In Giappone non c’è abbastanza carburante per gli aerei
C'entrano l'aumento dei turisti e il fatto che negli ultimi anni diverse raffinerie hanno limitato la loro produzione o hanno chiuso, per via della diminuzione della domanda
Da un paio di mesi gli aeroporti giapponesi stanno avendo diverse difficoltà per via di una grave carenza di carburante per gli aerei: è un problema legato a vari fattori, tra cui l’aumento dei turisti e la chiusura di diverse raffinerie del paese. A maggio tre voli internazionali in partenza da Hiroshima avevano avuto ritardi causa della mancata consegna in tempo del carburante. Poi, a fine giugno, sei compagnie aeree internazionali avevano deciso di rivedere i loro piani, che prevedevano di aggiungere 57 voli settimanali per l’aeroporto internazionale di Narita, a Tokyo, il più importante del paese.
Altre ancora avevano deciso di ridurre il numero di posti riservati ai passeggeri per assicurarsi di trasportare il carburante necessario per il volo di ritorno. Due settimane fa la Narita International Airport Corp., la società che gestisce l’aeroporto di Narita, aveva annunciato che, per la prima volta nella storia, inizierà importare carburante da altri paesi.
La scarsità di carburante è connessa all’eccezionale aumento di turisti dall’estero. Il fenomeno è iniziato diverso tempo fa: dal 2011 al 2019 il numero di visitatori era aumentato in modo costante, poi la crescita si era interrotta a partire dal 2020 a causa delle restrizioni imposte per la pandemia da COVID.
Con 25 milioni di visitatori, lo scorso anno è stato quello con più turisti dal 2019, e il governo ha stimato che, nel 2024, il paese sarà visitato complessivamente da 35 milioni di persone. I viaggi verso il Giappone sono aumentati così tanto anche perché i turisti stanno approfittando della recessione dell’economia giapponese e del calo che ha interessato lo yen, che negli ultimi mesi ha perso molto valore rispetto alle altre monete. Questa congiuntura economica favorevole ha provocato un aumento della domanda di voli charter verso gli aeroporti giapponesi, e ha costretto le compagnie aeree a richiedere forniture di carburante senza molto preavviso.
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Oltre all’afflusso di turisti senza precedenti, le interruzioni nella catena di fornitura del carburante sono state aggravate da altri fattori. Per esempio, negli ultimi dieci anni diverse raffinerie di petrolio giapponesi hanno ridotto la loro capacità produttiva o hanno chiuso a causa di un forte calo della domanda interna, provocato da un lato dall’invecchiamento della popolazione, dall’altro dallo sviluppo di auto a basso consumo di carburante.
Per risolvere il problema, lo scorso 19 luglio il governo aveva autorizzato le raffinerie ad aumentare la loro capacità produttiva, annunciando un aumento dell’importazione di cherosene dall’estero. Il ministero dell’Economia giapponese aveva inoltre annunciato l’introduzione di navi cargo più grandi, e quindi in grado di trasportare più carburante.
Ma la difficoltà di rifornire di carburante gli aeroporti nazionali è legata anche alle nuove leggi sul lavoro approvate ad aprile, che hanno imposto dei limiti più severi al lavoro straordinario degli autotrasportatori e dei trasportatori marittimi, allungando moltissimo i tempi di consegna. Alla ridotta capacità di raffinazione e agli ostacoli logistici si è aggiunto un altro problema, ossia la carenza di personale qualificato per il trasporto di carburante.
«Non ci sono persone in grado di gestire e trasportare questi combustibili», ha detto Yutaka Miki, consulente del Japan Research Institute, in un’intervista a Bloomberg. Secondo Miki, il governo non potrà limitarsi semplicemente a incentivare delle nuove assunzioni: per gestire il trasporto del carburante servono infatti delle apposite licenze, e per ottenerle bisogna seguire dei corsi di formazione abbastanza lunghi.
Miki ha aggiunto che i principali aeroporti giapponesi, come Narita e Haneda, potrebbero risolvere il problema in tempi relativamente brevi, perché hanno più personale qualificato e servono un numero maggiore di viaggiatori, mentre quelli più piccoli avranno maggiori difficoltà, anche per via della loro distanza dalle raffinerie.