato in maniera autoritaria Nicolás Maduro. Non è la prima volta che le statue di Chávez sono abbattute durante proteste antigovernative in Venezuela (era già successo nel 2017 e nel 2019), ma è notevole in questi giorni il numero (almeno cinque, in tutto il paese) nel giro di poco tempo.

Il fatto che siano state abbattute statue di Chávez, poi, è dal punto di vista simbolico un forte segnale di malcontento: Chávez, che fu presidente dal 1999 al 2013, l’anno della sua morte (eccetto una breve parentesi nel 2002) è stato a lungo una figura generalmente amata e rispettata dalla popolazione venezuelana, benché controversa. Poco prima di morire nominò come suo successore l’allora vicepresidente Maduro, che da quel momento governa il paese in modo autoritario e ha portato il Venezuela a una feroce crisi economica. Maduro si descrive tuttora come «figlio di Chávez», tanto che è a lui che aveva promesso di dedicare la vittoria alle ultime elezioni, ottenuta con ogni probabilità grazie a brogli.

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Domenica sera il Consiglio elettorale del Venezuela, un organo controllato dal governo, aveva assegnato la vittoria al presidente Maduro, ma lo aveva fatto quando mancava da scrutinare ancora il 20 per cento dei voti. Per questo, e anche perché sulla base delle stime dell’opposizione avrebbe ampiamente vinto l’avversario di Maduro, Edmundo González Urrutia, da lunedì migliaia di persone si sono unite alle proteste. Secondo queste stime (in linea con i sondaggi indipendenti condotti prima delle elezioni), González avrebbe preso il 70 per cento dei voti.

La decisione di attaccare le statue non è stata presa dai leader dell’opposizione, che lunedì avevano invitato i propri sostenitori a radunarsi in modo pacifico: sembra che sia nata in modo spontaneo tra i manifestanti. Secondo i media locali le statue abbattute si trovano in cinque dei 23 stati del paese: Aragua, Carabobo, Falcón, Guárico e La Guaira. Un altro dato notevole è che in molti di questi luoghi, fino a non molto tempo fa, la figura di Chávez e il chavismo erano considerati ancora molto popolari.

Per esempio nello stato costiero di La Guaira c’è un governo chavista dal 1998. Proprio nel suo capoluogo, l’omonima cittadina di La Guaira, non lontano dalla capitale Caracas, è stata abbattuta una statua da oltre 3 metri e mezzo che era stata fatta erigere da Maduro nel 2017. Una volta abbattuta, i manifestanti le hanno dato fuoco.

Negli ultimi giorni il regime di Maduro ha represso le proteste con la forza: secondo la ong locale Foro Penal, che ha confrontato i dati con gli ospedali del paese, finora la polizia e l’esercito hanno ucciso 16 manifestanti. Ci sono stati poi decine di feriti e centinaia di arresti.

La piazza dove si erigeva la statua di Hugo Chávez, abbattuta dai manifestanti a La Guaira, in Venezuela (AP Photo/Matias Delacroix)

A Caracas la maggior parte dei negozi ha chiuso, gli uffici sono quasi vuoti e il trasporto pubblico è stato ridotto al minimo. Maduro ha invitato i suoi sostenitori a scendere in piazza al fianco delle forze dell’ordine, alle quali si sono uniti i “colectivos”, gruppi paramilitari a cui Chávez si appoggiò per mantenere l’ordine nei quartieri popolari, e che ora sostengono Maduro.

Il leader dell’opposizione González ha esortato le forze dell’ordine e l’esercito a non usare la forza contro i manifestanti: «Sapete cosa è accaduto domenica, rispettate il vostro giuramento. La costituzione è al di sopra di tutti noi», ha detto.

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