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  • Mercoledì 31 luglio 2024

È stato ucciso Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas

Secondo il gruppo radicale palestinese è morto in un attacco aereo israeliano compiuto mentre si trovava a Teheran, in Iran

Ismail Haniyeh a Gaza City nel 2013 (REUTERS/Mohammed Salem)
Ismail Haniyeh a Gaza City nel 2013 (REUTERS/Mohammed Salem)
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Hamas ha detto che il suo capo politico, Ismail Haniyeh, è stato ucciso a Teheran, in Iran, in un attacco aereo compiuto dalle forze armate israeliane. Israele per ora non ha fatto comunicazioni sull’attacco.

Haniyeh aveva 62 anni e viveva fuori dalla Striscia di Gaza dal 2017, il momento della sua nomina a capo politico del gruppo: viveva principalmente in Qatar, da cui coordinava le attività politiche e diplomatiche di Hamas. Nella notte tra martedì e mercoledì, quando è stato ucciso, si trovava in Iran per partecipare alla cerimonia d’insediamento del presidente Massoud Pezeshkian, eletto all’inizio del mese. L’agenzia di stampa iraniana Fars, vicina alle Guardie rivoluzionarie, la forza militare più potente del paese, ha detto che Haniyeh è stato ucciso intorno alle 2 locali (poco dopo la mezzanotte italiana) da un missile. Mercoledì mattina la Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei, la più importante figura politica e religiosa dell’Iran, ha commentato l’uccisione di Haniyeh dicendo che «Israele ha fornito motivi per ricevere una dura punizione. Vendicare l’uccisione di Haniyeh ora è il dovere di Teheran».

Haniyeh, oltre che capo politico di Hamas, in questi mesi era stato anche il più importante negoziatore palestinese nelle trattative per un cessate il fuoco che si sono tenute in numerose sessioni soprattutto tra Egitto e Qatar. Haniyeh – che essendo un leader politico e non militare era ritenuto meno a rischio di un assassinio mirato – aveva anche partecipato ai negoziati di persona. I negoziati erano ripresi proprio in questi giorni, ma non è chiaro adesso quando potranno proseguire, e in che modo.

L’incarico formale di Haniyeh era quello di capo del Politburo di Hamas, il consiglio di 15 membri che prende le decisioni politiche all’interno del gruppo radicale, e che ha sede in Qatar. Formalmente è l’organo più importante di tutta l’organizzazione, anche se la sua lontananza dalla Striscia di Gaza, dove Hamas governava, e dalla Cisgiordania, dove opera quotidianamente, rendeva la sua influenza tutto sommato limitata, e non sempre è chiaro chi prendesse le decisioni più importanti dentro al gruppo. Per esempio non è ancora chiaro quanto Haniyeh avesse partecipato all’organizzazione e all’ideazione degli attacchi del 7 ottobre 2023 contro i civili israeliani.

Nonostante la sua retorica molto dura, anche a causa del fatto che la sua autorità era lontana dai luoghi in cui Hamas opera quotidianamente, Haniyeh era considerato dai leader di diversi paesi un interlocutore relativamente più pragmatico e moderato rispetto ai leader dell’ala armata di Hamas, che governa dentro alla Striscia di Gaza e che ha pianificato l’attacco contro i civili israeliani del 7 ottobre.

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Haniyeh è stato una delle figure principali di Hamas negli ultimi trent’anni. Nacque nel 1962 nel campo profughi di Shati, nella Striscia di Gaza, dove andò anche all’università, e si unì ad Hamas quando il gruppo fu fondato ufficialmente nel 1987 durante la prima Intifada, un periodo di proteste di massa, boicottaggi e azioni violente della popolazione palestinese contro l’occupazione israeliana.

Ismail Haniyeh nel 2014

Ismail Haniyeh nel 2014 (AP Photo/Hatem Moussa)

Negli anni successivi Haniyeh si avvicinò molto al fondatore dell’organizzazione, Ahmed Yassin, di cui divenne il segretario personale. Yassin e la famiglia di Haniyeh venivano entrambi da Al Jura, una località palestinese a nord della Striscia di Gaza i cui abitanti furono espulsi dall’esercito israeliano nel 1949, alla fine della prima guerra fra Israele e i paesi arabi, in quella che i palestinesi e il mondo arabo chiamano nakba, la “catastrofe”.

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Nel 2004 Yassin fu ucciso in un attacco mirato dall’esercito israeliano. Dopo la sua morte, Haniyeh si rivolse alle persone che si accalcavano davanti all’ospedale al Shifa di Gaza e disse: «Non dovete piangere. Dovete essere risoluti, dovete essere pronti per la vendetta».

Poco dopo, nel 2006, Haniyeh fu nominato capo di Hamas nella Striscia di Gaza. In quell’anno divenne primo ministro dopo che il gruppo vinse le elezioni per eleggere il Consiglio legislativo palestinese (il parlamento della Palestina), tenute in seguito al ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza. Il governo crollò poco dopo, e a Gaza cominciò una lotta violenta tra Hamas e Fatah, la fazione palestinese più moderata che governa la Cisgiordania, e che portò all’espulsione di Fatah dalla Striscia. Da allora nella Striscia di Gaza non ci sono più state elezioni.

Haniyeh rimase capo di Hamas a Gaza fino al 2017, quando lasciò la Striscia per assumere il ruolo di capo del Politburo (l’organizzazione di Hamas prevede che il capo del Politburo, che ha un ruolo politico e diplomatico, risieda fuori dalla Striscia, per rendere meno complicati i viaggi internazionali). Dentro alla Striscia di Gaza gli succedette Yahya Sinwar, che Israele considera uno dei principali responsabili dell’attacco del 7 ottobre

Haniyeh e Yahya Sinwar, con il cappellino, nel 2017

Haniyeh e Yahya Sinwar, con il cappellino, nel 2017 (AP Photo/ Khalil Hamra)

In questi anni Haniyeh ha avuto un ruolo importante nella strutturazione di Hamas e nell’accrescere le sue capacità di combattimento, specialmente grazie all’alleanza con l’Iran, che sostiene politicamente e militarmente il gruppo.

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Lo scorso 10 aprile tre dei 13 figli di Haniyeh erano stati uccisi nella Striscia di Gaza da un attacco israeliano, che ha colpito un’auto in cui stavano viaggiando. Israele aveva detto che i tre figli erano combattenti di Hamas, cosa che Haniyeh ha negato. Quando gli era stato chiesto se la loro uccisione avrebbe avuto un impatto sui negoziati per raggiungere una tregua lui aveva risposto che «gli interessi del popolo palestinese hanno la precedenza su tutto».